
La serata di venerdì 22 maggio, in via Riano, prolungamento della movida di Ponte Milvio, è stata peggiore di quella di lunedì 18. Centinaia di ragazzi, corse di macchine e macchinine, assembramento in mezzo alla strada, distanziamento zero, mascherine inesistenti. Il tutto fin dopo l’una di notte nonostante le telefonate dei residenti ai centralini delle Forze dell’Ordine.
A che pro annunciare nel corso della giornata la messa in campo di migliaia di agenti a controllare e frenare gli eccessi se poi in via Riano succede quel che succede? Come si consente a locali dalle misure lillipuziane di far stazionare davanti l’ingresso centinaia di avventori per ore?
Domande che si pongono i residenti, che rimbalzano sulle chat di condominio, che trovano sfogo sulle testate locali e nazionali, com’è accaduto per la serata del 18 maggio. Domande però che non trovano risposta. Domande di cui si fa carico il “Comitato Abitare Ponte Milvio” che, tramite il suo portavoce Paolo Salonia, ancora una volta si rivolge alla stampa sperando così di fare breccia nel mutismo delle istituzioni.
“Venerdì 22 maggio sera, ancora via Riano, ancora davanti allo stesso locale, dal dopo cena all’una di notte è andato in onda il palinsesto annunciato: assembramento di centinaia di giovani, urla, corse di macchine, risse. Naturalmente distanziamento sociale inesistente, ma questo è un particolare secondario” scrive Paolo Salonia rilanciando i quesiti che gli iscritti al Comitato si fanno da inizio settimana: “Le pattuglie delle Forze dell’Ordine dove sono? Insostenibile il rapporto numerico tra le folle scalmanate della movida e le pattuglie messe su strada. Le telefonate dei cittadini ai centralini delle Forze dell’Ordine che risultati producono? Chi controlla il territorio? Quando? Evidentemente le denunce non sono sufficienti. Gli articoli sui giornali meno che meno”.
“Il gran parlare che sindaci, amministratori, sociologi, epidemiologi, virologi, presidenti di Consiglio è solamente la solita chiacchiera, severa e preoccupata, destinata ad ingrossare oltre ogni limite di sopportazione il volume della retorica. Poi quello che accade nel mondo reale, sul terreno, è ben altra storia: la Sindaca, concentrata sulla sua campagna elettorale, regala il 35% in più di marciapiede per qualche tavolino da aggiungere ma non si azzarda ad assumere immediatamente provvedimenti drastici imponendo un diverso e anticipato orario di chiusura dei locali di somministrazione, ordinando l’immediata chiusura di quelli sicuramente diretti responsabili di quanto continua ad accadere“.
“Quanto sta accadendo questi giorni in via Riano è grave” sostiene il portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio puntando il dito contro “il gestore del locale, la Sindaca, il Presidente del XV Municipio, le Forze dell’Ordine e quanti rivestono ruoli di responsabilità e di governo del territorio” rei, secondo Paolo Salonia, di “essere i responsabili di questa situazione” e ai quali indirizza nuovamente una richiesta precisa: “chiediamo che vengano immediatamente assunte tutte le misure per bloccare questa insostenibile situazione prima ancora che possa nuovamente manifestarsi“.
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Come al solito riportate se pur virgolettate informazioni menzoniere, dovreste controllare la veridicità di ciò che publicate invece di “dare voce” a deliri evidentemente mossi da motivi personali di certa gente
A volte mi sembra che molte persone abitino in un’altra città….e non lo penso per “motivi personali”….piuttosto temo che alcuni facciano finta di vivere in un’altra città per motivi personali…..
Persone che si comportano erano così anche prima del lockdown. Quindi di che si vuole discutere. La grettezza mentale non si cancella.
