Alzarsi dal proprio letto per andare a lavoro o a scuola è già di per sé sgradevole, se poi abiti a Labaro e sai che per farlo dovrai aspettare al freddo i mezzi romani e poi affrontare un viaggio tra autobus e treni lo è ancor di più. Così, una volta fuori casa, lo sguardo, oltre che assonnato, sarà anche accigliato se non arcigno. Ma a quest’ultimo stadio di solito si arriva una volta giunti alla stazione Flaminio.
La linea Atac 039, Saxa Rubra-Valbondione, parte mediamente ogni 15 minuti e accompagna alla stazione quegli abitanti di Labaro che hanno la fortuna di dover prendere il treno. Questo piccolo autobus, adatto ad accogliere 44 persone, si muove tra le vie del quartiere viaggiando, quasi ogni mattina, dietro gli operatori ecologici dell’Ama e arrivando puntualmente un minuto dopo la partenza del treno. Dentro questo micromondo si creano amicizie e solitudini, generazioni diverse si confrontano, nazionalità diverse si studiano.
Ma giunti alla stazione Labaro generazioni diverse e nazionalità diverse per qualche minuto si vedono accomunate da un cenno: voltarsi per controllare se in lontananza si vede il treno Viterbo-Roma, linea urbana, e poi… correre per non perderlo o rassegnarsi ad aspettare almeno altri 12 minuti prima del passaggio del successivo.
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E finalmente da dietro la curva spunta il treno urbano proveniente da Montebello. Ma il mondo delle ferrovie è un terreno dalle possibilità inesplorate e nel nostro caso questa tratta, la Montebello-Flaminio, potrebbe essere migliorata sotto ogni punto di vista per rendere il tragitto dei pendolari il più confortevole possibile.
In fondo prendere il treno non è solo un obbligo, per molti è una scelta consapevole, sebbene apparentemente masochista. Infatti guardando fuori dai finestrini si vedono le macchine incolonnate lungo la Flaminia e si pensa “Che fortuna questo trenino”, ma poi il gomito della persona che ti sta dietro si infila nella tua schiena e rimpiangi l’intimità della tua auto ecologicamente parcheggiata sotto casa.
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Un altro ostacolo alla piacevolezza del viaggio è l’orologio; un quarto d’ora da dedicare a se stessi, un quarto d’ora per leggere, pensare, rivedere degli appunti o scambiare due parole con un amico, tutto ciò a patto, però, di non controllare il tempo.
Scostare il polsino della giacca e fissare lo sguardo sul quel cerchio con le lancette può rompere ogni incanto. All’altezza della stazione Monte Antenne i minuti trascorsi sono già venti, mancano ancora due stazioni prima di Flaminio, la revisione degli appunti lascia spazio all’ansia di arrivare in ritardo.
Anche l’ambiente esterno e quello interno potrebbero cullare lo sguardo e i pensieri. Ma se volgi gli occhi per ammirare il paesaggio scopri che accanto a te corrono stazioni arrugginite (come fa stare in piedi la stazione Grottarossa?), o cumuli di rifiuti e sterpaglie incolte (leggi qui). Di certo non si è immersi in un ambiente bucolico che stimoli pensieri positivi.
All’interno del treno nel frattempo il viaggio potrebbe essere un momento intimo se non fosse per la calca che ti stringe e ti strizza o per quella ragazza che ascolta la musica presupponendo che i suoi gusti musicali siano universalmente condivisi, o per quella signora che incessantemente si lamenta del caldo e degli odori sgradevoli, ma come darle torto?
I treni urbani sono ormai vecchi, ma non è il loro essere vintage che disturba, anzi potrebbe diventare una peculiarità il viaggiare su vagoni vecchio stile, il problema è che la vecchiaia di questi mezzi è nello sporco che da anni vi si incrosta e nei conseguenti disagi olfattivi.
