Tante le ragioni per andare visitare l’area dell’ex Manicomio Provinciale del S. Maria della Pietà, al Trionfale; non ultima quella che il grande parco “della salute e del benessere” è un vero e proprio giardino botanico che accoglie decine di specie arboree diverse e migliaia di alberi tutti peraltro in ottima salute.
Raggiungere il parco è facile e lo si può fare sia con i mezzi pubblici che in bicicletta attraverso la lunghissima pista ciclabile che ha origine dal Parco di Monte Ciocci.
Chi desidera andare in auto potrà parcheggiare in un ampio quanto trasandato parcheggio pubblico su Via Sebastiano Vinci (la strada è intitolata ad un questore della Polizia di Stato assassinato nel 1981 dalle Brigate Rosse).
La città dei matti
La storia del complesso è affascinante: Il 31 maggio 1914 il re d’Italia Vittorio Emanuele III inaugurava ufficialmente l’apertura del nuovo manicomio di Roma che venne subito ribattezzato dal popolino romano come la città dei matti.
Fu costruito su terreni prima incolti e disabitati ma si affermò fin da subito come un punto di aggregazione urbano allorché un intero quartiere gli sorse attorno con la costruzione di abitazioni popolari per i dipendenti e le loro famiglie, linee tram, bus, treno, attività commerciali e scuole.
Allo stesso tempo, però, “la città dei matti” era un enorme strumento di segregazione e annullamento della persona ai danni di coloro che vi erano internati, a volte per motivi futili e pretestuosi addotti dalle stesse famiglie di origine, che scambiavano per pazzia ogni minimo segno di anomalia tipicamente adolescenziale.
Nel 1999 venne definitivamente chiuso, sulla spinta rivoluzionaria innescata a partire dagli anni settanta dal pensiero e dall’opera di Franco Basaglia per una diversa e moderna concezione della malattia mentale.
A giugno 2014 vennero festeggiati i suoi cent’anni e già allora si parlò di bonifica, riqualificazione, rilancio e migliore utilizzo per il bene della città e dei romani degli oltre 500mila metri quadri, 36 edifici, circa 7 chilometri di viabilità interna e una vegetazione unica nel suo genere.
Visita al parco
La visita al parco e alle sue strutture è un viaggio nella memoria, nella storia e nella natura. Sede oggi di alcune strutture sanitarie della ASL Roma 1 e degli uffici del XIV Municipio Monte Mario, ospita anche in alcuni padiglioni storici come il XXVI, la biblioteca storica, il Museo Laboratorio della Mente e il Centro Studi.
L’ingresso al parco ovviamente è libero così come si è liberi di girare in lungo e in largo nel grande comprensorio; la prima cosa che ci si ritrova davanti una volta entrati è il gigantesco edificio che ancora oggi riporta in alto la scritta “manicomio provinciale”.
Da qui ha inizio un lungo e piacevole viaggio tra padiglioni rinnovati, in via di sistemazione o in stato di abbandono; e sono proprio questi con il loro aspetto degradato e inquietante a rendere misteriosa la visita. Vecchie porte sbarrate, finestre con i vetri ricoperti dalla polvere del tempo e poi tante strutture e apparecchiature metalliche ricoperte dalla ruggine.
Tra padiglioni e vecchie fontane da decenni senza acqua spunta poi una chiesa, un parco giochi per bambini e anche un piccolo orto recintato; si può vagare senza una meta, camminare sui viali asfaltati o addirittura correre lungo un percorso realizzato in collaborazione con la FIDAL che si snoda per 3 chilometri e mezzo.
Se a rendere misteriosa la visita sono i vecchi padiglioni abbandonati che un tempo ospitavano i malati, a farci gioire è il tantissimo verde di questa area fortunosamente uscita indenne dalle tante trasformazioni e che ospita colonie numerose di Parrocchetti dal collare e di rapaci notturni (le tracce numerose, sotto forma di morbide piume, sono sparse sul terreno).
Nel Parco del S.Maria della Pietà crescono alberi imponenti e dal fusto gigantesco come i cedri, i lecci, i tigli e i pini; ma crescono anche piante esotiche come la palma azzurra, la canfora, la sequoia e la quercia rossa.
Un vero e proprio paradiso terrestre per chi ama la “silvoterapia”; già perché secondo taluni nell’avere contatti con gli alberi, come abbracciarli, se ne ricava un evidente effetto terapeutico soprattutto a favore della mente; e quale luogo più indicato allora dell’ex-manicomio?
Se poi qualcuno vedendoci abbracciare un cedro o un cipresso (o magari un caco, Dyosporis kaki, carico di frutti) ci prende per matti che importa: in fin dei conti siamo nel posto giusto…
Francesco Gargaglia
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