Se sentiste i commercianti della zona parlare fra loro vi accorgereste che il problema sicurezza,distanziamento e tranquillità del quartiere sono attenzionati e all’ordine del giorno. Il problema è che se una persona parcheggia in doppia fila nessun comitato di quartiere si erge a baluardo contro la maleducazione e chiede l’intervento delle forze dell’ordine in maniera più massiccia mentre nel caso di incivili personaggi che farebbero casino anche con due birre comprate al supermercato si è subito pronti a dare contro ai demoni della movida. Ci vuole più equilibrio, altrimenti sembrano solo discorsi tesi a curare il proprio orticello. E l’intervento di singoli elementi sembra solo accusatorio e non propositivo di studiare una soluzione insieme ai commercianti che sono,faccia piacere o no, il motore del quartiere.
In quella via coesistono 6 locali di diverso genere, in 30 m lineari. La strada è stretta, è il collo d’imbuto dei due sensi unici di via Flaminia. Presumere la responsabilità di quanto accada per la strada in capo a un esercente, specie in questa fase2, è censurabile a priori. Sembra proprio una notizia forzata, per attirare l’attenzione di qualche Istituzione A danno di un singolo locale. Aggiungo che in quel tratto di strada: o assembramenti o corse di macchine. Le due cose non possono coesistere. Ci si aspetta più cronaca e meno politica da un blog di quartiere.
Ognuno è libero di danneggiare la propria integrità fisica ma non il diritto di nuocere a quella del prossimo.
Alcuni interventi lasciano sinceramente allibiti e sconsolati, perchè testimoniano di come sia pervicace il costume di voler dimostrare l’indimostrabile, comunque e sempre, per default. Il tutto condito con livelli più o meno alti di disinformazione (o questa è strumentale?).
Premettiamo subito che i Comitati di quartiere sono costituiti da cittadini che, solitamente, sono persone normali, consapevoli della realtà nella quale vivono, che non si riuniscono in Comitato perchè non hanno altro da fare o, meglio ancora, per rompere le scatole a quella o quell’altra categoria di cittadini, specie se lavoratori, preferibilmente commercianti.
Piuttosto è utile ricordare che i Comitati riuniscono cittadini che dedicano parte del loro tempo (sottraendolo evidentemente ad altre cure personali) per cercare di contribuire all’innalzamento della “qualità della vita” (per dirla sinteticamente con un termine conosciuto ai più) del quartiere nel quale vivono.
Addirittura spingendosi alle problematiche dell’intera città, figuriamoci un po’!
E parlare di qualità della vita, banalmente significa parlare di pre-occuparsi (il prefisso è volutamente staccato dal verbo per esprimere il significato di anteriorità nel tempo dell’azione espressa dallo stesso verbo, quindi agire prima che si verifichino fatti e situazioni che poi è necessario rincorrere, denunciare, riparare) del “bene comune” rappresentato anche dall’equilibrio dei diversi diritti, salvaguardando il reciproco rispetto delle libertà di tutti.
In pratica e sostanzialmente significa parlare della convivenza civile, nei suoi vari aspetti.
Pre-occupandosi quindi anche della macchine in seconda fila!
Infatti, per tranquillizzare chi, evidentemente molto disinformato, si lamenta per questa mancanza di voce, si ricorda sommessamente che uno degli argomenti maggiormente reiterati nelle denunce sul degrado devastante dell’area, da almeno otto anni (spessimo ospitate su questo giornale online), riguarda la “sosta selvaggia” e la mancanza sistematica di altrettanto sistematici controlli e contrasti del fenomeno da parte della Polizia Urbana. Numerosissime sono state anche le proposte per soluzioni condivise, non ultima l’adozione di strisce blu.
Per non farla troppo lunga ed entrando nello specifico, si rendono necessarie alcune precisazioni che comunque si basano sulla lunga premessa.
Se i cittadini, che abbiamo visto essere persone di fede, testimoniano l’accadimento di certi fatti in un certo luogo, evidentemente questi fatti si sono svolti e in quel luogo.
E’ giusta la descrizione di via Riano, così come risponde a verità che sulla stessa insistono alcuni locali.
