Home ATTUALITÀ Allo stadio. Ma solo per far “casino”

Allo stadio. Ma solo per far “casino”

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foto di repertorio
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A proposito del dio pallone c’è sempre una fandonia che ci viene raccontata, assistere dal vivo a una partita è come andare al cinema o al teatro, per cui gli spettatori dovrebbero avere gli stessi diritti.

Classico l’esempio per l’acquisto dei biglietti, a teatro si può acquistare il ticket con largo anticipo, per andare sugli spalti d’un “Olimpico qualsiasi” la vendita è relegata agli ultimissimi giorni dell’evento.

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La premessa è doverosa per raccontare una prima fila da stadio per la partita Lazio-Cagliari. Qui non ci interessa il risultato, né se sia stata giusta l’espulsione del giocatore ospite tanto meno i fischi del pubblico a conclusione di una partita vinta dalla formazione di casa, che tutto ha espresso tranne bel gioco.

Qui soffermeremo le attenzioni sul signor “Taldeitali”, tifoso medio di un’area riservata alle autorità. Ci si aspetta di avere nei paraggi pubblico dal palato raffinato, attento a ogni minimo dettaglio del match.

Invece ci si imbatte nel “Taldeitali” di turno, solitario uomo canuto d’una settantina d’anni che “smadonna” e lancia in alto la sua sciarpa già quaranta minuti prima del fischio d’inizio facendo presagire a chi siede da quelle parti d’aver acquistato il posto sbagliato.

Ecco, in un habitat dove si dovrebbe mantenere aplomb visto e considerato che in zona ci sono i dirigenti delle squadre, politici, capitani d’industria, uomini d’alta finanza e professionisti d’ogni settore, “Taldeitali” importuna senza che nessuno lo fermi. S’alza ogni tre per due dal suo posto, contesta, corre su e giù per le scale, occupa anche altri posti.

Quel che snerva è che puntualmente passa davanti agli altri per dimostrare il suo attaccamento alla squadra, o anche il suo disappunto. E’ la contestazione fatta persona, s’infuria con l’arbitro perfino quando il direttore di gara fischia un fallo in favore della sua squadra.

Roba da manicomio, ma in quell’area franca chiamata stadio, tutto gli è concesso. E chi gli sta intorno, seppur mugugnando, finge noncuranza per quieto vivere. Per evitare una discussione che distoglierebbe dallo spettacolo.

Sì, purtroppo è la conferma del fatto che una partita di pallone non è equiparabile a una pièce teatrale. Il signor “Taldeitali” a teatro non potrebbe permettersi pantomime da “fuori di testa”, gesti apotropaici e urlacci contro questo o quell’altro attore protagonista.

E fin quando perfino nel centro di gravità permanente più aristocratico dello stadio si assisterà a certe angherie, il calcio non crescerà. Domanda lecita… ma potevamo vincere la guerra con certe persone?

Leonardo Morelli

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1 commento

  1. Chapeau! Ha toccato delle questioni a me care, sapendo esprimerli sicuramente meglio di come avrei fato io. Mi capita spesso di discutere perché io non considero i calciatori “sportivi”.
    Secondo me “sportivo” è colui che non riceve emolumenti per la sua attività, anzi paga di tasca propria – per diporto, appunto. Cordiali saluti
    Giancarlo Venza

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