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Tutti sappiamo quanto questi mezzi siano sporchi, vecchi, sempre in ritardo, e quanto le stazioni siano insicure e decadenti, ma il treno è utile e comodo e per questo ci piacerebbe prenderne uno che risponda alle necessità e, perché no, anche alle frivolezze dei viaggiatori.
Francesca D’Angelo
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… poi arrivi alla stazione Flaminio. Siamo in troppi e con pazienza ti metti in fila per non spingere nessuno e con pazienza uscire nel piazzale per prendere la Metro A. Qualcuno peicolosamante attraversa il binario e cammina nel marciapiede proibito. Penso sempre che è una stazione pericolosa e inadeguata. Persone con qualche difficoltà non riescono a salir eo scendere dal treno. Ci hanno promesso due anni fa una nuova stazione in regola con le misure di sic urezza. Noi pazientemente aspettiamo e preghiamo la Madonna che ci guarda comprensiva dalla sua nicchia che non ci sia mai nessun incidente. Non vorremo ancoara denunciare i nuovi dirigenti dell’ATAC o il sindaco per promesse non mantenute. Per il voto c’è sempre tempo…
… e la stazione di Campi Sportivi è da una vita in fase di ristrutturazione. Quando riaprirà ? Tanto la usano gli studenti dell’Azzarita che arrivano dalle periferie…. possono farsi qualche chilometro a piedi, anche quando piove e fa freddo. Oppure quelli che vanno al moschea a pregare.. ma quelli sono altri e si devono adeguare….
……e chi tutte le mattine và da prima porta-labaro-roma e viceversa con il bus 200,ne vogliamo parlare dei disagi che procura questa linea?
…..cmq, secondo me, il Sindaco ha deciso di lasciare le vecchie locomotive per prevenire che se le rubino insieme al rame….. ; )
grande francesca, leggendoti mi sono rivista, un po’ di anni fa, quando riuscivo ogni tanto a sedermi e guardare fuori dal finestrino, venendo o andando a riano, sfilavano i campi di grano, di girasoli, i fagiani, gli aironi e le volpi, la gente riusciva a leggere più o meno tranquilla, mi sembrava un bel viaggio, quasi uno di quelli seri da un paradiso verso la grande città. Ma piano piano (ma neanche poi tanto) i tempi sono cambiati, la gente è aumentata ed è cambiata, le case hanno rubato spazio ai campi, le auto hanno richiesto strade sempre più larghe, i treni veloci hanno cambiato colore e sono diventati (se possibile) più veloci perché i tempi corrono sempre più veloci, e non riusciamo più a stargli dietro, ma il treno Roma-Viterbo, a quanto pare, imperterrito rimane sempre uguale, anzi peggiora. E a questo proposito quando viaggiavo, era una fine di anno e si “inaugurò” la stazione/capolinea Montebello, mi venne in mente di scrivere una piccola poesiola (premetto che non so scriverne) ma mi divertiva il contrasto e se vi va di leggerla la inserisco qui di seguito, fatemi sapere che ne pensate. Buon viaggio a tutti.
TRENO PASSA, TEMPO PASSA
Anno vecchio, treno nuovo.
Anno nuovo, treno vecchio.
Anno vecchio,
Montebello nuova ma vecchia, di dieci anni (e si vede).
Anno vecchio,
binari nuovi, con materiale vecchio.
Anno vecchio,
rame nuovo, quello vecchio l’hanno rubato.
Anno vecchio,
orari nuovi, appiccicati su quelli vecchi (non si sa mai).
Anno vecchio,
graffiti nuovi, sopra strati di vernici vecchie.
Anno vecchio,
baracche nuove, le vecchie sono state “bonificate”.
Anno vecchio,
ville nuove, su terre di contadini stanchi e vecchi.
Anno vecchio,
gente nuova, che invecchia aspettando il treno nuovo.
Anno vecchio, treno nuovo,
finché dura all’usura.