C’è un posto a Roma dove la cultura giapponese è di casa. E’ l’Istituto Giapponese di Cultura, in via Antonio Gramsci – a Valle Giulia – che al suo interno ospita, tra le altre cose, il bellissimo giardino in stile “sen’en”: mezz’ora di visita e tornerete in pace coi sensi. Perchè la diffusione di una cultura passa anche, se non soprattutto, per l’estetica e per l’arte.
I giapponesi, del resto, non sono bravi solo a fare le foto o a copiare l’urbanistica delle megalopoli occidentali, e approfittare del fatto che un assaggio della loro storia millenaria ce l’abbiamo dietro casa potrebbe essere un buon modo per iniziare a scoprirla.
L’Istituto si erge su 2.568 metri quadri ed è un polo multifunzionale dove si organizzano mostre, conferenze, concerti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, corsi di lingua e collaborazioni con enti. Iniziative che abbracciano vari campi puntando in più direzioni. Tant’è vero che all’interno della struttura sono presenti un auditorium da 100 posti a sedere, aule per i corsi di lingua, una sala con soffitto in bambù (“Takenoma”) utilizzata come spazio di rappresentanza, una sala mostre e una biblioteca che conta oltre 32.000 volumi.
L’inaugurazione risale al 1962 e fu il coronamento dell’accordo culturale siglato tra Giappone e Italia otto anni prima. Si trattava del primo complesso del genere realizzato all’estero. Inizialmente dipendeva da un ente privato sovvenzionato dal ministero degli esteri giapponese, ma dal 1972 passò sotto la gestione di una società indipendente a carattere nazionale, la Japan Foundation, a cui fa capo tutt’ora. E infatti vi si svolgono anche attività a sostegno dei programmi della stessa fondazione, come indagini di mercato e raccolta dati.
Ma è innegabile che il fiore all’occhiello dell’Istituto, il “francobollo” della visita, sia il giardino.
Esso fu realizzato, su terreno in concessione dal Comune di Roma secondo accordi diplomatici, da Ken Nakajima (responsabile anche dell’area giapponese presso l’Orto Botanico di Roma), il primo architetto giapponese a realizzare un progetto in Italia. Nella cultura giapponese hanno sempre convissuto l’anima tradizionale e quella di un paese moderno, e lui di questa dualità è stato uno dei maggiori interpreti.
Il giardino è una riproduzione che contiene tutti gli elementi essenziali e tradizionali dello stile “sen’en”, quello per intenderci usato negli esterni dei primi ristoranti giapponesi che aprirono in Italia negli anni ’70.
Ricordate Fantozzi quando portava fuori a cena la Silvani ? Ecco, in quel ristorante giapponese immortalato nel primo film della serie c’erano tutti i cliché “sen’en”: il laghetto, le rocce, le piccole isole, il ponticello e la lampada di pietra.
E poi la veranda (“tsuridono”) che si protrae sul laghetto, il punto migliore per godere la vista del giardino. Tra le piante presenti, invece, vi si trovano il ciliegio, il glicine, gli iris e i pini nani; mentre le pietre che formano la cascata, quelle no, non sono giapponesi ma provengono dalla campagna toscana.
Il giardino è aperto tutto l’anno tranne che nei mesi di luglio e agosto e nel periodo natalizio; è possibile visitarlo solo prenotando telefonicamente al numero 06.94844655.
La visita è gratuita, dura 30 minuti ed è guidata dal gentilissimo personale dell’Istituto, che dopo avervi accompagnato in questo paradisiaco angolo di Giappone nel cuore di Roma non potrete che ringraziare con tutto il cuore. Ma non ditegli “arigatò…ni”.
Valerio Di Marco
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