Si ipotizza il reato di omicidio colposo per l’incidente avvenuto nel primo pomeriggio di lunedì 25 maggio in cui ha perso la vita il ventiduenne Daniele Papa.
Il biposto sul quale volava insieme al suo istruttore Giannandrea Cito è precipitato pochi minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Roma Urbe nelle acque del Tevere all’altezza di Via Vitorchiano in zona Due Ponti e per il giovane originario di Cerveteri non c’è stato scampo.
Al momento non risultano ancora indagati, ma la Procura, che domani nominerà un perito, ha aperto un’inchiesta e attende i documenti redatti da chi ha partecipato alle operazioni di soccorso, nello specifico Polizia Fluviale e Vigili del Fuoco.
Si attende anche il rapporto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo che subito dopo il ritrovamento del corpo del giovane ha a sua volta aperto un’inchiesta di sicurezza di sua competenza e disposto contestualmente l’invio di un proprio investigatore sul luogo dell’incidente.
La dinamica dell’incidente
Ancora da chiarire le cause del disastro, si fa strada tra le ipotesi quella di un guasto al velivolo ma al momento non si possono escludere altre cause responsabili della tragedia.
Dalle testimonianze di Cito, istruttore qualificato della Scuola Urbe Volo e primo ufficiale RyanAir, tuttora ricoverato al Policlinico Gemelli ma non in pericolo di vita, nel momento dell’impatto del mezzo con l’acqua Daniele non sarebbe riuscito a liberarsi dalla cintura di sicurezza, nonostante il suo istruttore abbia tentato ripetutamente di immergersi per soccorrerlo.
Non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno, Cito sarà nuovamente riascoltato sai magistrati per ricostruire la dinamica dei fatti.
Quello che sembrerebbe certo è che il giovane allievo non fosse inesperto di voli; aveva infatti all’attivo già 41 missioni di volo, missioni che per legge consentirebbero di volare in autonomia sotto supervisione.
Dalle ultime ricostruzioni sembrerebbe che i due dopo alcuni esercizi di routine, tra cui due “touch & go”, una manovra ampiamente usata nelle scuole di volo per insegnare all’allievo la corretta tecnica di decollo e atterraggio, abbiano avuto problemi tecnici con il mezzo fino a costringerli ad un tentativo di ammaraggio d’emergenza nelle acque del Tevere.
Le operazioni di recupero
Il corpo del ventenne, ancora incastrato nella cabina di pilotaggio del velivolo, è stato ritrovato nel tardo pomeriggio di martedì 26 maggio, dopo oltre 24 ore dall’incidente ad una profondità di circa dieci metri.
Nella giornata di ieri poi, con non poche difficoltà a causa della forte corrente del fiume in quel tratto e dal fondale melmoso che riduce la visibilità, sono proseguite le operazioni di estrazione del corpo dal biposto e di recupero del velivolo da parte del nucleo sommozzatori dei Vigili del Fuoco.
Il biplano, un Daimond Aircraft DA20-C1 con appena 1.080 ore di volo, è ora sotto sequestro, nei prossimi giorni si procederà ad una serie di accertamenti sul mezzo che potranno fornire un quadro più dettagliato della dinamica dell’incidente.
Accertamenti che sono stati disposti anche sulla scuola e in particolare sulla sicurezza del volo organizzato per Daniele Papa.
La procura ha anche disposto l’autopsia sul corpo del ventiduenne per capire cosa abbia provocato il decesso. Si ipotizza che Daniele possa essere annegato, visto che lo stesso istruttore avrebbe raccontato di aver cercato di salvarlo sganciandogli le cinture di sicurezza, purtroppo senza riuscirci, ma al momento non si escludono altre ipotesi.
Ludovica Panzerotto
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