
La sveglia suona alle 5 e 25, il tempo per una doccia, il caffè, vestirsi a cipolla per il freddo e correre alla stazione. Quella di Oriolo Romano, nello specifico, dove c’è da prendere il treno per Roma, destinazione stazione Ostiense, destinazione “luogo di lavoro”. Da dove poi prenderemo la metro (ovviamente superaffollata, come consuetudine) per arrivare sul posto di lavoro.
Il treno, per la cronaca, parte quasi sempre tardi. Oggi, giornata con un pallido sole che segue le due di pioggia e maltempo, il ritardo è da primato del mondo. Parte il treno, ma alla prima stazione si ferma, località Bracciano.
Ecco, si sbarca in un mondo parallelo, il silenzio è assordante e ci si ritrova prigionieri d’un vagone. Nessuno sa cosa stia accadendo. Si parla di guasti sulla linea. Ma è storia di tutti i giorni ormai, i guasti sulla linea sono un’abitudine, e diventa un “unicum” la volta – ma c’è mai stata una volta? – in cui la percorrenza diventa per lo meno semi-regolare.
Nessun addetto ai lavori che parli, solo quella stridula voce, metallica e odiosa, che ipotizza ritardi di circa quaranta minuti sulla linea. Per maltempo. Ma la pioggia è alle spalle da ieri, se s’alza lo sguardo il cielo è limpido, senza nubi.
Nel frattempo sale l’ansia, non si può arrivare sempre sul posto di lavoro in ritardo. Non si può cominciare la giornata col cuore in gola, la lingua penzoloni, lo stress elevato all’ennesima potenza perché il “servizio ferroviario” in Italia non funziona.
Passano i minuti, qualche pendolare chiama parenti in soccorso per farsi accompagnare nella capitale (la Città eterna, la caput mundi, mica Rovaniemi, con tutto il rispetto per la città di Babbo Natale), altri cercano un numero di telefono per inoltrare proteste, ma tanto è inutile, chi vuole reclamare deve compilare un apposito form, e intanto il tempo scorre inesorabile.
Bracciano è sempre “culla” del treno, fermo, chissà poi perché. Chissà poi quali sono i motivi di questi ritardi. Chissà quali possano essere le cause che stoppano un convoglio nel bel mezzo di una corsa (si fa per dire).
Minuti quarantasei di ritardo, il treno non si muove. Arrivasse il controllore ora, a chiedere i biglietti a uno qualsiasi dei passeggeri, verrebbe scorticato in loco. Lo farebbe perfino papa Bergoglio, che perderebbe la pazienza in un amen davanti a tanta pochezza. Di cautela nei confronti dei passeggeri (che pagano), delle infrastrutture (obsolete), del tempo (che è denaro).
Non sappiamo quando arriveremo al lavoro questa mattina. Con quale ritardo. Con quale faccia varcheremo per l’ennesima volta la soglia dell’ufficio, perché hai voglia a dire “è colpa del treno”, prima o pi qualcuno dirà “alzati prima!”, classica affermazione di chi non sa, non può capire. Come magari è anche giusto che sia, perché chi non è pendolare non può capire i disagi, la rabbia, l’apprensione.
Così, per cercare di non perdere ulteriormente la calma, cerchiamo di sdrammatizzare pensando a quel post ironico di un amico avvocato, allocato casualmente da ieri pomeriggio sulla sua bacheca e che recita così: “Quanto costeremmo ai giapponesi se gli chiedessimo di venire a gestire l’Italia?”. C’è poco da ridere, sono le otto del mattino e il treno è ancora fermo a Bracciano. Ed è partito tre quarti d’ora fa da Oriolo Romano…
Massimiliano Morelli
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Gli stranieri quando arrivano in italia si adattano subito all’andazzo generale…
I disagi che prova questo pendolare sono comprensibili, è davvero inaccettabile un ritardo così ampio. Ma si tratterà di una criticità temporanea che probabilmente rientrerà a breve; mi pare infatti che ci sia un problema all’infrastruttura di Bracciano.
Premesso che non mi piace fare la “guerra tra poveri”, tuttavia mi preme consigliare a questo pendolare di non lamentarsi troppo e di sfogare il suo disagio sul gazzettino della Tuscia piuttosto che su VignaClaraBlog. La situazione per un pendolare di Tomba di Nerone o Corso Francia senza un mezzo privato non è così rosea come si potrebbe pensare, anzi… è peggiore in quanto è schiavo di criticità strutturali (e non temporanee come il blocco a Bracciano) che sembrano irrisolvibili quali il traffico cronico, il monopolio di un’azienda inefficiente come Atac che fornisce un pessimo servizio con le linee 223 e 301 e l’assenza totale di trasporto su ferro. Qui, a differenza di Oriolo, non puoi prendere nessun treno e nessun tram, la stazione di Vigna Clara sembra su un “binario morto”, non si prospetta dalle istituzioni alcuna soluzione per alleviare il traffico sulla Cassia (nemmeno una bike lane, figurarsi la metro C). Tu a Oriolo probabilmente riavrai a breve un treno che funzionerà a regime perché c’è un’azienda seria (con tutti i suoi limiti) che è Trenitalia, noi al contrario non avremo nulla.. Anzi, ciononostante a Roma Nord qualcuno pensa che RFI sia un’azienda di cialtroni..