L’attrice Elena Sofia Ricci è una splendida donna dalla forte personalità. Nella sua carriera ha interpretato ruoli diversi e impegnativi di figure a volte fragili, ironiche, quasi sempre forti di carattere e ad ognuna di esse ha dato un’impronta precisa, indimenticabile. Teatro, cinema e molta fiction di qualità, Elena Sofia si è divisa con successo in queste tre discipline. Abita a Roma Nord e l’abbiamo intervistata in occasione dell’inaugurazione del Teatro Cassia. Molto volentieri ha risposto alle nostre domande, regalandoci più di un sorriso perché è giovane e simpaticissima.
È molto che lei vive qui a Roma Nord, le piace la zona? Trova il tempo di fare vita di quartiere, di frequentare i locali di zona e fare shopping a Vigna Clara? Vivo a Roma Nord da 11 anni. Se mi avessero detto trenta anni fa che sarei venuta definitivamente a vivere qui avrei detto “ma siete pazzi?”, perché a me piace il centro storico di Roma. Oggi, dopo 11 anni vissuti qui e avendo due bambine mi domando perché non ci sono venuta prima. E’ una zona meravigliosa come nessun’altra. Mi trovo benissimo Sono circondata da un parco rigoglioso, è come stare dentro un polmone verde, quindi la qualità dell’aria che respiriamo è migliore. Non ho molto tempo di fare vita di quartiere, ma se ho tempo frequento le boutique di Vigna Clara dove mi conoscono, preferisco andare lì invece che a Via del Corso. So che sono nati molti locali carini a Ponte Milvio ma non li frequento sempre per mancanza di tempo. Difficilmente con mio marito usciamo a cena fuori ma se usciamo andiamo a Ponte Milvio, in un locale dove si mangia giapponese. Sia io che mio marito siamo dei fanatici del cibo giapponese, del take-away.
Lei ha due figlie piccole. Ritiene questo territorio a misura di bambino? Vivo in un condominio con parco e piscina. Dove io vivo non solo è una zona a misura di bambino ma è la ragione per la quale mi sono spostata, quindi le mie figlie crescono nel verde. Ci sono comprensori bellissimi.
La possiamo definire figlia d’arte. Sua madre è scenografa e suo padre adottivo era il regista Pino Passalacqua, ma anche sua nonna materna ha giocato un ruolo importante nella sua scelta di fare l’attrice? Si, un ruolo importantissimo. Prima di tutto mi iscrisse ad un corso di danza quando ero piccola e tutto è partito da lì. La mia passione artistica nasce dalla danza e dalla musica. Iniziai a fare spettacolini amatoriali, casalinghi con le mie amiche d’infanzia e i miei compagni di danza. Mia nonna suonava il pianoforte, e con lei imparai a suonare questo strumento. La nonna un bel giorno mi regalò una chitarra classica e iniziai anche a studiare questo strumento. Tutta la mia formazione artistica ha origine nella danza e nella musica classica. Ho mangiato pane e burro e musica classica da bambina. Ascoltavo dischi a ripetizione, ero veramente appassionata tanto è vero che quando ho incontrato mio marito, Stefano Mainetti, diplomato in chitarra classica, compositore e direttore d’orchestra, abbiamo condiviso subito questa comune passione, quindi posso dire che il nostro incontro non è stato del tutto casuale. Mio marito rimase piacevolmente sorpreso della mia vasta conoscenza della musica classica, nonostante io alle spalle non avessi avuto una scuola di indirizzo musicale. Infatti la mia conoscenza della materia deriva dalla mia grande passione.
