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Aspettando di poter tornare sui sentieri dell’Insugherata

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Quando potremo tornare alla vita sociale, anche se dovremo rispettare le prescrizioni che saranno imposte in termini di distanziamento sociale e protezione con le mascherine, sarà comunque bello riappropriarci della nostra natura, in special modo quella che abbiamo sotto casa;  sarà oltremodo piacevole tornare a scoprire le bellezze dell’Insugherata.

Roma Nord ha tante riserve e aree verdi ma nessuna bella, selvaggia e diversa come la Riserva Naturale dell’Insugherata: un gioiello di 700 ettari chiuso  tra aree popolose ma che non ha perso nessuna delle sue peculiarità.

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Questa volta vogliamo accompagnarvi lungo i sentieri più belli mostrando, specie a chi non la conosce bene, quali sono le meraviglie di questa area protetta.

Sebbene alla Riserva si possa accedere da tantissimi varchi creati nel tempo lungo i suoi confini l’Insugherata ha in realtà un solo accesso “ufficiale” in Via Castagnola e un secondo ingresso coincidente con il percorso della “Via Francigena”.

La ragione di un unico ingresso è da ricercare nel fatto che questa area protetta, che comprende anche terreni privati, in realtà non è un parco pubblico. La Legge Regionale che l’ha istituita ha voluto prioritariamente preservare un luogo di grande importanza naturale e paesaggistica e quindi l’ingresso deve avvenire “in punta di piedi”.

L’accesso di via Trionfale

Sulla Trionfale, l’accesso di Via Paolo Emilio Castagnola è prospicente all’Ospedale S.Filippo Neri facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici; da qui è possibile entrare nella Riserva e praticamente raggiungere ogni suo angolo.

L’entrata alla Riserva coincide con  il “sentiero del Picchio”, un sentiero inaugurato anni fa e che si snoda attraverso boschi e piccole praterie fiorite. Si tratta di un percorso agevole con modesti dislivelli arricchito con tabelle illustrative e che si affaccia sulla Valle dell’Insugherata.

Volendo si può lasciare il sentiero, scendere nella valle e seguendo il tracciato arrivare in circa 1,5 km al Fosso dell’Acqua Traversa poco distante dalla Cassia.

L’accesso dalla Cassia

L’accesso all’ultima tappa della Via Francigena è invece sulla Cassia al civico 1081, altezza del GRA;  da qui ha inizio un largo sentiero che costeggiando il Fosso dell’Acqua Traversa in circa 4 km porta alla Trionfale.

Il sentiero è ben evidenziato e arricchito con cartelli indicatori e pannelli illustrativi oltre ai caratteristici segnali bianco-rossi con l’immagine stilizzata di un pellegrino. Il tracciato ha un andamento Nord-Sud per poi piegare, all’altezza di quella che un tempo era un’area umida, decisamente verso Est e corre accanto ai filari di salici che crescono lungo i fossi.

Ci sono però anche due “varchi” in zona Cassia Antica

Nei pressi di via Cassia,nel tratto comunemente noto come Cassia Antica, ci sono altri due varchi: non sono ingressi ufficiali ma l’accesso è comunque consentito: uno è in via dell’Acqua Traversa e l’altro,poco più avanti, in via Panattoni.

Il sentiero di Via dell’Acqua Traversa è nei pressi del grande maneggio e porta a Via Taverna (zona Trionfale) costeggiando il piccolo fosso della Rimessola.  Il sentiero molto piacevole è interamente pianeggiante e attraversa ambienti diversi tra di loro.

Dopo circa un chilometro si può deviare sulla destra e lungo una sterrata in salita raggiungere Via Rosa Gattorno e una grande fattoria. Qui la vegetazione prevalente è costituita dai pioppi (che crescono per lo più su terreni freschi) e dalle tante piante di ginestra.

Questa zona offre anche una variante: all’incrocio tra via Taormina e Via dell’Acqua Traversa nella rete che delimita la riserva ci sono ampi squarci (fatti dai cinghiali) che permettono di passare e raggiungere la cima della collina da dove si gode un incredibile panorama.

Costeggiando il bosco di sughere e carpini con il suo fitto sottobosco di pungitopo, si arriva dopo circa un chilometro all’accesso di Via Sestriere. Qui ci sono ampi spazi dove lasciar correre i cani.

Su Via Panattoni, poco prima dell’impianto sportivo con i campi da tennis, un cancello con viottolo dirige ad una grande villa e alla Riserva; sebbene i terreni in quel punto siano privati i proprietari hanno dato il loro consenso al passaggio. Questo è senza alcun dubbio uno dei sentieri più belli dell’Insugherata.

Inizialmente si costeggia il Fosso dell’Acqua Traversa fino a quando, scavalcando il torrente, non si riesce a passare dalla parte opposta ricongiungendosi con la prima parte della Francigena.

Cento metri dopo aver incontrato un pannello illustrativo e una caratteristica panca in legno, si svolta a sinistra e camminando lungo la riva destra del fosso si arriva al bosco di S.Spirito.

Il sentiero evidentissimo attraversa il suggestivo bosco di castagni e carpini (ma anche di piante di agrifoglio) dove è facile individuare le numerose tane di istrici (inconfondibili per la terra smossa e per gli aculei sparsi in terra). Attraversato il bosco il sentiero sbuca su di un ripido ma molto caratteristico tratto sterrato eroso dall’acqua.

Tra le fenditure del terreno è possibile individuare i fori fatti dai Gruccioni che nidificano proprio sulle pareti ripide e friabili (il Gruccione è un migratore e pertanto non è presente tutto l’anno). Continuando a camminare si arriva in Via Gattorno, ai confini della Riserva e in zona Trionfale.

Muovere nella Riserva è facile e non c’è assolutamente il pericolo di perdersi; se vogliamo esplorarla tutta basta scaricare dal sito di Roma Natura la “carta dei servizi” cliccando qui.

La Riserva è un concentrato di biodiversità: tantissimi gli alberi (sughera, leccio, olmo, pioppo, salice, castagno, carpino, pino), i cespugli e gli arbusti (felce, pungitopo, cisto, rosa selvatica, ginestra) e la fauna che è quella dell’Appennino: istrici, tassi, volpi, ricci, rettili, anfibi e numerose specie di uccelli compresi rapaci diurni e notturni.

A preoccupare potrebbero essere i cinghiali che nell’Insugherata hanno trovato un habitat idoneo; in realtà il cinghiale durante il giorno riposa all’interno delle macchie e nella Riserva è difficile incontrarlo; se abbiamo un cane teniamolo al guinzaglio (un obbligo previsto in tutti i Parchi Nazionali e  le Riserve d’Italia) lasciandolo libero eventualmente nelle aree dove di solito si concentrano i “canari”.

Camminando prestiamo attenzione al terreno perché oltre alle tante tracce di animali (sotto forma di piume e aculei) potremmo scovare anche delle conchiglie fossili o piccoli frammenti di vasi etruschi o frammenti di marmo: le tracce di civiltà antiche che hanno abitato l’Insugherata.

Francesco Gargaglia

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