23.328 gli stranieri a Roma Nord – Ospitiamo volentieri le riflessioni di Vincenzo Pira che fanno seguito alla pubblicazione del VI Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni della Caritas di Roma. Presentato il 4 febbraio, il rapporto offre una vasta panoramica della situazione a Roma, comprensiva di un’accurata analisi sulla presenza degli immigrati nel XX Municipio.
” Sono 366.360 i cittadini stranieri, di origine comunitaria o di altri paesi, residenti al 1° gennaio 2009 nei 121 comuni della provincia di Roma e nei suoi 17 distretti socio-sanitari: la loro incidenza è dell’8,9% (media nazionale 6,5%) su una popolazione provinciale di 4.110.035 abitanti. Notevole è la presenza femminile, che si attesta sul 53,8% (media nazionale 50,8%).
Nel XX Municipio risulta che il totale della popolazione straniera, iscritta all’anagrafe comunale, è di 23.328 persone. A queste è ragionevole aggiungere qualche migliaio di persone non iscritte o irregolari. La popolazione immigrata è per il 56,9 % composta da donne; più della metà sono nubili o celibi (53,4 %); i minori sono 3.681 .
Le nazionalità di provenienza più numerose sono :
Romania – 4.481 persone pari al 19,2 %
Filippine – 3.553 persone pari al 15, 2 %.
Sri Lanka – 1.317 persone pari al 5,6 %.
Perù – 1.090 persone pari al 4, 7 %
Ecuador – 1.088 persone pari al 4,7 %.
Polonia – 816 persone pari al 3,5 %.
Stati Uniti – 647 persone pari al 2,8 %
Francia – 541 persone pari al 2,3 %
Capo Verde – 434 persone pari al 1,9 %.
India – 429 persone pari al 1,8 %.
Iran – 399 persone pari al 1,7 %
Moldavia – 414 persone pari al 1,8 %
Egitto – 357 persone pari al 1,5 %
Ucraina 368 persone pari al 1,6 %
Altri paesi 6.948 persone pari al 29,8 %
I quartieri di maggior presenza demografica della popolazione straniera sono :
Tomba di Nerone 6.433 persone
Farnesina 3.164 persone
La Storta 2.604 persone
Labaro 2.520 persone
Giustiniana 1.618 persone
Tor di Quinto 1.575 persone.
Cesano 1.567 persone
Grottarossa 699 persone
Santa Cornelia 654 persone
Prima Porta 206 persone
Foro Italico 166 persone
Martignano 6 persone
Il primo problema che gli immigrati evidenziano è la difficoltà ad ottenere e rinnovare il permesso di soggiorno. Una burocrazia lenta impone temi troppo lunghi. A Roma occorrono anche 20 mesi per tale operazione, creando il circoli vizioso di troppe irregolarità tacciate da una propaganda ostile come clandestinità diventata, ora, aggravante di reato.
L’attuale legge subordina, poi, il soggiorno alla durata del contratto di lavoro, finalizzando la funzionalità dell’immigrazione extra comunitaria unicamente al mercato del lavoro. Ciò ha fatto si che l’estrema mobilità assunta dalle diverse forme occupazionali finisca per cadenzare i destini esistenziali degli immigrati, con esiti umanamente non accettabili e socialmente controproducenti. Un immigrato ha molte possibilità di lavorare ma inizialmente non sempre in forme durature: invece, per garantire il soggiorno, si pretende dagli immigrati una stabilità occupazionale che il mercato offre sempre più raramente. Il legare la permanenza al contratto di lavoro – sempre più a tempo determinato – favorisce il breve periodo di permanenza e l’alta rotazione degli immigrati non permettendo processi di integrazione ma anzi favorendo l’emarginazione, la vulnerabilità, la precarietà e , in tanti casi, l’irregolarità.
Altro grave problema è quello della condizione abitativa: il costo delle case e degli affitti è alto ed esclude una vasta porzione della popolazione immigrata dalla possibilità di vivere in una casa e in condizioni decenti. Ma anche per gli immigrati che hanno un buon reddito è aumentata la diffidenza nell’ottenere un contratto di affitto o accedere a un mutuo per acquistare una casa. Sono decine le denunce di atteggiamenti discriminatori di persone che si vedono negare la conclusione della trattativa di affitto una volta visto il colore della pelle o sentita l’inflessione linguistica.
Politiche adeguate di inclusione sociale devono essere favorite come soluzione più efficace anche per promuovere la sicurezza. La irregolarità e clandestinità si combatte qualificando e dando diritti di cittadinanza agli immigrati onesti che svolgono, anche nel nostro territorio, un servizio sociale ed economico alla nostra comunità di inestimabile valore.
Per questo oltre alle misure repressive e di controllo è utile promuovere politiche positive di educazione, rispetto dei diritti, di partecipazione attiva alla vita politica e amministrativa, delle comunità immigrate : concedere loro il diritto di voto e di essere eletti nei governi locali.
Si cita il capo della polizia Antonio Manganelli : ” occorre inquadrare la sicurezza come possibilità che tutti esercitino liberamente i propri diritti , sicurezza come garanzia del diritto di libertà. L’insicurezza, infatti, non deriva solo dalla delittuosità ma passa anche attraverso gli atti di inciviltà, di arroganza, che non costituiscono reato, attraverso le incertezze occupazionali e la crisi economica, tutto quello che ci fa sentire fragili. E la paura non è dovuta al fatto che c’è più criminalità, ma alle condizioni sociali, al degrado delle città, allo stato di incertezza in cui rivive”.
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