Ha esordito nel cinema nel 1984 nel film di Pupi Avati, “Impiegati”. Ricorda l’emozione di quei momenti? Ricordo che ce la misi tutta nel recitare una scena. Alla fine Pupi mi disse “Adesso l’hai recitata come farebbero nella peggiore delle soap-opera. Ora per cortesia puoi parlare come si fa nella vita, potresti fare questa scena parlando come si fa nella vita reale?”. Devo dire che la direzione di questo grande regista mi aprì un mondo. Cioè parlare, dire le cose come vengono dal cuore, senza “interpretarle”, senza “recitare”, semplicemente parlare che è la cosa più difficile del nostro mestiere, cioè rendere le cose così semplici e naturali come se fossero vissute in quel momento. Questa è proprio l’essenza del nostro mestiere.
Ha vinto nel 1988 il Premio David di Donatello come migliore attrice non protagonista per il film “Io e mia sorella” di Carlo Verdone. Era la moglie pignola di Carlo che alla fine si ribella all’invadenza della cognata e lo abbandona. Che ricordi ha di questo film e del protagonista? Meravigliosi. Carlo è un grande artista e una persona di grande spessore umano e culturale. Provo un grande affetto sia per lui, sia per Ornella Muti che allora era in attesa del terzo figlio. La ricordo bellissima e molto affettuosa con me.
Nel 2000 ha girato la fiction “Mio figlio ha 70 anni” accanto a Massimo Dapporto e a Philippe Noiret. Ci dia un ricordo di questo grande attore francese che amava lavorare in Italia. Un gigante, sia come attore sia come uomo. Una grande professionalità. Era sempre preparato. Mi ha colpito la sua grande umanità ma desidero ricordare la sua grande lezione di professionalità. Noi attori abbiamo nell’ordine del giorno in ogni giorno di lavorazione tot ore. Bisogna essere pronti alle 8,30 per girare, e da lì partono le ore di lavoro stabilite. Noiret era pronto sul set alle ore 8,30 precise, con tutta la parte imparata perfettamente a memoria. Io ho un metodo diverso di lavoro: arrivo sul set, sempre con le paginette del copione che so a memoria ma poi le abbandono e vado come un treno. Se l’orario di lavoro terminava alle 18, lui a quell’ora si alzava e se ne andava, che avessimo finito o meno. Stava sul set anche quando non doveva girare, a disposizione, sempre pronto.
Lei ha interpretato molti ruoli di donne coraggiose, come quello di Francesca Morvillo, moglie del giudice Giovanni Falcone,in “Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò Cosa Nostra”. Cosa ha provato ad entrare nei panni di questa donna indimenticabile, anche se in fondo poco conosciuta? Ho pensato alla sua famiglia, alla madre e al fratello, non volevo deluderli. Non sono riuscita mai ad esprimere veramente quello che ho provato, il mio desiderio di poter restituire la grandiosità di questa donna in un fiction. Come se fossi stata sempre un passo indietro a lei. Sempre in punta di piedi, perché di fronte ad una donna realmente esistita, così straordinaria che così tanto ha fatto nella sua vita professionale e privata per amore della giustizia e dell’uomo che amava, io mi sento una nullità al suo cospetto. Quindi grande emozione ma anche molto senso di responsabilità. Non era facile restituire anima e vita a questa donna straordinaria. Di lei io ho avuto a disposizione solo alcune foto. Mi ha colpito il sorriso, raccogliendo le testimonianze delle persone che l’hanno conosciuta mi hanno parlato di una donna solare, innamorata della vita.
“I Cesaroni”, la fiction trasmessa da Canale 5 ha riscosso una straordinario successo che celebra il trionfo della romanità: ambientazione capitolina e girato nel quartiere della Garbatella, ma il successo è stato travolgente in tutta Italia. Se l’aspettava? Non a questi livelli. I Cesaroni nasce da un format spagnolo che aveva spopolato in Spagna. Qui ovviamente è stato rivisto e corretto per Roma. C’erano i presupposti quindi perché avesse successo anche in Italia. Nessuno di noi ha potuto godere del merchandising per esempio(ridendo, NDR). Sono stati stampati cartelle, diari, figurine ecc…
E’ stata Madrina d’Onore al secondo FictionFest di Roma nel Luglio del 2008. E’ stata una bella esperienza? Mi sono sentita come se avessi ricevuto un premio. E’ un riconoscimento, mi sono sentita molto onorata. E felice.
