Un imprenditore romano, caduto nella rete degli usurai, il 14 luglio scorso è stato selvaggiamente malmenato e sequestrato in pieno giorno in zona Prati e poi rinchiuso in un appartamento sulla Cassia. L’uomo e’ riuscito a fuggire ed a denunciare gli strozzini: cinque le persone arrestate dalla polizia. La vicenda è stata resa nota questa mattina in una conferenza stampa presso la Questura.
Tre anni fa l’uomo, un imprenditore romano di 40 anni, trovandosi in grave difficoltà finanziarie, ricorre ad un gruppo di usurai e chiede un prestito di 50mila euro che diventano però oltre 200mila nel corso degli anni. Negli ultimi tempi l’uomo è con l’acqua alla gola e per convincerlo a pagare una rata di altri 5mila gli strozzini decidono di sequestrarlo.
Mercoledì 14 luglio lo sorprendono di primo pomeriggio in via Nicoteno, nel quartiere Prati. Viene aggredito, malmenato, poi trascinato in una macchina e rinchiuso in un appartamento di via Cassia, risultato di proprietà di uno dei rapitori, dove viene picchiato per ore ed ore.
Fortunatamente per la vittima ad assistere alla scena erano presenti diversi testimoni che chiamano subito il 113. Agli investigatori i testimoni riferiscono che l’uomo “gridava pietà e invocava i propri figli e la propria famiglia per convincere gli usurai a lasciarlo andare”. Scattano quindi le indagini e la storia di usura viene a galla.
Nel frattempo l’uomo riesce a fuggire dall’abitazione di via Cassia e viene convinto dalla Polizia a denunciare gli strozzini ed a collaborare nella stesura di una trappola. Chiede un appuntamento ai suoi rapitori a piazza Mazzini per consegnare i soldi richiestigli ma al rendez-vous sono presenti gli agenti del commissariato Prati che arrestano i tre estorsori presentatisi a riscuotere. Subito dopo la Polizia riesce a mettere le manette anche agli altri due componenti della banda.
Si tratta di Luigi Zannini, 45 anni e di Michele Dalfino, 70 anni, ambedue di Torre Annunziata, di Amedeo Taddei, 63 anni, Alessandro Bellicampi, 34 anni e Leonardo Sepielli, 56 anni, tutti e tre di Roma. Per loro le accuse sono di estorsione, usura e sequestro di persona.
Il fatto è stato definito “gravissimo” da Fabrizio Santori, presidente della commissione Sicurezza del Comune di Roma. In una nota dichiara infatti che il fenomeno dell’usura a Roma “è ancora più preoccupante specie in questo momento di crisi economica e, non a caso, colpisce e miete vittime non solo tra gli imprenditori e le imprese commerciali, ma anche tra le famiglie che subiscono la disoccupazione”.
Secondo Santori, nonostante la legge nazionale contro l’usura e l’istituzione del fondo nazionale, e malgrado l’apertura di sportelli per il sostegno alle vittime dell’usura da parte del Comune, la situazione a Roma ancora non è cambiata qualitativamente. ” Il fondo previsto dalla legge, infatti, non viene erogato con sufficiente celerità per consentire alla vittima di liberarsi dalla morsa dei suoi sfruttatori, e gli sportelli non possono andare oltre il sostegno psicologico e morale, che seppure preziosi, non sono però risolutivi. E’ decisivo – continua Santori – in questo contesto allarmante, invece, che le istituzioni tutte rilancino la loro iniziativa per chiedere alle banche di erogare subito dei crediti agevolati, gli unici in grado di ripianare il debito iniziale e far ripartire l’attività, viceversa compromessa irrimediabilmente. Questa misura stimolerebbe davvero ogni cittadino vittima del fenomeno a uscire subito allo scoperto e denunciare i suoi ricattatori, e indurrebbe un circuito virtuoso le cui potenzialità potrebbero essere decisive per arginare prima e aggredire il fenomeno sin dal suo nascere».
Per il Delegato del Sindaco Alemanno per le Politiche della Sicurezza Urbana, Giorgio Ciardi, la vicenda dell’imprenditore romano ” è una storia drammatica” al termine della quale ” l’uomo ha trovato il coraggio di denunciare alla Polizia quanto ha dovuto subire per tre anni”. Un esempio da seguire per cui Ciardi rinnova l’appello ” a tutte le vittime dell’usura a non sentirsi sole, e a trovare la forza di denunciare i propri strozzini. E’ questo, infatti, l’unico modo per uscire da una situazione che puo’ portare a conseguenze gravissime”.
Claudio Cafasso
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