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Natale di crisi nei mercati rionali

Galvanica Bruni

mercato240small.jpgFrutta e verdura, capi di abbigliamento, accessori per la casa, calzature, prodotti per la scuola, perfino la merceria; ora che è Natale anche stand di regali. I mercati rionali di Ponte Milvio, Prima Porta e Grottarossa sono più forniti di un supermercato. Eppure la crisi non manca neanche da loro.

Tour nei mercati rionali più importanti nel territorio del XV, il quadro che ne esce è di una situazione di crisi. Non c’è differenza tra il mercato di Ponte Milvio e quelli di periferia: pochissimi i clienti, anche nelle ore di punta, e le vendite ridotte al minimo.

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Il mercato di Ponte Milvio

Aperto tutti i giorni ad eccezione della domenica si trova all’interno del Centro Commerciale di Via Riano, una traversa di Via Flaminia. Quello che ci raccontano gli esercenti è la cruda realtà, la crisi è arrivata ad ogni livello sociale.

Così sostiene Gianni, che da trent’anni vende qui frutta e verdura: “vivo solo grazie agli acquisti della mia clientela fissa; sono almeno sei anni che la situazione peggiora sempre di più; se solo qualche anno fa da spendevano una media di 50 euro alla settimana, oggi non più di 10-20”.

Ma la vita è difficile anche per chi come Alberto è cinquant’anni che vende gadget per bambini: “la gente mi chiede lo sconto anche su prodotti di 3 euro”. Eppure è sabato e siamo sotto Natale.

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Avviciniamo una mamma con due bambini al banco di abbigliamento; ha in mano due maglioncini e le chiediamo se viene al mercato per risparmiare: “vengo qui a comperare vestiti per i miei figli perché con 50 euro riesco a prenderli per entrambi. Al mercato riesco a spendere di meno rispetto al negozio e la roba è buona. Non sono capi firmati, ma a me basta che durino almeno un anno”, ci dice la signora Anna, residente in via Orti della Farnesina.

Così, anche la signora Giulia che vive proprio a Ponte Milvio, ci dice che lei è una cliente abituale.
“Vengo tutti i sabati, faccio la spesa per l’intera settimana”. Giulia è in pensione, al mercato trova tutto quello che le serve, si fida dei venditori che conosce da sempre. “Certo, rispetto a dieci anni fa sto molto più attenta a quanto spendo; se prima mi permettevo qualche spesa extra, oggi non posso più farlo”.

Ci guardiamo attorno, molti banchi sono chiusi, e non da poco.
Lo conferma il signor Mauro che ha un banco di pesce. “Fino a qualche tempo fa c’erano 77 banchi ma oggi, aperti, ne sono rimasti solo 35. La crisi e l’assenza di acquirenti ne hanno fatto chiudere la metà.”

Gli acquirenti sono pochi, ma i “clienti” sono di più.  “La sera – ci spiega Mauro – mi capita spesso di vedere persone che si appostano davanti ai cassonetti per raccogliere generi alimentari ancora in buono stato che sono stati gettati. E non sono solo nomadi, immigrati o senza tetto, spesso si tratta di italiani, soprattutto anziani, che evidentemente non riescono ad arrivare a fine mese”.

A Prima Porta

Arriviamo al mercato di Prima Porta che nelle mattinate del martedì e del sabato copre tutta via Villa di Livia; è pieno di banchi ma di persone ce ne sono davvero poche. Eppure è sabato, sono quasi le 12, ed è vuoto.

Una lunga fila di banchi a destra e a sinistra. Nel mezzo, lungo la corsia centrale, non c’è anima viva. Ci fermiamo ad aspettare l’arrivo di qualcuno e finalmente vediamo avvicinarsi una giovane coppia e due anziane amiche.