Ma dubito sia da mettere in discussione il fatto che l’assembramento che si verifica puntualmente, ed è oggetto delle (giustissime) denunce, abbia la caratteristica tipica del nugolo di api intorno ad un’unica arnia e non sia, viceversa, distribuito equamente per tutta la lunghezza della strada, magari addensandosi davanti alla pasticceria (per dire una vendita a caso).
Ma si sa, è tipico nel costume italico fare ricorso alla dietrologia quando non si hanno altri argomenti a disposizione.
Quali sarebbero dunque gli interessi mal celati di colpire individualmente questo o quell’altro specifico locale? Si tratta per caso di una guerra tra esercenti che, per danneggiarsi l’uno contro l’altro, utilizzano strumentalmente ignari e sciocchi cittadini, per definizione rompiballe e parrucconi?
Mi sembra francamente debole.
Piccola nota sulle corse di macchine: dove che sia l’assembramento (e lo sappiamo tutti dov’è), rimane comunque sufficiente tratto di strada prima della svolta su viale di Tor di Quinto per dedicarsi a rumorose sgommate.
Passiamo poi al tema cruciale dei rapporti con i commercianti, proprio perchè questo rapporto esiste e si è costruito negli anni con molto reciproco rispetto e intelligenza. Ma evidentemente anche questa circostanza è totalmente ignorata da chi costruisce supposizioni e trancia giudizi quanto meno affrettati e superficiali.
Sappiamo perfettamente quali siano le loro preoccupazioni, specialmente le attuali nei confronti delle quali ribadiamo la nostra solidarietà e abbiamo sollecitato l’Amministrazione ad adottare misure ben più efficaci e di sistema che non la mancetta del 35% di marciapiede.
Proprio per questo motivo continuiamo a sostenere che certi accadimenti (quelli che denunciamo e che continueremo a contrastare) danneggiano, ancor prima della qualità della vita dei residenti e degli stessi avventori, tutta quella maggioranza di lavoratori che svolgono la propria attività con coscienza, rispetto delle regole e senso di responsabilità.
Siamo assolutamente d’accordo, sicuramente “ci vuole più equilibrio”.
Lo capiamo persino noi, semplici cittadini, che non abbiamo “orticelli da curare” come scritto poco sopra.
E lo capiamo talmente tanto che, infatti, non ci limitiamo a denunciare i fatti, ma siamo sempre lì pronti a sederci intorno ad un tavolo, con tutti i soggetti espressi dal territorio, per discutere come salvaguardare il “bene comune” ed essere tutti soddisfatti. Ma anche quella affermazione è frutto di evidente disinformazione.
Diciamo “tutti soddisfatti” perchè dobbiamo continuare ad essere “tutti” nelle nostre diversificazioni.
L’omologazione, la monocultura, l’assenza della (bio)diversità uccidono la vita, anche quella del quartiere (e infatti già lo vediamo), i suoi colori e i suoi rumori, l’economia, la convivenza.
Tutto appiattito su un unico motore rappresenta un modello che non ci piace.
Diversifichiamo l’offerta in modo di non avere una unica e sola somministazione di cibo e bevande a cielo aperto senza soluzione di continuità.
Soprattutto pre-occupiamoci di migliorare l’offerta e i modelli che presentiamo colpevolmente ai nostri giovani, distruggendone la formazione e il futuro.
Paolo Salonia
Portavoce Comitato Abitare Ponte Milvio
Soprattutto in questi tempi di Covid 19.
Ieri notte sono stato testimone di come nel quadrante Piazzale Ponte Milvio, viale Tor di quinto, via Riano, via Flaminia si è concretizzata, almeno a mio avviso (ma non sono un penalista), la fattispecie prevista nell’art 452 del Codice: “delitti colposi contro la salute pubblica”.
