
Giovedì 25 gennaio, da “Libri&Bar Pallotta” (Piazzale di Ponte Milvo 23), alle 19 la nota giornalista e scrittrice Concita De Gregorio presenterà il suo ultimo libro “Chi sono io? Autoritratti, identità, reputazione“.
A dialogare con l’autrice ci sarà la regista e fotografa Cecilia Mangini.
Chi sono io?
In Chi sono io? l’autrice ha compiuto una lunga ricognizione nel territorio della fotografia femminile interrogando, e interrogandosi, sul senso e il valore di un gesto: quello dell’autorappresentazione.
Una ricerca che nasce dall’osservazione attenta d’immagini e fotografie realizzate, nel tempo, soprattutto da donne fotografe.
“Ho cercato molti autoritratti, per molto tempo. Quelli che ho trovato sono quasi tutti femminili. Le donne fotografe si ritraggono sempre, quasi sempre. Gli uomini fotografi molto meno. È curioso. I fotografi non hanno bisogno di cercare la loro anima? Come mai voltano così di rado la macchina fotografica verso se stessi? Perché il lavoro sull’identità – chi sono io – è in fotografia un lavoro soprattutto femminile?”.
Del resto, fin dalla sua nascita la fotografia ha offerto uno specchio davanti al quale misurare e definire la propria identità, quasi un terzo occhio capace di scavare a fondo nell’animo umano.
In Chi sono io?, un’intima e intensa galleria fotografica, da Francesca Woodman a Cindy Sherman, da Wanda Wulz a Dora Maar fino alle fotografe più contemporanee, presenta le voci e gli sguardi di chi, attraverso la propria immagine, cerca di indagare, quale sia il proprio posto nel mondo.
Con cinque fotografe italiane che si muovono anche, ma non solo, nel campo dell’autorappresentazione, Concita De Gregorio ha a lungo conversato.
“Nel cammino di studio, ricerca, selezione della fantastica galleria di autoritratti femminili, dalla fine dell’Ottocento alle giovani artiste che pubblicano oggi i loro lavori sui blog, mi sono fermata a parlare concinque fotografe, a lungo.
A tutte – Guia Besana, Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Simona Ghizzoni, Moira Ricci – ho chiesto delle loro fotografie; hanno risposto raccontandomi la loro storia: la famiglia, la madre, l’infanzia, la solitudine e la paura, il corpo, il sesso, i figli. Il tempo, l’ossessione del tempo: assenza, presenza. Pieno e vuoto. Cercarsi, mancarsi. Incontrare, incontrarsi. L’autoritratto è la medicina al male di vivere. Il consenso è accidentale, irrilevante. Questo lavoro è iniziato così”.
L’autrice
55 anni, mamma di tre figli, Concita De Gregorio nasce a Pisa ma cresce a Biella, dove il papà magistrato viene trasferito. Da adolescente torna a Livorno dove prende la maturità classica per poi laurearsi in Scienze Politiche all’Università di Pisa.
Nel 1990 viene assunta al quotidiano “La Repubblica” dove inizia ad occuparsi di politica interna. Nel 2001 pubblica il suo primo libro “Non lavate questo sangue. I giorni di Genova“, dedicato ai tragici fatti avvenuti nel corso del famoso G8; cinque anni dopo arriva il secondo dal titolo “Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto” e nel 2008 scrive il terzo: “Malamore. Esercizi di resistenza al dolore“.
Nell’agosto del 2008 la svolta professionale: Concita de Gregorio assume l’incarico di direttore responsabile del quotidiano L’Unità. Prima donna a dirigerlo, e seconda donna in Italia, assieme a Flavia Perina che dirige “Il Secolo d’Italia”, a diventare il numero uno di un quotidiano nazionale.
Nel 2010 pubblica un nuovo libro dal titolo “Un paese senza tempo. Fatti e figure in vent’anni di cronache italiane“. Nel 2011 lascia la direzione dell’Unità e torna a La Repubblica. Nello stesso anno pubblica “Così è la vita. Imparare a dirsi addio” e due anni dopo “Io vi maledico“, un’inchiesta sul sentimento di indignazione e rabbia che pervade l’Italia contemporanea. Dal 2013 collabora anche con la RAI.
Edoardo Cafasso
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