
Lungo la Via Cassia, in direzione Nord e subito dopo le rampe che portano al GRA, c’è una strada che si insinua tra edifici e un paio di bellissimi casali per poi finire nella campagna.
E’ via Barbarano Romano, dove sorge un piccolo parco la cui vista sfugge a chi transita sul Raccordo Anulare ma molto utilizzato invece dai residenti. E’ ampio 6.600 metri quadri, parzialmente in discesa, e visto dall’alto ha la forma di una chiocciola: una striscia di terreno stretta, la testa, e una molto più larga, il guscio.
Se fosse ben tenuto sarebbe sicuramente un bel parco con i suoi vialetti, le alberature (allori, bagolari, querce e qualche eucaliptus) e una splendida vista che spazia fino al Monte Gennato e al Morra.
Il fatto è che, invece, è in totale abbandono da anni. La nostra prima denuncia risale al marzo del 2016 e da allora poco o nulla è cambiato, è come se fosse stato cancellato dalle aree verdi del Comune.
Cominciamo dall’ingresso
Il grande piazzale asfaltato prospiciente l’ingresso è in parte ricoperto di detriti provenienti, cosi almeno recita il pannello gettato in terra, dai lavori di manutenzione della Cassia; a giudicare dallo stato di quella montagna di terra, asfalto e vecchi new-jersey, i detriti sembrano essere li da un bel po’ di tempo.
L’accesso al parco è privo di cancello (restano solo i pilastri metallici) e ingombro di rifiuti e vecchie mattonelle frantumate.
A sinistra c’è una dismessa cabina elettrica con la porta in parte aperta e che raccoglie una grande quantità di rifiuti. Che siano gli stessi del 2016 non lo sappiamo, ma già allora ne denunciammo la presenza.
Ci spostiamo all’interno
Dall’ingresso ha inizio un vialetto che conduce ad un piccolo spazio attrezzato con un paio di vecchie panchine e alcuni cestini per i rifiuti.
Il “nasone” piazzato ai bordi della piazzola, nonostante i tanti tentativi dei residenti, perde acqua da tanto di quel tempo che ha formato un rivolo fangoso che scende verso il basso.
Disordinata e trascurata è dir poco tutta la restante parte del parco con tronchi e rami abbattuti e lasciati sul terreno tanto da sembrare uno di quei percorsi di campagna che tanto amano affrontare i cavalieri che si dilettano nel cross-country.
I pericoli
Nel parco inoltre ci sono anche alcune situazioni di oggettivo pericolo specie per i bambini qualora un genitore improvvido pensasse mai di portarvi la prole a sgambettare.
Un tombino aperto sormontato da un pallet, grossi corrugati che escono dal terreno, un paletto metallico un tempo adibito a sostenere un cestino, un vecchio tubo con tanto di rubinetto, cataste di rami; tutte trappole pronte a recar danno.
Un parco orfano
A tutto ciò si aggiunge l’anonimato; al visitatore non è dato sapere se si tratta di un parco pubblico dal momento che non esiste segnaletica di alcun tipo. Non ci sono indicazioni, zero avvertenze.
Lo dicevamo, è come se fosse stato espunto dalle aree verdi comunali. Invece esiste, è là, noi l’abbiamo trovato anche negli elenchi ufficiali presenti sul sito del Comune. Ma forse il Dipartimento capitolino all’ambiente non lo sa.
Francesco Gargaglia
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