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Insugherata, i Gruccioni della Riserva

insugherata
Galvanica Bruni

Riserva naturale dell’Insugherata: un paradiso nella città” recita un pannello illustrativo posto lungo il percorso della Via Francigena; non siamo lontani dalla verità perché questa riserva è davvero un piccolo paradiso.

Grazie ad una illuminata legge regionale più di 700 ettari di natura sono stati strappati all’edificazione ed è  solo per via di un ridotto bilancio, che non assicura una adeguata manutenzione e vigilanza, che l’Insugherata si presenta con qualche pecca: come la segnaletica della Francigena che qualche vandalo ha danneggiato.

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Fare una lunga passeggiata all’interno della Riserva Naturale dell’Insugherata, nonostante il caldo pomeridiano, è sempre piacevole: il percorso, entrando da Via Panattoni, scavalca il fosso dell’Acqua Traversa (oggi quasi in secca) e dirige verso il Bosco di S. Spirito per poi raggiungere l’uscita di Via Gattorno.

In questo periodo le vaste aree fangose presenti durante l’inverno si sono trasformate in verdi prati dove le tracce dei cinghiali sono ben presenti; nonostante il gran numero di esemplari che vivono nella riserva è difficile incontrarli durante il giorno. Più facile incrociare un gregge di pecore accompagnate da cani che a dispetto della terribile fama si lasciano accarezzare e coccolare.

Il bosco di sughere e carpini offre un po’ di frescura e al solito ad un occhio attento mostra piccole sorprese: funghi che sembrano uova sode, aculei di istrice e una minuscola e colorata piuma di una ghiandaia.

Usciti dal bosco per raggiungere Via Rosa Gattorno ci si inerpica lungo un tratto sterrato dal colore giallo-biancastro con profonde fenditure provocate dall’acqua piovana; l’erosione è evidente  e un piccolo cippo di marmo elevato dal  terreno di 70-80 cm ci dice quanta terra è stata portata via dalle acque.

Tra la sabbia giallastra si intravedono grosse pietre nere (peperino?), piccoli cocci e frammenti di marmo antico (marmo  di una delle ville romane presenti anticamente nell’area?).

Nel cielo volteggia con rapidità ed eleganza una coppia di uccelli scambiati inizialmente per falchi; in realtà si tratta di Gruccioni, gli uccelli dal bellissimo piumaggio colorato (testa verde smeraldo, spalle giallo dorato, ali azzurre, castane e nere) e il lungo becco ricurvo.

Il gruccione è un uccello migratore proveniente dall’Africa che rimane nel nostro territorio da aprile a fine agosto; ha la caratteristica di costruire il nido su ripide  pareti di sabbia che di norma affacciano sui corsi d’acqua. Il nido è un lungo e stretto cunicolo profondo anche 3-5 metri (una folta colonia di gruccioni nidifica sulle sponde del Tevere nei pressi dell’Oasi di Nazzano).

Ed è proprio lungo il ripido sterrato che si trova una parete verticale di terreno friabile che presenta nella parte alta numerosi fori; quasi sicuramente i nidi dei gruccioni che volteggiano in alto.

L’Insugherata al solito si conferma un grande serbatoio di biodiversità. Peccato che al suo interno non vi sia un piccolo fabbricato da destinare a Museo della Riserva dove poter trovare tutte le informazioni su flora, fauna e geologia; si sente inoltre la mancanza di una rete di sentieri ben curata e attrezzata con pannelli illustrativi. Anche se va detto con grande tristezza che nei parchi e riserve di Roma la segnaletica purtroppo ha sempre vita breve.

Francesco Gargaglia

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