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Cassia, parco dell’Inviolatella preda dei vandali

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Galvanica Bruni

L’area verde di via dell’Inviolatella Borghese, residuo di una delle tante tenute agricole alle porte di Roma, è entrata a far parte del patrimonio del Comune di Roma nel lontano 1999 grazie ad una cessione gratuita della Società Acqua Marcia; nel 2004 alla stessa furono aggiunti ulteriori 13 ettari provenienti dal sequestro alla banda della Magliana e trasferiti dal Demanio al Comune perchè fossero destinati alla fruizione dei cittadini.

Il 25 settembre del 2014, dopo la rimozione di ingenti quantitativi di rifiuti e lavori di recinzione, di apertura di un largo sentiero con un percorso ad anello e d’installazione di panchine, tavoli, segnalatica, e ponticelli, viene inaugurato il Parco Attrezzato costato al contribuente oltre 100mila euro. Soldi, che a giudicare dalla situazione attuale, sembrano essere andati in gran parte in fumo.

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Le condizioni del Parco, privo di ogni forma di manutenzione, sono drammatiche. E non è la prima volta che ciò accade e ogni volta che ne parliamo ci interroghiamo su come sia possibile che una struttura così ben fatta possa essere lasciata andare alla deriva senza alcun controllo.

Perché forse si può anche capire che la pandemia abbia ridotto ulteriormente la già ridottissima opera dei giardinieri capitolini, ma le distruzioni vandaliche quelle proprio non le capiamo.

Vedere le assi dei tavoli per il pic-nic spezzate e gettate in terra o utilizzate come passerella per superare la fanghiglia creata dall’acqua che fuoriesce dall’abbeveratoio,  è inaccettabile. E non solo tavoli, ma anche panche, cestini per rifiuti, attrezzi del percorso-vita e il ponticello che scavalca il fosso che nasce dall’area umida: tutto fatto a pezzi.

Il parco dell’Inviolatella Borghese non perde la sua affascinante bellezza nonostante i danni e l’abbandono ma il merito è della natura, non certo di chi dovrebbe controllare e gestirne la manutenzione e magari far sapere anche a cosa serve aver spianato una striscia di terreno  al di là del fosso dell’Acqua Traversa, quello dalle acque schiumose di detersivo,  in un’area definita “fascia di rispetto del fosso” dove nulla dovrebbe essere toccato.

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. Lo sappiamo tutti che fino a che non faranno il tanto promesso ponte ed ingresso da Via Fabbroni con ponte per attraversare il torrente le cose non cambieranno. L’illuminazione sarebbe necessaria soprattutto per l’inverno. renderlo un parco pubblico come villa ada , villa borghese..etc.. sebbene molti lo vogliano tenere cosi ma col tempo si dimostra che la noncuranza aumenta.

  2. Hanno speso i soldi per cosa? Dopo tanto tempo passato dall’inaugurazione praticamente il parco è ancora inaccessibile per i residenti della zona. Se non si vuole aprire il varco a via Fabbroni almeno si facesse un marciapiede o una ciclabile fino all’ingresso in via Cassia.

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