Causarono la morte di una donna per l’ebbrezza della velocità: la Corte d’Assise li ha condannati a sei anni di reclusione. I fatti risalgono al 2014, quando durante una serata di marzo due giovani decisero di sfidarsi sulla Flaminia.
Altre vite spezzate sull’asfalto per la smania di oltrepassare i limiti, altre competizioni sfociate in tragedia. La vittima del brutale incidente avvenuto sette anni fa si chiamava Barbara Righetti. Ieri, i protagonisti della gara clandestina sono stati condannati dalla Corte d’Assise; gli imputati, Tommaso Giddio e Mauro Laurenzi, dovranno scontare sei anni di reclusione con l’accusa di aver violato il divieto a gareggiare in velocità.
Alla guida dell’auto che si scontrò contro quella di Barbara vi era Giddio, ma entrambi i ragazzi sono sempre stati ritenuti responsabili alla stessa maniera. Nessuna attenuante generica per loro.
Il fatto
È il 21 marzo del 2014, da poco è scoccata la mezzanotte. Due ragazzi, due amici, hanno terminato la partita di calcetto e salgono ognuno nella propria auto per dirigersi verso casa. Tommaso Giddio ha 23 anni e guida una Golf, lo segue Mauro Laurenzi con i suoi 21 anni appena e una BMW.
Arrivati a Corso Francia, rallentano, abbassano i finestrini, si scambiano qualche battuta e – secondo la ricostruzione della Procura, avallata anche da una testimonianza – decidono si sfidarsi “Quale macchina è più veloce?”.
Danno gas, le auto iniziano a sfrecciare sul viadotto, superano i 100 chilometri orari dove il limite è 50. Svicolano tra le altre macchine, si inseguono, talvolta di affiancano. Ma al civico 1756 di via Flaminia, Tommaso perde il controllo dell’auto, invade la corsia opposta e si scontra violentemente con una Lancia Y; al volante c’è Barbara Righetti, 42 anni, che viene portata d’urgenza all’ospedale Gemelli in condizioni gravissime. Morirà tre giorni dopo, il 24 marzo 2014.
Giulia Vincenzi
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