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Maltempo, pochi i danni nella Riserva dell’Insugherata

riserva insugherata
Galvanica Bruni

Il vento forte e la pioggia  insistente di questi giorni ci hanno fatto temere per la Riserva dell’Insugherata: ci aspettavamo fossi esondati, prati allagati, alberi caduti e boschi sradicati. E invece quasi niente.

Nonostante l’allerta meteo e l’invito a non prendere l’auto, nella giornata di giovedì 1 novembre abbiamo effettuato un sopralluogo a Roma Nord: Corso Francia, Tangenziale Est, Monte Antenne, Via della Moschea, Via dell’Acqua Acetosa, Viale Tor di Quinto. Ovunque strade allagate, grandi pozzanghere, alberi e rami caduti e la Polizia Locale affannata a tenere sotto controllo la situazione.

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E all’Insugherata, fortunatamente, invece niente; nell’area che abbiamo visitato (da Via dell’Acqua Traversa al bosco di S.Spirito) il livello dei fossi è cresciuto appena di qualche centimetro, non ci sono aree allagate e gli alberi sono al loro posto. In realtà qualche pianta è caduta ma si tratta di vecchi alberi già marci, un fatto del tutto naturale: diventeranno rifugio per gli insetti e arricchiranno il terreno una volta che il legno si sarà decomposto.

D’altra parte le piante dell’Insugherata sono quelle che la natura nel corso del tempo ha scelto come le più idonee: sughere, farnie (una specie di quercia), carpini, ornielli e lungo i fossi pioppi e salici. Dove il terreno non ha alberi crescono invece le ginestre con le loro robuste radici.

Perfino sulla collina di fronte a Tomba di Nerone dove anni fa si è aperta una voragine la pioggia non ha fatto ulteriori danni: l’acqua piovana si è aperta la strada dove il terreno è privo di vegetazione ed è scesa  a valle portando alla luce piccole conchiglie fossili (i signori paleontologi stiano tranquilli, non le abbiamo toccate).

Ora è vero che nella zona sono caduti nelle ultime 24 ore 43 mm di pioggia, che non sono pochi ma neppure tantissimo, però siamo lo stesso sorpresi, anche se una ipotesi fa capolino.

Forse le aree naturali reagiscono meglio delle aree dove l’urbanizzazione è elevata; qui cemento e asfalto rendono impermeabile il terreno e la pioggia intensa, dopo aver saturato le condotte, si riversa  in strada provocando allagamenti e gravissimi danni alle infrastrutture. Quanto agli alberi non sempre sono quelli “giusti” per stare in una città mentre l’assenza di cura e manutenzione fa il resto.

Il consumo eccessivo di suolo (e in Europa siamo tra quelli che ne consumano di più) si sa, provoca gravissimi danni. Oltre a trasformare le aree  urbane in veri e propri catini (un buon suolo cattura tra i 400 e i 600 litri per metro quadro) fa aumentare la temperatura e la quantità di CO2 nell’atmosfera.

Per fortuna il territorio del XV Municipio è tra i più bassi come densità abitativa (circa 800 abitanti per kmq) e con una bassa percentuale di consumo del suolo oltre ad avere numerose ed estese aree verdi.

Il fatto che l’Insugherata ( e speriamo anche le altre riserve di Roma) sia uscita, per il momento,  indenne da queste giornate di tempo pessimo non può che farci gioire: l’immagine di una Italia messa in ginocchio ci aveva fatto temere il peggio.

Francesco Gargaglia

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