Erano presenti, infatti, gli elementi per una potenziale diffusione di germi patogeni dato l’elevato numero di frequentatori su marciapiedi, sulla carreggiata stradale e negli spazi antistanti i vari locali. Non veniva rispettata la distanza interpersonale, l’assembramento e l’obbligo della mascherina, che, pur nella nostra regione in queste condizioni è obbligatorio indossare.
Far rispettare le distanze, sarebbe stato d’altra parte impossibile, una volta concretizzatasi una tale numerosità di presenze per il noto principio dell’impenetrabilità dei corpi.
Altrettanto critica la situazione delle consumazioni nei locali. Qui era arduo ipotizzare, sempre in relazione alla numerosità dei frequentatori, il rispetto dei protocolli previsti nei vari decreti anti covid.
Il pericoloso caos che si è generato nel susseguirsi del tempo ha visto coinvolti anche sfilate di rombanti biker, di colonne di auto inquinanti, sostanzialmente ferme, l’aria era irrespirabile, da disturbi per rumore antropico e pericolose permanenze oltre le ore lecite.
E’ stridente pensare a quanti giovani in età scolare fossero presenti, mentre per sicurezza(!) la scuola riaprirà solo il primo settembre e a seguito di un rigido protocollo. Privilegiamo scuola e insegnamento!
Nel momento della mia presenza (ore 24) ho osservato solo una pattuglia dei Carabinieri in perlustrazione ma non intervenuta. Evidentemente era ritenuto, rispetto alla situazione creatasi, vano un provvedimento.
Quanto è avvenuto è in forte contrasto con la tutela della Salute Pubblica, la sicurezza della vita, l’integrità fisica e individuale e della collettività. Ed è in contrasto anche con la doverosa ripresa delle attività economiche e di ristorazione. E’ un fenomeno di “incoscienza di massa” e di lassismo e incapacità storica nel saper affrontare il fenomeno movida
Cosa ci aspettiamo come cittadini? e come cittadini che si son dati da fare nel Comitato Abitare Ponte Milvio. Che quanto avvenuto nei giorni scorsi, ed in particolare ieri, a Ponte Milvio come in altre zone di movida romane, non si riproponga più. Occorre un’azione intelligente, degli Enti deputati, finalizzata e funzionale al problema da risolvere. D’altra parte le norme in questo caso non mancano, né manca l’appoggio della pubblica opinione.
Ci attendiamo da Prefetto, Questore, Sindaco una pronta convocazione per deliberare provvedimenti necessari, adeguati alla tipicità del fenomeno movida da contrastare. La controprova dell’efficacia l’avremo nei prossimi giorni.
Si può fare!
Se e quando l’epidemia ripartirà a razzo e i locali verranno chiusi altri 3 mesi, qualcuno chiuderà definitivamente davvero. Sempre che non vengano contagiati anche i dipendenti o i titolari dei locali suddetti, nel qual caso il problema potrebbe essere un filo più grave anche per loro, con chiusure pesanti davvero (ammesso di salvare la pelle).
Abbiamo già contato morti a migliaia, non tutti anziani, non tutti in preesistenti precarie condizioni di salute. Sono morti bambini, giovani, uomini e donne e tanti anziani. Ve la sentite di giocarvi i vostri genitori, i vostri fratelli, i vostri nonni alla roulette russa? Continuate così, fate(-vi) del male.
E alla fine, se non siete capaci di tutelarvi e di tutelare gli altri, nello specifico i vostri familiari e i vostri amici, Darwin interverrà per voi.
Continuate, continuate pure a giocare con il fuoco.
Sicuramente non hanno capito che la mascherina non serve a proteggere chi la indossa ma gli altri (il cosiddetto prossimo). O se ne fregano.
la movida era un problema anche prima del COVID. Sono anni che se ne parla ma i risultati sono sempre gli stessi; probabilmente ci sono troppi interessi “sporchi” che ruotano attorno ad essa. Faccio pure notare che ad oggi neanche il semaforo di Corso Francia dove è avvenuta la tragedia delle due ragazze è stato sistemato.
