Rai 1, Mediaset, Sky, tv private o a pagamento poco importa. Via etere, idem con patate, per tacere dei social, della Rete. Al bar non si parla d’altro. Scuole chiuse, avamposti blindati, pure Nicola Zingaretti ce l’ha, pare lo scambio di figurine dei ragazzini d’un tempo, “ce l’ho!”, “mi manca!”.
Ironia spicciola di chi inventa gag più o meno ironiche sul problema. Il comunicato del Consiglio dei Ministri, il calcio si ferma oppure no? Tutto chiuso, ma la gente s’incontra lo stesso, in piazzetta, al muretto o dietro il convento delle carmelitane scalze poco importa. Più che una epidemia da tampone, pare una malattia mentale.
Vietato baciarsi, stringersi le mani, abbracciarsi, financo d’amarsi. Uno ieri sera mi ha detto “non ti abbraccio perché ho paura d’infettarmi”, gli ho risposto “fossi Belen Rodriguez eviteresti di farlo? Magari mi poggeresti anche la mano sul lato B“. Cinema chiusi, sale scommesse fuori gioco, i giudici che tirano giù la saracinesca fino al crepuscolo di maggio, c’è la scusa per non pagar fatture insolute (“sono tutti in quarantena, in amministrazione c’è nessuno!”), liberi professionisti nel panico, è sold out negli ospedali, il sistema è al collasso.
Frana la libertà, ammesso e non concesso qualcuno di noi sappia cosa sia veramente la libertà, viviamo chiusi in casa e la casa adesso pare un carcere con la porta aperta, per la serie “puoi uscire, ma…”. Non c’è esperto o pseudo tale che esprima opinioni nel merito, i salotti televisivi sono desolatamente vuoti, con buona pace di quelle comparse da spalti che guadagnano quaranta euro lordi a trasmissione pur di sbarcare il lunario.
I consigli sono da libro di educazione civica da prima media: lavatevi spesso le mani, non toccatevi gli occhi, la bocca, il naso… viene da pensare che se passa un gatto nero chi crede nella sfiga non possa fare gesti apotropaici… che beffa per chi quando vede il micio in total black si ferma in mezzo alla strada per far passar davanti il primo che gli sta alle spalle.
Stiamo diventando isterici, fra numeri di contagiati, misure preventive che lasciano di stucco e immagini che vorremmo dimenticare, come quei paesotti lombardi desolatamente svuotati, manco fossero riflessi filmati raccolti nella steppa, nella tundra o nel deserto del Gobi. Fino a ieri vigeva la salvaguardia degli alberi, la foresta amazzonica e via cantando, ora ci si deve soffiare il naso solo col fazzoletto monouso, come se allo spreco di carta ci pensasse più nessuno.
La società del 2020 è questa, prendere o lasciare, si convive con l’allarmismo e col bisogno d’esser protagonisti d’un selfie che cambia l’istantanea di chi offriva l’autoscatto con la bocca a sedere di gallina con quella di chi tossisce portando l’avambraccio all’altezza del naso, in stile con il refrain videomusicale di Rovazzi.
Epidemia? Pandemia? Signori fate il vostro “gioco”, mentre mi inorgoglisce il fatto di non aver scritto il nome della malattia in questo pezzo leggero, senza pretese, se non quella d’un attimo di riflessione.
Massimiliano Morelli
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Sono perfettamente d’ accordo con Massimiliano Morelli: questa è isterìa, psicosi collettiva che sta procurando danni economici enormi ai quali inetitabilmente potremo rimediare solo con una “stretta fiscale” fiscale molto pesante.
Il “Sole 24 ore” ha pubblicato uno studio comparativo delle grandi epidemie a partire da quella terrificante del 1917. Non mi sembra che l’attuale sia tale da giustificare la paralisi del Paese ( persino gli uffici giudiziari).
Personalmente sono un sopravvissuto dell’epidemia (l’asiatica) del 1957che, almeno a Roma, mise a letto tantissime persone con sintomi gravi. Ma la città continuò a vivere. Il mio ufficio non chiuse benché io fossi stato colpito dal virus. Tutto, o almeno la fase più grave, si risolse spontaneamente in poche settimane.
Se i provvedimenti drastici e, forse ,opportuni se lo dicono eminenti virologi e autorità di Governo, dovessero durare a lungo il nostro Paese andrebbero incontro ad una lenta agonia. Si rischia di morire per la sola paura di morire.
Gli psichiatri mettono in guardia contro i pericoli di un’eccessiva enfatizzazione del fenomeno, dal bombardamento di notizie ( in Tv non si parla d’altro). Questo crea ansia e dall’ansia il panico che fa perdere la testa. Guariti dal virus aumenteranno i nevrotici e gli psicotici. Per non parlare del Servizio sanitario nazionale che andrà in completo fallimento ( se è vero che ogni esame costa migliaia di euro).
L’operazione riuscirà ma il malato sarà morto.
Con questo non voglio fare terrorismo alla rovescia. Benissimo drastiche misure igieniche, ma niente “domiciliari” per tutti i familiari, amici, parenti,conoscenti.
E, poi, queste persone discriminate solo per la pelle gialla! Nel mio condominio ne ho alcuni che incrocio e mi guardano come se mi volessero chiedere scusa (di che?). Vorrei abbracciarli. Non lo faccio perché loro non amano questi contatti ,anche nel saluto, e perché intorno a me si formerebbe subito un cordone sanitario.
