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Ponte Milvio, baraccopoli di via Flaminia prossima allo sgombero

baraccopoli via castelnuovo di porto
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Sgomberare la baraccopoli in via Castelnuovo di Porto, quella piccola strada senza uscita a metà di via Flaminia, fra Ponte Milvio e Corso Francia, dove da tempo esiste un insediamento abusivo che più volte ha fatto parlare di sé.

Promessa o minaccia che sia, da anni si parla di questo sgombero nei corridoi del XV Municipio e  presto e ancora se ne riparlerà. Il tema è infatti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio che si terrà mercoledì 12 giugno.

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Dopo averne fatto oggetto di un’inchiesta, circa sei anni fa, che portò alla luce questa realtà da tanti ignorata e che purtroppo non aveva nulla da invidiare alle altre bidonville sparse sul territorio della capitale, torniamo a parlarne avendo raccolto le voci di chi ci vive e le parole dell’Assessore alle Politiche Sociali del XV, Paola Chiovelli.
Ma andiamo per ordine, cercando di ricostruirne le vicende.

La storia in pillole

Nel cuore di Ponte Milvio, molti anni prima che la zona diventasse meta della movida romana, nasceva una delle tante realtà dimenticate di Roma, seppur sotto gli occhi di tutti. Al civico 36 di via Castelnuovo di Porto, nascosto da basse mura, una famiglia senza dimora iniziò a costruire una casa con materiali rimediati qua e là.

Col passare degli anni, le baracche cominciarono ad aumentare – fino a diventare un vero e proprio insediamento abusivo – e a farsi notare. Alcuni degli abitanti ricevettero diverse denunce per traffico di droga, rissa, produzione di fumi sospetti e abuso edilizio.

La prima ordinanza di sgombero risale al febbraio del 1999. A firmarla, sulla base di un parere dell’ASL, fu l’allora sindaco Francesco Rutelli, ma poi non fu mai eseguita.

Nel 2003 la baraccopoli salì agli onori della cronaca a seguito di due blitz di Carabinieri che portarono alla luce una vicenda atipica nel contesto romano: quel luogo era diventato un ritrovo per combattimenti fra galli che si svolgevano il fine settimana e attiravano centinaia di spettatori e scommettitori.

Furono sequestrati numerosi rostri d’ acciaio, affilati e acuminati come sciabole, e in totale 79 pennuti, tra pulcini e galli dalle creste recise affinché “non intralciassero nel duello”. Si scoprì che gli organizzatori erano dei filippini con a capo una donna, madre di undici figli.

Qualche anno dopo, spariti i galli, l’insediamento dopo divenne luogo di ritrovo e abitazione per trans brasiliani, che in seguito si spostarono a Via Gradoli e in zona via Due Ponti, altra storia ben nota alle cronache locali.

Nel 2013, con la nostra inchiesta, raccontammo del degrado e precarietà in cui vivevano gli abitanti della baraccopoli. Ad accompagnarci fu Anna, giovane donna dell’est con tre figli e che si districava tra diversi lavori poco remunerativi. “Fummo i primi a costruire in questo spazio abbandonato e il comune ci concesse la residenza. Oggi siamo una ventina di famiglie, viviamo senza regole, senza aiuti e in balia della prepotenza degli zingari”, ci raccontò tra le tante cose.

Testimonianze dalla baraccopoli

Dal 2013 ad oggi la situazione in cui versa questo luogo non è molto cambiata. I suoi abitanti non sono più andati sulle prime pagine ma continuano a vivere in abitazioni con tetti in lamiere, tavole di legno come pareti e tendine per delimitare gli spazi; ogni angolo è occupato da elettrodomestici arrugginiti e mobili fatiscenti.

Grazie all’aiuto di Monica Bovi della Comunità di Sant’Egidio abbiamo potuto raccogliere la testimonianza di coloro per i quali queste baracche sono pur sempre case.
Prima di tutto si sono sentiti offesi – ci spiega – da chi ha definito le loro abitazioni le favelas di Ponte Milvio per assimilarle a quelle della periferia brasiliana”. Infatti, per quanto costruite con materiali di fortuna, spesso vecchi, rotti e arrugginiti, hanno lavorato a lungo per renderli spazi vivibili per sé stessi e i loro figli.

Gli interni sono divisi in vari spazi, in modo che sia abitabile da più persone, l’insieme è ordinato e confortevole”, aggiunge Monica Bovi che conosce alcuni di loro ed è andata a trovarli di recente.

E continua a raccontarci. “Due famiglie hanno già lasciato l’insediamento, un’altra se ne andrà a breve, ma tutte le altre non hanno ancora trovato una sistemazione alternativa e vivono con la spada di Damocle del prossimo sgombero, con l’angoscia di dover lasciare tutto da un giorno all’altro. Come faranno a portare via tutte le loro cose, è quanto si chiedono”.

“Inoltre – incalza Monica –  sono stati dati loro degli indirizzi a cui rivolgersi, ma nessuno li ha aiutati. La prima comunicazione è arrivata a dicembre 2018, ma non gli è mai stata data un’indicazione precisa su quale sarebbe stata la data effettiva dello sgombero. L’impressione comune è che, ora che sono finite le scuole, l’intervento possa essere imminente”.

Chiovelli: “sgombero deciso, tempi da concordare”

Ad essersi occupata dell’avvio delle procedure di sgombero e demolizione della baraccopoli è Paola Chiovelli, Assessore alle Politiche Sociali del XV Municipio.

È quasi un anno che ci lavoriamo, – inizia a spiegarci l’Assessore- durante il quale sono stati fatti sopralluoghi e censimenti. Ne è emerso che l’insediamento abusivo di via Castelnuovo di Porto è fatiscente e pericoloso e in esso vivono più di 40 persone, di cui cinque minorenni; la maggior parte sono filippini, gli altri sono italiani e rumeni”.

Sapete già dove andranno a vivere queste persone? Le chiediamo. “Sono nuclei di seconda o terza generazione, ormai abituati a vivere lì, ma la maggior parte di loro ha un lavoro. Circa un mese e mezzo fa sono state notificare le determinazioni dirigenziali di demolizione in danno, quindi lo sgombero è stato reso noto a tutti gli abitanti dell’insediamento. Per quanto riguarda i nuclei fragili, che sono pochissimi, se ne stanno già occupando i servizi sociali”, ci risponde.

Mercoledì 12 giugno, si terrà un consiglio con all’ordine del giorno “Rimuovere un insediamento abusivo di baracche in legno e lamiere che sorge alla fine di via Castelnuovo di Porto a Ponte Milvio”. Sgombero e demolizione saranno davvero eseguiti questa volta?
Il Municipio – continua a spiegarci Chiovelli – sta procedendo all’effettiva attuazione dello sgombero, attraverso le mie direttive. Tutti la documentazione necessaria è già stata posta all’attenzione del Tavolo della Sicurezza e dell’Ordine pubblico e del Gabinetto del Sindaco”. E quando accadrà? “I tempi sono ancora da concordare”.

Giulia Vincenzi

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