
Fra le tante notizie che arrivano in redazione, che leggiamo sfogliando i giornali o scartabellando la Rete, ci siamo imbattuti in una breve di cronaca, e ci siamo posti un problema di coscienza, un quesito quanto mai banale: che faremmo in questo caso?
Ecco, la stessa domanda la poniamo ai lettori di Vignaclarablog.it, magari per aprire una discussione, un dibattito, un confronto. Che fareste se foste nei panni della madre di questa donna? E nei panni della figlia… avreste cercato vostra madre? Vi proponiamo la lettura della news, e restiamo in attesa della vostra opinione.
Arrivata a 47 anni, Daniela non chiede di incontrare la madre che l’ha abbandonata alla nascita, ma che lei, se ancora in vita, si renda disponibile per un prelievo ematico necessario a una cura basata sulla mappatura genetica, per cui è necessario ricostruire il Dna di almeno uno dei genitori.
«Non voglio forzare nessuno, rispetto la sua scelta – racconta Daniela, affetta da un tumore per cui non basta la chemioterapia – non è necessario che io sappia il suo nome e cognome. Sono disponibile a incontrarla, non la rifiuto, ma questo non è vincolante, il problema è trovarla».
Una missione non facile, tanto che dopo innumerevoli ricerche tra archivi e passaggi in Tribunale, Daniela si è decisa a lanciare un appello, affidato al quotidiano “La provincia di Como”.
Massimiliano Morelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA