Chiuso il 2016, cominceremo a incrociare le dita con l’augurio e la speranza che per questa città tanto storica quanto storicamente invalida l’anno che verrà sarà migliore.
Ora, a dirla tutta, non è che ci vorrà tanto per arrovesciare gli ultimi dodici mesi capitolini, incorniciati da un sindaco commissariato e costretto a far le valige e la sua “successora” pentastellata che, secondo osservatori di circostanza ben informati, non aprirà l’uovo di Pasqua in Campidoglio; infarciti da tintinnii di manette che a molti hanno risvegliato l’idea d’un “Mani pulite” de noantri presto svanita, perché oggi funziona così; abbruttiti da palazzi che crollano, esplodono, si sgretolano manco fossero castelli di sabbia costruiti alla bene e meglio sulla battigia di Ostia; che è – Ostia, tanto per citare un quartiere di Roma – politicamente commissariata e invivibile con buona pace di chi, un giorno, pensò di trasformarla in un croisette stile Costa Azzurra.
Quasi da non crederci, abortisce tutto da queste parti: l’Olimpiade, l’idea d’un nuovo stadio di calcio, la pista ciclabile, la navigabilità del Tevere, la speranza d’avere una metropoli a misura d’uomo come lo sono Parigi, Londra, Madrid.
Macché, nel pentolone dei sogni d’una città che da troppo tempo “sotto le stelle non canta più”, diventano stantie perfino la coda alla vaccinara e la trippa al sugo, che chissà se c’è ancora qualcuno in grado di preparare pietanze d’un tempo.. pasta e fagioli era il piatto dei poveri, oggi è diventata prelibatezza da venti euro a scodella, purché la si gusti nel locale “in”.
Che futuro c’è per quella che oggi è ormai una “città chiusa”? C’è un Roberto Rossellini capace di dare un ciak per riaprirla? Che futuro c’è per un popolo che sorrideva quando Alberto Sordi gridava “sfollati” ai tifosi della Lazio e oggi guai ad andare allo stadio, che la “puncicata” col serramanico affilato la “becchi” pure se passeggi a Ponte Mollo mano nella mano con un figlio?
Che futuro c’è per una terra arata dai figli della Lupa e oggi lasciata in balia degli squali? E che futuro c’è per una città che ha perso la veracità romana e che fa credere ai suoi figli che “sbomballata” e “ahò” facciano parte del dizionario romanesco?
Verrebbe da scrivere in maniera poco giornalistica e certamente anche poco elegante “stamo più giù dell’ortichella”, ma incattiviti come siamo diventati mi viene il sospetto che da un momento all’altro potrebbe arrivare a batter cassa il partito dei salvatori dell’ortichella e allora giù mazzate per frantumare il dito accusatorio di chi, mestamente e sommessamente, ammette davanti agli eredi di questa città, che abbiamo sbagliato tutto.
Ma va bene così, la notte di San Silvestro mangiando lenticchie e cotechino rassicureremo i nostri figli sussurrando loro che quel piatto porterà ricchezza.
Beata ignoranza, beato saper vivere d’un tempo, beato l’Armando Feroci di Carlo Verdone, che chiuse “Gallo Cedrone” fantasticando una striscia d’asfalto al posto del Tevere.
Forse la scelta più corretta per una città oggi tanto imborghesita quanto coatta. Forse la scelta esatta per una caput mundi che ha mandato in malora lo stadio Flaminio, ridicolizzato via dei Fori Imperiali, annientato il Lungotevere.
Forse lenticchie e cotechino rappresentano la scelta meno complicata per fingere d’aver rimesso le cose a posto, esattamente come fa la signora delle pulizie, che nasconde la polvere del soggiorno sotto il tappeto. Qui, popolo romano, è svanita pure la speranza e non c’è più trippa per gatti.
Massimiliano Morelli
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Poco,o niente, da commentare,purtroppo;solo chi si ostina a credere di vivere in una città civile può ostinarsi a difendere il marasma in cui abbiamo fatto precipitare l’urbe.La cosa brutta è che in una notevole percentuale la popolazione si è adagiata a vivere senza rispettare le più comuni regole di convivenza civile,senza che nessuno si degni comunque di farle rispettare.Se si prova a fare un osservazione,educata,si intende, a qualsivoglia di queste persone il minimo che ci si può aspettare,come dice l’articolista è una sequela di improperi in puro stile “coatto” della serie “faccio come caxxo me pare,che caxxo voi te?”Auguri ai pochi superstiti del buon vivere,e se ve lasciano fare,date il buon esempio,finchè c’è vita c’è speranza (sic…)Ciao Francesco