
Con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione e concussione, nella giornata di mercoledì 8 agosto undici persone sono state iscritte nel registro degli indagati.
Secondo gli inquirenti, gli undici si adoperavano a favore di bar, ristoranti, pizzerie, molte delle quali nel quartiere Prati e altre zone di Roma Nord, nell’eludere le verifiche sanitarie delle Asl e relative sanzioni tramite una società di servizi, intestata al figlio di uno degli indagati, che consentiva di sanare irregolarità, anche gravi, con il rilascio di false certificazioni.
Fra gli indagati, due funzionari Asl per i quali è scattata la sospensione dell’esercizio di pubblico ufficio; per altri due, titolari della società di servizi, il divieto di esercitare attività professionale e d’impresa.
L’iscrizione al registro degli indagati, disposta dal Tribunale di Roma, è la conclusione di un’indagine iniziata nel 2015 dagli agenti del Comando Generale della Polizia Locale di Roma che ha fatto emergere un sistema corruttivo che vede coinvolti decine di imprenditori romani nel campo della ristorazione ed il settore dei controlli igienico-sanitari.
Un circuito illegale costituito da ricatti, consulenze pilotate, rilascio di documentazioni false da cui derivavano forme illecite di guadagno e vantaggi, a vario titolo, per tutti i soggetti coinvolti.
L’indagine ha preso inizio nell’ottobre del 2015 da un controllo svolto in un locale di ristorazione nel quartiere Prati al termine del quale, sulla base delle irregolarità emerse in termini di carenze igienico-sanitarie, ne era stata determinata la chiusura. Ma il giorno seguente gli agenti hanno trovato il locale nuovamente aperto e in attività. Chieste spiegazioni, il titolare giustificava la riapertura consegnando agli agenti una documentazione che però presentava anomalie tali da destare sospetti sulla veridicità delle attestazioni.
Da qui le indagini. Nei mesi successivi l’attività investigativa, oltre a confermare le ipotesi sulla falsità delle certificazioni, ha fatto emergere un’ampia rete illegale costituita da decine di casi in cui gli esercenti venivano costretti dai due funzionari Asl a rivolgersi ad una determinata società di consulenza, prospettata come unica soluzione per sanare le irregolarità ed in tempi rapidissimi.
Particolare non irrilevante è il fatto che il socio di maggioranza della società fosse proprio il figlio di uno dei due tecnici della Asl che si presentava dopo le irregolarità riscontrate dal padre, fornendo ai ristoratori tutte le indicazioni per ottenere in brevissimo tempo la certificazione Haccp tramite la sottoscrizione di un contratto con la sua società.
Certificazioni, ovviamente false, che venivano emesse con data antecedente a quella del giorno in cui erano avvenuti i controlli. Questo espediente avrebbe permesso così ai titolari delle attività di evitare multe salate ed i conseguenti provvedimenti di chiusura per motivi igienico-sanitari, il tutto a danno degli ignari clienti dei locali.
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