
E’ inutile nascondersi dietro un dito, siamo il Paese della violenza sulle donne. Stupri, violenze gratuite, botte da orbi.
Come quelle che ha subito la ragazza violentata a Palermo, che dopo l’abuso sessuale di qualche settimana fa è stata malmenata brutalmente dall’ex fidanzato, infastidito dalla denuncia della giovane. Gli stupratori facevano parte della sua cerchia di amici. La beffa, oltre al danno.
Non c’è giorno in cui non si legga notizia di donne messe in ginocchio dalla violenza maschile. Questione solo meridionale, visto che Palermo si aggiunge alla storia di Caivano? Macché, basta spostarsi in Alto Adige, per trovare un altro stupro, stavolta ai danni di una quattordicenne.
A Parigi è stato arrestato un uomo che aveva abusato di quattro donne a Reggio Emilia. Su e giù per lo Stivale, a Napoli una colombiana è stata portata in un camper vicino la stazione, rapinata, malmenata e violentata da quattro uomini. Senza soluzione di continuità, si perde il conto delle violenze.
Il tutto mentre Ursula von der Leyen dichiara il suo laconico “vorrei che fosse sancito un principio fondamentale: no significa no”. Pare la fiera della retorica quando i politici sentenziano sul tema, e al di là della soluzione “castrazione chimica” sopraggiunge il nulla cosmico.
E intanto i numeri sono in costante aumento. L’Italia è insieme a Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, la nazione dove le donne devono aver più paura di essere abusate e ammazzate.
Seguono Polonia, Romania, Austria, Paesi Bassi, Lettonia e Grecia, mentre il Paese dove il rischio violenza è quasi azzerato è l’Islanda. Solo che… lo capite, no? Non possiamo trasferite l’altra metà del cielo a Reykjavík.
Massimiliano Morelli
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