I due giovani ci dicono che sono lì solo per guardare, per fare una passeggiata, non hanno intenzione di acquistare nulla. Le due amiche invece sono alla ricerca di lana perché lavorano a maglia.
Alla nostra domanda sul perché vengano al mercato ci rispondono che “per noi che viviamo della nostra pensione i soldi non bastano mai e oggi siamo qui perché la signora del banco è tanti anni che ci serve e quindi ci fa lo sconto”.

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Non ci resta che chiedere agli operatori commerciali. Da Stefano, che da 34 anni ha il suo banco di articoli per la casa, veniamo a sapere che ha deciso che dopo Natale chiuderà baracca e burattini e si metterà a lavorare per uno dei suoi fornitori.
“Fino a dieci anni fa riuscivo a mantenere la mia famiglia e avevo cinque dipendenti. Ora non ce la faccio più a coprire tutte le spese e non arrivo a fine mese”.

A Prima Porta c’è chi fa credito alla propria clientela, pur di non perderla. E’ il caso di Giorgio che vende frutta e verdura: “ho clienti abituali e sono per lo più pensionati. Mi pagano quando ricevono la pensione” e ci mostra il quaderno dove appunta i nomi delle persone e i loro debiti.

Uno scenario desolante insomma; ce lo conferma Gennaro che vende intimo: “lo vedete da voi che non c’è nessuno, ci saranno dieci persone in tutto, eppure è sabato. Oggi ho 100 euro in cassa, di questi tempi, anni fa, di sabato e alla stessa ora ne avevo quasi 800”.

Grottarossa

Il mercato di Grottarossa vicino al Parco Papacci è aperto invece solo il mercoledì mattina. E’ molto grande e si vende di tutto. Ci accoglie Salvatore. Sono cinque anni che ha il banco lì e vende prodotti per la pulizia della casa.

E’ convinto però che la crisi non dipenda solo dal poco denaro ma anche dalla presenza di negozi cinesi e dall’apertura h24 dei supermercati.
“Un tempo il mercato facilitava la vita alle persone; portavamo noi il necessario vicino casa della gente. Oggi non è più così, dovunque vai trovi quello che ti serve, a qualsiasi ora del giorno e della notte ci sono negozi aperti. Il mercato non serve più”.

Antonio che invece vende scarpe è scoraggiato: “Manca poco al Natale e come potete vedere non c’è nessuno al mio banco; nonostante gli sconti e le promozioni, da questa mattina alle 7 ho venduto solo 3 paia di scarpe”.

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Insomma se un tempo si andava al mercato per risparmiare, oggi per risparmiare non si acquista proprio più. Neanche a Natale. Ce lo conferma Francesco che incontriamo al banco della frutta.
“Ho la fortuna di riuscire a vivere con la mia pensione e vengo qui a comperare cibo buono, ma ho amici di quartiere che vengono al mercato per chiedere di poter prendere le casse degli scarti che vengono gettati”.

Lei ruba idee. Passiamo accanto ad un banchetto che vende articoli da regalo, ha delle confezioni natalizie molto particolari. Troviamo la signora Lucia che sembra intenta ad acquistarne alcune. Ha tra le mani un porta candela e uno strano bicchiere che si illumina.
Le chiediamo cosa compra di solito e e quanto spende al mercato. Sorridendoci, precisa: “Sono qui solo per farmi delle idee di regalo; ci sono oggetti molto carini che poi realizzo da sola. Insomma, per risparmiare rubo idee”.

Natale con le mani in tasca

Quartiere che vai mercato che trovi: valeva una volta, oggi non più. Al portafoglio si sta attenti ovunque si viva, al centro o in periferia, e l’abitudine di andare a fare la spesa al mercato si dirada, diventa un fatto quasi impalpabile. E che lo diventi sotto Natale è un brutto segno, con buona pace dei segnali di ripresa di cui tanti già parlano ma che nelle nostre tasche ancora non si fanno sentire. E nemmeno sui banchi dei mercati.

Valentina Ciaccio

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