
Come si sconfigge un pregiudizio? Raccontandolo. Questa è la filosofia della Human Library, sorta in Danimarca e abbracciata dal Liceo Farnesina. Tra le mura della biblioteca della sede centrale della scuola in via dei Giochi Istmici a Vigna Clara, la mattina del 9 dicembre sei persone vittime di pregiudizi racconteranno la loro storia agli studenti, per abbattere le barriere che li confina ai margini.
La professoressa Pietrina Pellegrini, referente del progetto insieme alla professoressa Mara Muratori, ci ha raccontato come funziona.
“Non è una conferenza, è un dialogo tra un testimone consapevole di appartenere a una minoranza soggetta a un pregiudizio e i nostri studenti. Come un libro vivente, ogni persona racconterà la propria esperienza e i ragazzi, dopo aver ascoltato, potranno porre le loro domande. È un esperimento. Il nostro obiettivo principale è insegnare ai ragazzi a superare gli stereotipi attraverso il dialogo, per recuperare il patrimonio dell’oralità in un mondo dove tutto è virtuale, dove si è perso il contatto umano e il piacere del racconto”.
Ogni libro-persona avrà circa venti minuti per riassumere la sua esperienza, le ferite, le battaglie, le sconfitte e le vittorie; gli studenti potranno, prenotandosi per tempo, assistere a massimo due incontri e porre una sola domanda ciascuno al libro vivente. Alla fine della giornata i ragazzi scriveranno un messaggio da recapitare ai libri.
L’evento di terrà lunedì 9 dicembre, dalle 11 alle 13, nella biblioteca della sede centrale del Liceo Farnesina in via dei Giuochi Istmici 64. Porta il titolo “Le vite degli altri. La biblioteca dei libri viventi” e rappresenta un’altra importante tappa del progetto “Tiberis ex libris: il fiume racconta”, steso e portato avanti grazie all’unione di quattro istituti scolastici: il Liceo Farnesina, l’Istituto Comprensivo Goffredo Petrassi, il Liceo Lucrezio Caro e l’Istituto omnicomprensivo di Orte; coinvolgendo più di 4500 studenti, tra i 3 e i 19 anni.
La Human Library arriva, però, da più lontano. Siamo a Copenaghen, nei primi anni ’90. Un gruppo di ragazzi, in seguito all’aggressione razzista subita da uno di loro, inizia a riflettere sull’esigenza di scardinare i pregiudizi e crea l’associazione Stop the Violence.
Tra le varie iniziative c’è la Human Library: un racconto intimo che diventa un dialogo pubblico, una persona che diventa un libro aperto. L’idea ha riscosso fin da subito un ampio successo e, grazie anche al riconoscimento ricevuto dal Consiglio d’Europa, è stata replicata in numerosi paesi tra cui l’Italia.
“Siamo curiosi di vedere cosa succederà. – continua a raccontarci la professoressa – Per esempio, abbiamo già potuto notare che c’è un pregiudizio molto forte verso la comunità rom, un pregiudizio così radicato che non si vuole neanche conoscere una realtà considerata tanto diversa. Se fossi stata negli studenti, io avrei scelto proprio quel libro vivente”.
I libri viventi
I libri sono persone selezionate, scelte con estrema attenzione, considerando soprattutto che la platea è composta da studenti. “Parteciperanno solo i ragazzi del quinto anno e abbiamo evitato le storie con gli aspetti più scabrosi”, ci spiega la professoressa Pellegrini.
Issa è fuggita da una Damasco avvolta delle fiamme, dalla guerra, dal terrorismo e Roma è diventata la sua nuova casa; Maria Rosa ha trovato la pace in Dio e si definisce una rivoluzionaria con il velo; per Pamela le notti sono nere come la pece, ma lei non smette mai di sognare e sperare; Jelena ha capito di essere una rom a sei anni quando gli altri bambini non volevano giocare con lei, così ha scoperto di essere “diversa” e ha imparato a difendersi dal disprezzo, ma ancora se ne chiede il motivo; Vincenzo ama le poesie e si descrive “un lupo solitario, pronto a tutto per un po’ di spicci e di sballo. […] Una persona come le altre, con tanti ideali e sentimenti, e il desiderio di libertà”; mentre Andrea ha scritto un libro tra le cui righe leggiamo: “Svegliarsi da un arresto cardiaco e decidere di cambiare vita. Ripercorre i meccanismi contorti, i vortici mentali, le euforie e le depressioni immotivate e improvvise di un ex alcolista”.
Sei storie senza aspetti scabrosi – forse – ma pur sempre vere, intense e che possono aiutare ad aprire gli occhi sul mondo, sui volti che ogni giorno sfioriamo. Un esperimento audace e che sicuramente accompagnerà nella loro crescita i giovani del Farnesina che vi parteciperanno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA