I lavori di manutenzione di Ponte Flaminio stanno per concludersi: smontate le gradinate in marmo si è provveduto alla impermeabilizzazione delle superfici calpestabili ed ora si stanno chiudendo buchi e fessure. Contemporaneamente è iniziata l’opera di pulizia che dovrebbe riportare i marmi all’antico splendore cancellando per sempre (si spera) i disperati messaggi amorosi che li imbrattano.
Per aumentare la sicurezza degli automobilisti è stato tolto il basso guard-rail è al suo posto sono state montate delle barriere tipo “new-jersey” di cemento bianco, sicuramente più efficaci ma decisamente brutte.
Non vorremmo apparire come dei bastian contrari a cui non va mai bene niente e che criticano, “a prescindere”, ogni intervento dell’Amministrazione Capitolina: su Ponte Flaminio è stato fatto un ottimo lavoro e l’applicazione della barriere (come per Viale Tor di Quinto) risulta essere una misura del tutto necessaria.
I “new-jersey”, a differenza dei guard-rails, impediscono ad un auto che sbanda in velocità di saltare la corsia e sono pertanto indispensabili; però….
Ponte Flaminio, se non il più bello, è sicuramente il più imponente dei ponti di Roma; destinato ad accogliere parte del traffico che si riversava su Ponte Milvio fu pensato come qualcosa di grandioso in grado di lasciare a bocca aperta chi si accingeva ad entrare nella Capitale.
Il progetto fu affidato all’Ing. Brasini che con la consulenza dell’Ing. Giannelli progettò un’opera monumentale con gradinate, colonne, aquile e lanterne.
Il cedimento che si verificò agli inizi degli anni ’60 forse fu dovuto proprio alla sua imponenza.
Ponte Flaminio, amato o criticato (qualcuno lo ha paragonato al “più grande viale di accesso al più monumentale dei cimiteri”) ha subito, nel tempo, innumerevoli traversie: dai bombardamenti aerei ai cedimenti strutturali, dai graffiti dei writers alle scritte demenziali di giovani sedotti ed abbandonati, fino agli attuali “new-jersey”.
Non che gli sgangherati e ammaccati guard-rails, con contorno di vegetazione spontanea, fossero meglio ma questa barriera di cemento bianco al centro della carreggiata lascia storditi.
Basta andare sul web per trovare barriere di ogni tipo e colore in grado di armonizzarsi col contesto in cui vengono installate: verdine in stile “garden” per le autostrade, con ringhiera in metallo o con fioriere centrali, fino a quelle pensate da Mark Oberholzer con ventole eoliche in grado di sfruttare lo spostamento d’aria provocato dalle auto in corsa.
E senza andare troppo lontano basta andare in viale Cristoforo Colombo, dove sono presenti eleganti barriere con all’interno delle fioriere che danno un tocco di colore, di ambiente e di allegria al lungo vialone.
Insomma avremmo voluto qualcosa in grado di garantire sicurezza ma in stile con la magnificenza del ponte.
Chissà cosa ne avrebbe pensato l’architetto Brasini: prima l’affronto della mega insegna di un mega “store” a nascondere la facciata della sua amata villa ed ora questi anonimi massi di cemento ad imbruttire il suo ponte.
Francesco Gargaglia
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E’ quello che ho pensato queste mattine passando sul ponte.
Come dice il bravo Gargaglia si poteva realizzare un’opera che unisse l’utile all’estetico e invece si è preferito sistemare quel monolite in mezzo alla carreggiata che si, rispettera’ tutte le norme sulla sicurezza, ma è proprio brutto.
Sarebbe bastato prevedere una piccola fioriera per rendere tutto più…. piacevole.
inoltre non sono stati piu sostituiti gli enormi pini che sostavano prima e dopo il ponte nelle aiuole ne son rimasti solo un paio.
sembra un’autostrada dovevan mettere le pinate in mezzo come sulla cristoforo colombo come dovrebbero fare anche a corso francia che cosi è tristissimo
Forse sono scomparsi i vecchi Architetti! Ora con gli appalti in ribasso, e con bassi stipendi, a mala pena riusciamo a tappare “i buchi”! Ma non si riesce più a creare qualcosa di più piacevole alla vista? E’ come se nel colosseo, aprissero un Discount!
A causa di un errore del frettoloso Comune di Roma, i divisori sono stati collocati dai Lavori Pubblici, mentre, essendo il ponte un monumento di Roma, doveva occuparsene la Sovrintendenza ai Beni Culturali. Ora però quest’utlima sta effettuando sopralluoghi sul ponte per rimuovere gli orrendi divisori autostradali di cemento e per studiare una soluzione di integrazione col progretto del Brasini. In poche parole, presto i divisori saranno rimossi, per collocarvi qualcosa di altrettanto sicuro ed efficace, ma anche esteticamente valevole e coerente con l’architettura. Un progetto serio di riqualificazione, che non deturpi il monumento.
Perché non avete visto le fontane alla base delle pile del ponte al villaggio olimpico: piene di bottiglie di birra e siringhe stagnanti in acqua mefitica.
L’asfalto appena rifatto, come avrete notato, è già in deterioramento e dissestamento.
Vi consiglio di non farvi venire le ulcere per i nuovi divisori, di brutture intorno al ponte ce ne sono di più grandi e di più vecchie: il villaggio olimpico e il viadotto. Se questi due mostri venissero oculatamente ritoccati e resi meno orribili, ne riguadagnerebbe tutta la zona e soprattutto l’immagine del ponte.
Il villaggio olimpico è un quartiere strategico, centrato tra parioli, flaminio e ponte milvio, aperto e pieno di spazi verdi, collegato benissimo con i mezzi pubblici, con uno stadio e l’auditorium al suo interno, ma talmente tanto brutto esteticamente che poco ha da invidiare a Scampia.
Non ci dimentichiamo che di notte le frequentazioni cambiano e le scuole guida lasciano posto ai “parrucconi”…
Gentile Carletto, forse il Villaggio Olimpico può non piacere eppure fu realizzato da alcuni dei più bravi architetti dell’epoca (tra cui L. Moretti) e venne giudicato allora come il miglior quartiere popolare in Italia. Certo è un po’ datato ma continua a mantenere inalterato il suo fascino.
Quanto a brutture vicino al ponte io metterei al primo posto l’Auditorium!