Confesso di essere disorientato e lo sono ancor più dopo che ieri in tv Burioni fa detto “che non è un’influenza”. Allora è qualcosa di nuovo, sconosciuto. Gli psicologi sostengono che tutto quello che ci è sconosciuto ci fa paura a cominciare dalla morte.
In tutto questo ci sono dei lati positivi; e non solo per i ragazzi che non vanno a scuola.
Abbiamo scoperto strade con pochissimo traffico, meno inquinamento, meno malattie polmonari, meno riscaldamento globale.
Poi il telelavoro, sempre poco gradito ai datori di lavoro e non favorito dai sindacati, ma che ha innumerevoli vantaggi per tutti e tutto. Ora si chiama smartwork, lavoro intelligente.
E che dire dell’insegnamento via teleconferenza, skype, televisione,radio. Non vale obiettare che così si ostacola la socializzazione tra alunni ed il contatto educatore-discente. E’ più efficace un’ora di attento apprendimento di fronte ad un computer che 3 ore di distratta presenza in classe. Già esistono corsi di laurea online. Non ci sono scuse. E poi si affaccia la rivoluzione del 5 G che rivoluzionerà tutto. E’ un progresso ineluttabile.
Infine molti giovani, basti vedere i commenti online, hanno riscoperto il piacere di stare a casa anche a leggere un buon libro. Le uscite sono spesso una cattiva occasione.
Ex malo bonum, diceva sant’Agostino.
Mi auguro che questa drammatica esperienza venga ricordata per questi sui esperienze che facilitano per tutti le condizioni condizioni di vita.
ISOLAMENTO: serve DAVVERO? Cosa rischiamo se non lo facciamo?
https://www.youtube.com/watch?v=gC1Y70My_iE
@ Paolo Fenizi,
tutti seguiamo perché interessati il fenomeno “Coronavirus”, i media tutti si sono spesi nello spiegare di cosa si tratta, molti programmi televisivi sono stati dedicati al racconto ed alla spiegazione di fenomeni simili come la periodica “influenza” con l’avvio della relativa campagna informativa con affissioni presenti in tutti gli uffici pubblici, nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro, individuazione di quelle fasce della popolazione interessata ovvero più a rischio salute nel caso di influenza perché in là con gli anni o comunque soggetti con situazioni note particolari e la preparazione in tempi utili del vaccino corrispondente che si trova nelle farmacie anche nelle forme previste dalla medicina omeopatica cioè confezioni di 6, 8, ecc. ecc. flaconcini da bere, alternativi all’iniezione.
Nel caso specifico oltre alle notizie preoccupa quello che hanno raccontato chi è stato infettato dal coronavirus sopratutto per la sua rabbiosità come è stato spiegato, aggredisce come una morsa il sistema respiratorio crea soffocamento per cui reagisce e si salva chi è nelle condizioni fisiche per farlo, alcuni contagiati infettati come è noto risolvono senza sintomi o conseguenze, altri purtroppo no. Quali e quanti è sempre caso per caso o virus per virus.
Il sistema di contrasto messo in campo in Italia è quanto mai volto alla tutela della salute pubblica, le regole stabilite costituiscono le forme di protezione più opportune ed alla portata di tutti per evitare la propagazione del contagio di questo virus sconosciuto.
Purtroppo per chi ha pochi argomenti questa situazione e quanto richiesto alla popolazione, poco si prestano a strumentalizzazioni o altro comprese valutazioni o insinuazioni sulla spesa aggiuntiva per lo Stato.
Ancora una volta viene sollecitato il riavvicinamento alla politica così da avere sempre riferimenti, voci, conforto e sostegno anche in questo frangente indispensabili.
Articolo sconcertante…
Anch’io ricordo il quotidiano bollettino dell’asiatica del 1957…se non mi sbaglio me la presi pure . Ci furono tanti morti però, la gente se ne andò ” tranquillamente” al creatore perché non c’erano respiratori o terapie intensive gratuite, la popolazione era mediamente molto più giovane e più forte …e anche più obbediente, perché anche allora ci venne raccomandato di NON andare al cinema e uscire il meno possibile e ci uniformammo tutti . Ora ci sono tantissimi anziani, molti malati cronici che sopravvivono grazie a cure allora nemmeno concepibili per cui la polmonite può essere il colpo di grazia ; ci sono le psicosi di massa alimentate dai media, c’è la pretesa di essere “immortali”e invincibili , ci sono infinite occasioni di incontri …..oltre alla cretineria diffusa ( basti pensare a chi si è stipato sui treni per fuggire dal Nord o a chi ha continuato con la movida a oltranza o continua ad ammassarsi nei supermarket – o in fila davanti ad essi- aspettando di entrare fare provviste annuali senza ascoltare chi comunica chiaramente che gli alimentari resteranno SEMPRE aperti tranne la domenica ) …..mi pare sacrosanto che si cerchi di contenere il fenomeno, anche a seguito della costatata disobbedienza civile che porta a sottovalutare il pericolo oggettivo di un virus che non è di per sé letale ma contagiosissimo questo si ( ho un fratello medico e parlo a ragion veduta) . Se non SI ORDINA CON LE MINACCE ( alias multe e controlli a tappeto ) alla gente di stare a casa, ci saranno ancora più morti e danni . Tra l’altro …che male c’è a stare a casa ? Con tutti i canali tv a disposizione, pc e quant’altro ci sono molte più occasioni di svago rispetto al 1957!!!!!