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Palazzetto dello Sport di Cesano, uno stop & go dopo l’altro

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Ennesimo stop per il Palazzetto dello sport di Cesano i cui lavori ancora una volta resteranno al palo. È quanto si apprende dall’ultima Commissione Trasparenza capitolina riunitasi ieri, lunedì 1 marzo, proprio per discutere della struttura.

Richiesta dalla consigliera PD del Municipio XV Agnese Rollo proprio per fare luce sulla questione dopo l’ennesimo stop arrivato alla fine dello scorso anno, dalla riunione di ieri non è emerso nulla di buono per il destino di quello che ormai da 12 anni dovrebbe diventare non solo il primo impianto sportivo di Cesano, ma anche di tutto il quadrante nord di Roma.

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La seduta ha delineato una situazione piuttosto complicata – hanno dichiarato Agnese Rollo e il consigliere PD capitolino Marco Palumbo a margine della seduta. – Da una parte è in atto il contenzioso con l’impresa che da due mesi ha smobilizzato completamente il cantiere, dall’altra nel piano investimenti del bilancio di Roma Capitale, votato lo scorso febbraio in aula Giulio Cesare, non sono stati previsti finanziamenti per il completamento dell’opera, impedendo di fatto i successivi interventi previsti all’interno dello stabile e l’affidamento della gara per la realizzazione delle aree esterne”.

Le promesse del Campidoglio

Niente di fatto quindi e di nuovo tutto fermo nonostante le promesse fatte a settembre scorso dalla Sindaca Virginia Raggi, che annunciando il termine dei lavori per la copertura in legno del tetto, anticipava l’inizio delle attività riguardanti i campi da gioco e dei piani interni.

A nulla è servita neanche l’ultima Commissione Sport capitolina riunitasi sul posto appena quindici giorni: fa “I lavori relativi al primo lotto sono alle battute finali. Tali interventi sono propedeutici alla seconda fase, che riguarda gli impianti tecnologici e i lavori interni” aveva commentato al termine dell’incontro Angelo Diario, presidente della Commissione, che addirittura annunciava che quello di Cesano sarebbe diventato il palazzetto più importante della capitale dopo il Pala Tiziano.

Invece non solo è di nuovo tutto fermo ma, conti alla mano, oggi del milione e 400mila euro netti inseriti nel piano investimenti 2015-2017, sono già stati eseguiti lavori per circa 900mila euro, per la maggior parte destinati al tetto. La differenza sarebbe dovuta servire per la realizzazione di opere minori e per rendere agibile il piano terra, passaggio non ancora avvenuto.

A questi si aggiungono un milione e 800mila euro previsti per il completamento dell’opera a cui dovrebbe aggiungersi ancora la stessa cifra per la realizzazione di tutte le aree esterne, assegnazione non avvenuta per mancanza di fondi.

Ancora una volta quindi la struttura che sulla carta avrebbe dovuto ospitare 600 spettatori, campi da calcio, basket e pallavolo, ufficio e parcheggi esterni resterà non si sa bene ancora per quanto tempo una cattedrale nel deserto.

Non solo, c’è un’altra questione che grava sul palazzetto e riguarda la mancata sorveglianza del cantiere. A ricordarlo è ancora Agnese Rollo spiegando che “Nel corso della Commissione, come nelle scorse sedute del 2019, abbiamo segnalato la continua intrusione di ragazzi nel luogo oramai lasciato incustodito dallo scorso dicembre. In attesa degli esiti del contenzioso, con una previsione di tempi non brevi, è fondamentale che l’amministrazione capitolina si impegni seriamente ad inserire nella prima variazione di bilancio utile i fondi per affidare gli esterni e completare gli interni di un’opera che attende di diventare un luogo di sport e cultura in periferia da troppo tempo”.

Storia di un’incompiuta

Parliamo di un progetto pubblico approvato nel 2001 e avviato otto anni dopo. Nel 2015, su spinta del Municipio XV al tempo guidato dal PD con presidente Daniele Torquati, la Giunta Marino destina un finanziamento di 1 milione e 700 mila euro alla struttura per l’avvio della seconda fase dei lavori, mirati al recupero dello scheletro ormai fermo da tempo e in stato di deterioramento.

Cantiere riavviato due anni dopo e nuovamente interrotto per un contenzioso tra la ditta appaltatrice e il Comune di Roma per delle difformità riscontrate all’interno della struttura.

Dopo due commissioni trasparenza capitolina del 2019, l’estate scorsa di nuovo la luce con la ripresa dei lavori e la consegna di cinque navate in legno destinate alla copertura del tetto, le prime di ulteriori venti.

Proprio in quei giorni la Raggi annunciava la ripresa dei lavori dopo l’ennesimo stop questa volta legato all’emergenza Coronavirus.

Lavori andati avanti per pochi mesi per arrivare a dicembre e fermarsi di nuovo. Eppure a margine della Commissione capitolina di febbraio lo stesso Presidente del XV Municipio, Stefano Simonelli, si era raccomandato sulla prosecuzione dei lavori: “Siamo al termine della prima fase, sono state messe le basi affinché i lavori possano essere finalmente portati a termine; da questo momento in poi diventa importantissimo evitare ulteriori interruzioni che porterebbero solo al deterioramento delle opere già terminate; la conservazione del bene diventa ora una priorità” – aveva dichiarato a VignaClaraBlog.it in quell’occasione.

Ludovica Panzerotto

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3 COMMENTI

  1. Sono venti anni quindi che va avanti questa storia! Non si vergognano tutti i sindaci gli assessori e i funzionari del Comune di Roma e del municipio che si sono occupati dalla faccenda? Quanti soldi sono stati rubati al contribuente con questa inaccettabile gestione della cosa pubblica? Chi ha scritto i bandi di gara dando alle imprese la possibilità di ridicolizzare il Comune di Roma? Perché la Magistratura non interviene facendo pagare i molti colpevoli di questo sfascio?

  2. io l’avrei abbattuto e riprogettato con tecniche nuove meno invasive. lo considero un ecomostro..di cemento.

  3. È evidente che Il palazzetto di Cesano così come tutte le opere pubbliche in zona rappresentano il modo per realizzare proventi illeciti alle organizzazioni criminali che ruotano attorno agli appalti delle opere pubbliche.
    Anche le case Ater di Cesano in via Squitieri hanno avuto la stessa brutta storia , fallimento della società appaltatrice e nessuno del comune che segnala alla procura.
    Chissà come mai.

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