Per questo la Raggi si ripresenta.
mettere tutto appppposto , quello che non ha corretto e quello che non ha fatto.
Mauro , ma tu sei una malalingua ! mammica penserai che se vedi indisturbati pischelli che girando lo specchietto del motorino lo usano per comporre simpatiche striscioline di robbba bianca vorrà dire che c’è del losco da non disturbare ?
@ Mauro & Aragorn. Scusatemi tutti e due: in questo momento il COVID è al disopra di ogni altro problema.
I commenti qui presenti esprimono la stessa preoccupazione, (ed è cosa rara in Italia trovare 14 persone concordi in una valutazione!). Questo indica che l’attesa e il sostegno da parte dei cittadini nei confronti di chi deve governare questo fenomeno e reprimere comportamenti contro la salute pubblica sono avvertiti e pretesi dai cittadini.
Sappiamo che un fenomeno, prevalentemente giovanile, come questo richiede presa di coscienza, consapevolezza e senso di responsabilità da parte dei singoli frequentatori, per essere superato. Ma, resta il fatto che in attesa di questa obbligata presa di coscienza sul significato di Comunità, occorre associare una azione dissuasiva e/o repressiva.
In proposito faccio presente che ieri sera lunedì, nella zona incriminata, intorno alle 24, nei locali aperti all’esterno, in uno in particolare, c’erano tavolate di numerosissimi giovani seduti ravvicinatissimi senza maschere, come il 9 marzo e nulla fosse accaduto nel frattempo; steward al lavoro non ne ho visti. E non è intervenuta, per quanto ho potuto io rilevare a quell’ora, alcuna forma di dialogo e dissuasione o repressione da parte di polizia urbana, polizia statale o carabinieri.
Sarà quindi lecito attendersi una linea di azione condivisa e coordinata da parte di Prefetto Questore e Sindaco in settimana
I commenti qui presenti esprimono la stessa preoccupazione, (ed è cosa rara in Italia trovare 14 persone concordi in una valutazione!). Questo indica che l’attesa e il sostegno da parte dei cittadini nei confronti di chi deve governare questo fenomeno e reprimere comportamenti contro la salute pubblica sono avvertiti e pretesi.
Sappiamo che un fenomeno, prevalentemente giovanile, come questo per essere superato richiede presa di coscienza, consapevolezza e senso di responsabilità da parte dei singoli frequentatori. Ma resta il fatto che in attesa di questa prima o poi obbligata presa di coscienza sul significato di Comunità, deve essere associata una azione dissuasiva e/o repressiva.
In proposito faccio presente che ieri sera lunedì, nella zona incriminata, intorno alle 24, nei locali aperti all’esterno, in uno in particolare, c’erano tavolate di numerosissimi giovani seduti ravvicinatissimi senza maschere, come il 9 marzo e nulla fosse accaduto nel frattempo; steward al lavoro non ne ho visti. E non è intervenuta, per quanto ho potuto io rilevare a quell’ora, alcuna forma di dialogo e dissuasione o repressione da parte di polizia urbana, polizia statale o carabinieri.
Sarà quindi lecito attendersi una linea di azione condivisa e coordinata da parte di Prefetto Questore e Sindaco in settimana.
Questo lo avevamo capito. Ma non mi meraviglia che zone interessate da spaccio e prostituzione minorile sia frequentate da gente che se ne frega del COVID…e che le forze dell’ordine voltino lo sguardo dall’altra parte.
Educazione, rispetto delle regole, buone maniere, ecc. ecc. sono concetti ormai scomparsi dal vivere quotidiano. La società è malata cronica e di chi è la responsabilità? Il buonismo adottato da una linea politica “Scevola” le ha procurato consensi elettorali da parte di chi non capisce che troppa libertà per qualcuno significa limitazione per quella di altri.
“E’ la Casa Della Libertà: facciamo un po’ come c…o ci pare” (cit.)
Quelli di Scevola non hanno nemmeno la mano sana, sono abituati a salutare con l’altra.