Home PONTE MILVIO Ponte Milvio, riecco gli emuli di Cyrano de Bergerac

Ponte Milvio, riecco gli emuli di Cyrano de Bergerac

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ArsMedica

Sembrava fosse andata nell’oblio la moda di appendere lucchetti ai lampioni di Ponte Milvio. E invece no, è tornata. Si contano già a centinaia quelli appesi ai due pali centrali. Di ogni foggia e di ogni misura. Con le solite scritte stile sms (tvb x tt la vita) e col solito rituale della chiave gettata nelle acque del fiume.

Ed è tornata grazie anche a due sorridenti extracomunitari che da diversi giorni stazionano sul ponte e per due euro ti vendono un lucchetto con annesso pennarello in “comodato d’uso gratuito”.

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Con quello, c’è chi si limita a giurare perenne amore su i due centimetri di ferro e chi invece non si accontenta, vergando rime sdolcinate sul marmo del ponte.

venditori-lucchetti-ponte-milvioAgli inizi del ‘900 a Ponte Milvio i duri di periferia si davano battaglia a colpi di coltello per i begli occhi di una donna. Oggi il coltello è stato sostituito dal pennarello e le battaglie tramutate in languidi sospiri d’amore.

Cambiano i tempi ma non cambia la scena. Nel 1937, Checco Durante, famosissimo popolare attore e poeta romano deceduto nel 1976, scrisse una poesia nella quale Ponte Mollo diceva “…su di me ho inteso baci ardenti, risate scrocchiarelle, ma le frasi d’amore erano sempre quelle: t’amo! te vojo bene! sei l’unico tesoro! sei l’aria che respiro!…si tu me lassi moro!

Negli anni correnti canta invece Vinicio Capossela: “….Che cos’è l’amor, chiedilo al vento, che sferza il suo lamento, sulla ghiaia del viale del tramonto…

Ma a lamentarsi, qui a Ponte Mollo, più che il gelido vento di tramontana di questi giorni sono le vecchie spallette il cui marmo soccombe sotto scritte e versi così melensi che nemmeno Cyrano De Bergerac si sarebbe sognato di scrivere alla sua Rossana.
Per di più con un pennarello preso a prestito dall’attrezzatissimo “indianino”.

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2 COMMENTI

  1. Vi prego, redattori e autori di VCB, redarguite com’è giusto gli imbrattatori di ponte Milvio, ma non giudicate melensi i versi rivolti da Cyrano a Roxana.
    Il dramma tardoromantico (1897) di Rostand, Cyrano de Bergerac, è ambientato a metà ‘600. E’ l’epoca de les précieuses, e in tal modo ci si rivolgeva in versi alle donne. Di versi ce ne erano di pessimi come quelli di Mountfleury e di geniali e bellissimi come quelli di Cirano, in particolare nella traduzione originaria di Mario Giobbe. Se vi leggesse un francese, mediamente colto, e capisse che attribuite un carattere melenso a un loro orgoglio drammaturgico nazionale, vi denuncerebbe per lesa maestà.
    Tornando ai nostri imbrattatori, è in assoluto deprecabile questo costume, perché impedisce ad altri di godere la candida ruvidità della soglia di travertino della spalletta del ponte, che, forse, potrebbe essere appoggio ed occasione per lo sviluppo di un pensiero poetico articolato, mentre invece si impone un paralinguaggio, quasi sempre cafone, senza un vero fine comunicativo.
    Creiamo per i nostri giovani spazi nei quali sia possibile favorire la manifestazione del pensiero e del linguaggio. Magari iniziando con il leggere sentimentalmente o filologicamente il Cyrano de Bergerac.

    • Concordo con te,ma se questi,ehm,ragazzi cominciassero con il leggere “Le avventure di Pinocchio” forse sarebbe già tanto,comunque complimenti per il commento e per la fiducia che offri agli innamorati,forse un giorno ripensandoci si metteranno a ridere come abbiamo fatto tante volte anche noi spietati giudici….con amicizia,Francesco

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