Passa sopra il dosso, perde il controllo della moto e si schianta sul marmo dello spartitraffico. L’impatto è tremendo, Leonardo Lamma muore sul colpo.
Per i consulenti dei genitori del ragazzo, deceduto tragicamente a Corso Francia lo scorso 7 aprile, la causa dell’incidente sarebbe il rattoppo largo quattro metri e lungo tre effettuato a copertura della voragine che si era aperta dieci giorni prima dell’incidente, rattoppo sul quale il giovane avrebbe sbandato perdendo il controllo della moto.
Un video inedito
Una dinamica che all’apparenza sembra trovare riscontro in un video pubblicato questa mattina dal Corriere della Sera che mostra l’attimo dell’incidente. Il video, che dura 15 secondi, è stato recentemente acquisito dal centro commerciale su corso Francia angolo via Flaminia.
Le immagini non sono chiarissime, tra le auto si intravede il faro della moto che oscilla, sembra ondeggiare, e subito dopo lo schianto sullo spartitraffico.
Sono gli ultimi istanti di vita di Leonardo che viaggiava a 65 km/h, così ha stabilito la perizia. Più del limite (50 km/h), ma una velocità comunque non eccessiva. Resta il fatto che giunto all’altezza di un negozio di materassi, là dove era presente l’ormai famoso rattoppo, perde il controllo della moto.
15 secondi raggelanti
“Al quinto secondo – scrive il CorSera – si vede una macchina nera. L’auto procede a velocità moderata.Il momento in cui è all’altezza del negozio di materassi, dove si trova il rattoppo della voragine, ha un lieve rimbalzo. È il prologo di quanto accadrà quattro secondi dopo. Leonardo compare al nono secondo. Senza dubbio, Lamma corre. Supera due macchine. Arriva all’altezza del dosso. La moto sobbalza, sbanda, ma Leonardo non riesce a controllarla. Poi lo schianto sullo spartitraffico. Le immagini s’interrompono, mostrando la moto che scivola in avanti”.
Fotogrammi, questi, fondamentali per gli avvocati e consulenti della famiglia del ragazzo che dimostrerebbero la causa dello schianto mortale: il cattivo ripristino del manto stradale.
L’inchiesta
Piazzale Clodio sta procedendo per omicidio stradale per ora senza indagati; fondamentale sarà la perizia del consulente della Procura che sarà consegnata entro la fine del corrente mese sulla base della quale il PM dovrà stabilire se, come sostiene la famiglia, chi ha svolto l’intervento sull’asfalto non lo ha fatto a dovere e quindi procedere individuando i responsabili o archiviare l’inchiesta.
il video, e a seguire la “storia” della toppa
La voragine, il rattoppo, il ripristino
Larga 2 metri e profonda altrettanto, la voragine si era aperta nel primo pomeriggio di domenica 27 marzo, all’altezza del civico 159. Subito transennata dalla Polizia Locale, a intervenire furono i tecnici Acea per una prima videoispezione, supportati da quelli del Dipartimento capitolino Simu.
Appurato trattarsi della rottura di un allacciamento fognario privato, vista la criticità della situazione con la carreggiata di Corso Francia ridotta a una sola corsia, anche se il guasto non riguardava reti idriche è Acea a intervenire, facendo riparare il danno a una sua ditta esterna.
I lavori vengono svolti sotto il controllo del Dipartimento SIMU – Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana – del Comune di Roma. Dei 5500 chilometri della rete viaria urbana, circa 800 ricadono sotto la definizione “grande viabilità”; corrispondono a 599 strade che sono diretta competenza centrale, del SIMU appunto, sia per quanto riguarda la gestione che la manutenzione ordinaria e straordinaria e fra queste c’è appunto Corso Francia. .
Tornando ai lavori, fra scavi, riparazione e fermo pioggia, ci vollero cinque giorni per richiudere la grossa buca e venerdì 1 aprile il cantiere viene rimosso e la corsia riaperta al traffico. Ma, a detta di automobilisti e testimoni locali, l’asfalto non sarebbe stato ripristinato a dovere. Una sorta di rattoppo è stato lasciato sulla strada al termine dei lavori, forse per la fretta di riaprire l’intera carreggiata alla circolazione visto il caos traffico che il restringimento aveva causato nei giorni precedenti.
Il rifacimento del manto stradale è stato poi effettuato nel corso della notte tra il 7 e l’8 aprile, dopo qualche ora dalla morte di Leo. Intervento già programmato o deciso all’ultimo momento dopo l’incidente?
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Non abbiamo ancora visto sicurezza ne modifiche a Corso Francia. nessuna rotonda. nessun ponte pedonale, nessun marciapiede decente con alberature. è uno schifo! un’autostrada pericolosa , va cambiata!
che c’entrano tutte le cose che lei cita col tragico incidente di cui si parla????
non vede attinenza? grave! da sempre impossibile attraversare corso francia.. un’impresa.. se ci fossero stati marciapiedi decenti , ponti pedonali e rotonde per rallentare le corse negli ultimi 40 anni sarebbero morte molte meno persone. Se per lei questo è irrilevante, denota molto della sua persona.
Gentile Signora bea, continuo a non capire come possano alberi, marciapiedi, ponti pedonali e rotonde impedire il verificarsi di incidenti simili a questo. Forse le rotonde potrebbero, in una certa misura, rallentare la velocità dei veicoli, anche se nel caso in oggetto non sembra sia stata la velocità causa dell’incidente ne della sua tragica conseguenza. Potrebbe spiegarmelo Lei? Buona serata.
Ha ragione la Sig.ra Bea, corso Francia è da sempre una piccola “autostrada” a scorrimento veloce. Non sembra una via cittadina, quanto un posto da attraversare velocemente. Io stesso ho avuto sempre problemi ad attraversare da pedone (e sono sia motociclista che automobilista).
Il “look” da tangenziale non aiuta di certo, e tutti sono convinti di trovarsi in una specie di “corsia autostradale”, pigiando sull’acceleratore.
Tutto quel tratto di strada andrebbe riprogettato da zero per riconsegnarlo alla città. Così com’é adesso è uno schifo che è durato da troppo tempo.
(Dalla riprogettazione vengono fuori gli alberi, marciapiedi, etc. di cui parla la Sig.ra Bea.)
Siccome il look è da tangenziale ci mettiamo marciapiedi, alberi e rotonde quando la funzione di Corso Francia è proprio quella di smaltire velocemente il traffico in afflusso da Flaminia e Cassia (se non fosse così la mattina la fila sarebbe di 20 km invece di 5!!!). Nella morte del povero motociclista non c’entra nulla la velocità e la tipologia della strada ma più verosimilmente lo stato dell’asfalto che il Comune di Roma non riesce a mantenere in uno stato decente (basta pensare alle numerose denunce a funzionari del comune per analoghi incidenti in ogni parte della citta). Ad essere cambiate non devono essere le strade ma il sistema di trasporto pubblico; come avviene in tutte le più moderne città del mondo chi arriva nella capitale ci deve arrivare con un sistema moderno, efficace, veloce e poco inquinante di mezzi pubblici. Il guaio è che non lo abbiamo capito fino ad oggi e probabilmente non lo capiremo neppure domani….forse mai.
Esatto! Non c’entrano nulla la velocità e la tipologia della strada bensì la cattiva manutenzione. Non ci vuole molto a capirlo.