L’ufficio stampa del Campidoglio ha annunciato che il sindaco Alemanno presenterà alla stampa la nuova Giunta martedì 19 luglio alle 12 nella Sala delle Bandiere del Campidoglio. Subito dopo, alle 15, si terrà la prima riunione della nuova compagine. Pare dunque essere ancora in alto mare la scelta fra quali uomini debbano uscire e quali donne possano entrare. E dall’associazione “Aspettare Stanca” spuntano tre nomi espressione del territorio e della società civile.
Tre nomi dalla società civile
Rosa Oliva, la presidente dell’Associazione “Aspettare Stanca” che dal 2006 monitora da un punto di vista di genere i risultati delle elezioni, commenta a VignaClaraBlog.it la sentenza del TAR Lazio che ha azzerato la Giunta Alemanno, giudicandolo “il segnale di una svolta verso la democrazia paritaria e la fine della solitudine dei numeri uno”.
“Lo Statuto della città non è un pezzo di carta, risponde ai principi della nostra Costituzione e va rispettato.- sostiene Rosa Oliva – I principi costituzionali, il Testo Unico dell’ordinamento degli enti locali, molti statuti comunali, compreso quello del Comune di Roma, assicurano la presenza di donne e uomini nelle giunte, negli organi dirigenziali e con la recente legge approvata con voto bipartisan dal parlamento, anche nelle Società a controllo pubblico”
“Le difficoltà incontrate dal sindaco Alemanno nella composizione della sua prima e seconda giunta e ora nella necessità di assicurare nuove presenze di donne a seguito della sentenza del TAR, mostrano chiaramente che le logiche spartitorie impediscono condizioni di pari opportunità tra uomini e donne e sono contro la meritocrazia.
Dove le donne competono in base al merito non ci sono problemi e lo dimostrano – continua Rosa Oliva – le 101 dirigenti del Comune di Roma alle quali lo stesso Alemanno si è richiamato, anche se lui finora ha nominato e affidato ben remunerate consulenze solo a uomini”.
Secondo l’associazione, che fa parte anche della più vasta Associazione Rete per la Parità, la strategia delle approssimazioni successive condannerebbe la Giunta di Roma Capitale ad una situazione di instabilità, estremamente dannosa per la città.
Soltanto una presa di responsabilità del Sindaco che abbandoni l’ottica spartitoria e antimeritocratica imposta dai partiti e rispetti il criterio della rappresentanza di genere per un rinnovo radicale della Giunta potrebbe farlo uscire da queste sabbie mobili.
“Donne competenti non mancano – aggiunge Rosa Oliva – i nomi da indicare potrebbero essere centinaia, basti pensare che l’Associazione Bellisario ha raccolto ben mille curriculum per le nomine di donne nei CDA”
Aspettare Stanca ha dunque deciso di lanciare la candidatura di tre nomi.
Si tratta di Liana Attorre, manager nel settore finanziario, Silvana Campisi, biologa e Giovanna Marchese Bellaroto, presidente di Assocommercio Romanord.
“Sono tre donne di alta professionalità, impegnate anche nel sociale, i cui meriti e competenze potrebbero essere una preziosa nuova linfa per Roma” conclude Rosa Oliva.
Quante le new entry in rosa?
Una proposta avvincente quella di Aspettare Stanca, sarà presa in considerazione? Perché una cosa è certa, Alemanno non potrà accontentarsi di aggiungere Rossella Sensi a, se confermata, Sveva Belviso.
Due rondini non fanno primavera, due assessori donne su dodici non soddisfano l’articolo 5 dello Statuto di Roma Capitale. Ne è certissima una delle ricorrenti, Monica Cirinnà, a cui il TAR ha dato ragione. “Una sola donna in più in Giunta non basta” se accade, un secondo ricorso è già pronto.
“Alemanno si faccia coraggio e nomini un numero giusto di donne perché due non sono sufficienti”. E le fa eco Maria Gemma Azuni, altra ricorrente: “Alemanno la smetta di andare avanti con approssimazioni prenda atto che il rispetto della rappresentanza di genere è un elemento fondante della democrazia”.
Fermentano i dissapori
Nel frattempo i consiglieri capitolini sono sul piede di guerra e si accavallano le riunioni delle diverse “correnti” (termine desueto ma pur sempre efficace) per consolidare le proprie proposte o formalizzare le proprie rimostranze al sindaco.
Secondo alcune indiscrezioni pervenute a VignaClaraBlog.it dal gruppo PdL capitolino, c’è chi sul “caso Sensi” non ne fa una questione di nome ma di metodo. La nomina ad assessore dell’ex presidente dell’as Roma, spuntata come un coniglio dal cilindro, è avvenuta ancor prima di decidere chi le dovrà cedere il posto e senza che fosse avvenuta alcuna consultazione con la maggioranza. Una situazione che ha messo in imbarazzo diversi consiglieri che, colti di sorpresa, non si riconoscono in questo “inusuale” metodo di lavoro.
E Sensi non raccoglie solo consensi
Dopo il secco no del Codacons il cui presidente, Carlo Rienzi, ha chiesto al sindaco di nominare all’interno della giunta solo “donne socialmente impegnate e che si siano battute per la difesa dei cittadini e la tutela dell’ambiente, abbandonando i criteri politici nella scelta dei nomi per far posto al reale interesse degli utenti” anche il popolo di facebook si mobilita.
In poche ore sono già oltre 500 gli iscritti al gruppo No a Rosella Sensi al Comune di Roma. “Una donna che ha portato al collasso un’azienda, una squadra di calcio, che non ha pagato i suoi debiti grazie all’aiuto bipartisan della politica è da interdire, non da promuovere al Comune” questo è lo slogan perentorio che campeggia sulla testata della pagina di facebook sulla quale in tanti in queste ore stanno aggiungendo salaci ed ironici commenti. E leggendoli si capisce che non si tratta di un problema calcistico.
Claudio Cafasso
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Ma Alemanno quando ammetterà di essere totalmente inadeguato al compito che assolve?? Una onesta ammissione di fallimento gli salverebbe la faccia.