Come conclusione del progetto STEAM: “giochi Senza fronTiErA Mmxxii”- la scuola come spazio per l’apprendimento, il prof. Leonardo Bellotti dell’IIS Lombardo-Radice di Bojano (CB) ha organizzato uno studio sul ruolo dell’arte contro la guerra: la distruzione delle opere d’arte quale inutile tentativo di rimozione della memoria di una Comunità.
I lavori hanno coinvolto le scuole della rete che vede come scuola capofila l’IIS Biagio Pascal di Labaro, guidata dal dirigente scolastico Antonio Volpe, e altri sei istituti del territorio nazionale: IC P. Albertelli di Roma, Liceo De Filippis Galdi di Cava de’ Tirreni, l’ITI E. Maiorana di Somma Vesuviana, l’IISS Lombardo-Radice di Bojano (CB), l’IC Pinerolo I di Pinerolo (TO) e l’IIS Severi Correnti di Milano.
Sull’argomento i ragazzi, coordinati dalla prof. Donatella Ricalzone del Pascal, hanno approfondito alcuni temi:
– “le opere d’arte distrutte ma mai dimenticate delle nostre città”;
– “Il coraggio non ha genere: esempi di eroine di guerra: Nilde Iotti, Carla Capponi, Liliana Segre”;
– “Le donne eroi del quotidiano: la testimonianza delle nostre nonne sulla seconda guerra mondiale”.
“In una guerra, la perdita di vite umane”, dice il prof. L. Bellotti, “è ovviamente il danno peggiore, quello più irrimediabilmente tragico; così come provocano grande sgomento le scene di distruzione di ogni singola casa, anche di quella più modesta, perché manifestano la distruzione di un vissuto, la rimozione di un luogo caro, legato alle memorie di un passato familiare.
La distruzione di un monumento, di una qualsiasi opera d’arte, assume una importanza diversa, che investe l’intera collettività, la memoria comune.
Distruggere la memoria storica, insita in un’opera d’arte, significa di fatto rimuovere una parte dell’identità propria di un popolo, annullarne i legami con il proprio passato, premessa alla volontà di sottomissione di annessione forzata implicita in ogni guerra.
Appare quindi importante, per le nuove generazioni, rafforzare i valori di MEMORIA che i monumenti e tutte le opere d’arte esprimono, quali testimoni della cultura e della civiltà di una comunità; in primo luogo attraverso la conoscenza della loro storia, dei valori artistici che esprimono, delle vicende storiche e sociali che ne hanno caratterizzato la realizzazione, degli eventi a cui nel corso del tempo sono stati testimoni.
Ciò affinché ogni generazione possa farsi garante alla trasmissione del nostro patrimonio e della nostra memoria alle future generazioni.
Nel tentativo di sottrarre i monumenti e le opere d’arte alla violenza, alla quale pure sembrano destinati in ogni guerra, è stata conclusa all’aia nel 1954 la convenzione sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, ratificata nel corso degli anni dai diversi stati. Aderendo alla convenzione, le parti s’impegnano a proibire, a prevenire e, occorrendo, a far cessare qualsiasi atto di furto, saccheggio o di sottrazione di beni culturali, comunque sia praticato, e qualsiasi atto di vandalismo verso gli stessi. (art. 4)
Ma la storia si ripete
Nella guerra in Ucraina, nella notte tra il 27 e il 28 febbraio a essere distrutto, durante un attacco russo, è stato anche il Museo di Storia Locale a Ivankiv, nel territorio di Kiev. ll museo – inaugurato nel 1981 – ospitava 25 opere di Mariia Pryimachenko, artista naïf morta
nel 1987 a 88 anni che, durante la sua vita, si è dedicata alla pittura su ceramica, al disegno, al ricamo, diventando così tra i maggiori autori di arte popolare del suo Paese. Traendo spunto dal folklore locale, le sue opere raffigurano soprattutto animali fantastici. I suoi lavori sono stati utilizzati per i francobolli ucraini, e nel 1970 le è stato conferito il National Prize, il riconoscimento culturale più importante dell’Ucraina. Nel 2009, l’Unesco ha inoltre dichiarato l’anno di Mariia Pryimachenko.
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