“Amiche”, la sua ultima fiction, è stata appena trasmessa in televisione. Oltre a lei, Margherita Buy, Cecilia Dazzi e Luisa Ranieri. E’ stato divertente lavorare insieme a tre donne? Molto divertente, sono tutte colleghe di grande bravura, più sono bravi gli attori con i quali lavoro più sarò brava io, inevitabilmente.
Questa sera si inaugura un nuovo Teatro. Lei ha fatto molto teatro: “La scuola delle mogli”, “Machbeth”, “Come tu mi vuoi” e “Metti una sera a cena”. La rivedremo presto sul palcoscenico, magari proprio su questo? Il mio problema con il teatro è legato al modo in cui si fa teatro, in Italia cioè non esiste un teatro stanziale ma di giro. Il mio limite è proprio quello della tournée. Ho scelto nella mia vita di avere una famiglia e avendo due figlie piccole non le posso portare con me in giro e non sono abbastanza grandi per poterle lasciare sole. Mi sento privilegiata tra i miei colleghi, perché sono tra le poche che ha potuto permettersi di passare da Pirandello ai Cesaroni con grande facilità ed è la ragione per la quale amo il mio mestiere, sono sempre sfuggita alle etichette. E’ stata la scelta della mia vita artistica, perché volevo essere libera di interpretare sia Pirandello in “Come tu mi vuoi”, lo spettacolo teatrale che più mi è rimasto nel cuore, sia i Cesaroni. Essere l’Ignota pirandelliana e la Signora Lucia Cesaroni è stato uno dei più grandi privilegi della mia vita.
Oltre alla terza serie de “I Cesaroni” cosa sta preparando per il suo pubblico? Il 6 Febbraio esce il film EX, una commedia con la C maiuscola diretta da Fausto Brizzi ed interpretata da uno schiera di attori bravissimi. E’ un film delizioso dove si ride tanto e ci si commuove un po’.
Alessandra Stoppini
la nostra scheda
Elena Sofia Ricci è nata a Firenze. Nella sua carriera, divisa tra cinema e tanta fiction ha interpretato commedie sia brillanti sia drammatiche. Ha esordito nel cinema nel 1984 con “Impiegati” di Pupi Avati, a cui hanno fatto seguito nel 1987 “Ultimo minuto” e “Io e mia sorella”. Con il film “Ne parliamo lunedì” (1990) di Luciano Odorisio ha vinto il Premio David di Donatello come migliore attrice protagonista. Tra le altre pellicole ricordiamo “In nome del popolo sovrano” (1990) di Luigi Magni, “Stefano Quantestorie” (1993) di Maurizio Nichetti, “Il pranzo della domenica” (2002) di Carlo Vanzina. In teatro ha recitato ne “La scuola delle mogli” di Molière, “Machbeth”di William Shakespeare, “Come tu mi vuoi” di Luigi Pirandello e “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi (2003). Elena Sofia Ricci ha recitato in molte miniserie in tv riscuotendo successo di critica e pubblico da “Quei 36 gradini” (1984), “Little Roma” (1988), “Contro ogni volontà” (1992) regia Pino Passalacqua, fino alla fortunata serie “Caro Maestro” (1996) con Marco Columbro, e “Squadra Mobile Scomparsi” (1999) con Claudio Amendola. Nel 2003 “Orgoglio”, “I Cesaroni” (2006) “Caravaggio” (2008) e “Amiche” (2008).
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Beh , bella è bella !
Che altro aggiungere , sarebbe superfluo.
elena ti adoroooo!!!sono io ke ti ho scritto quella lettera su dipiù!spero ke mi risponderaiiiiiii
ti voglio bneeeeeeeeee
grazieeeee