Dalle bombe d’acqua al solleone il passo è breve, l’estate è cominciata, dimenticando i giorni del calendario, facendoci sentire colpevoli dei cambiamenti climatici, perché ogni volta che accade qualcosa di anormale sotto il punto di vista atmosferico cominciamo a ragionare come Tafazzi, diventiamo autolesionisti, ci colpevolizziamo.
E sottolineiamo le colpe dell’uomo, anche se quel dito puntato contro noi stessi tutto è, tranne l’ammissione d’un reo confesso.
Afa, canicola, mosche e zanzare, sudore, ricerca di refrigerio. Lo stesso film dello scorso anno, una sorta di remake. Il ventilatore, il condizionatore, i bastian contrari dell’aria condizionata e quelli che si trastullano nei centri commerciali, cercando soluzione alla canicola. Le città si svuotano poco alla volta, vacanze brevi o meno ogni scusa è buona per accomiatarsi dalla pazza folla, pardon, dalla “callara”.
Chiude i battenti la scuola, campionato in soffitta e uffici desolatamente vuoti, mentre le segretarie, quelle con gli occhiali cantate da Antonello Venditti ripetono al telefono il consueto refrain, “il dottore non c’è”.
Slitta tutto, appuntamenti e promesse, la macchina in panne trasforma la sostituzione d’un fusibile in una montagna da scalare; e le chiavi di casa che lì restano non appena la porta si chiude alle nostre spalle, e noi in uscita, sono da augurare neanche al peggior nemico. L’estate avanza coi soliti problemi, gli stessi di sempre.
E mentre c’è chi s’insinua nei discorsi sussurrando “ma quando arriva il freddo?”, le maledizioni fioccano. Siamo in estate, evviva… evviva!
Massimiliano Morelli
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Splendida prosa, bravo.