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Stadio Olimpico, urgente ripensare le misure di sicurezza

Galvanica Bruni

polizia-roma-capitale240.jpgNon sessantamila, non seimila, ma solo seicentocinquantaquattro gli spettatori paganti sugli spalti dell’Olimpico per il match di giovedì 17 dicembre Lazio-Udinese valevole per la Coppa Italia. Nonostante ciò, tutta l’area del Foro Italico, lambendo la zona di Ponte Milvio, è stata off limits dal mattino in applicazione delle misure di sicurezza standard decise negli ultimi giorni di novembre per tutti i prossimi incontri.

E per il momento si parla solo di calcio (e dunque ancora non sono stati affrontati eventi come gli Internazionali di tennis, il Sei nazioni di rugby e il Settecolli di nuoto), ma a partire da novembre, e fino a data da stabilirsi – ferma restando l’allerta terrorismo – ad ogni incontro che si giochi dalle 15 viene chiusa al traffico l’area adiacente lo stadio Olimpico con divieti di sosta con rimozione auto che scattano dal mattino e strade chiuse dalle 12.

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E’ accaduto mercoledì 16 dicembre per Roma-Spezia, è accaduto giovedì 17 per Lazio-Udinese, accadrà domenica 20 dicembre per Roma-Genoa.

Impossibile parcheggiare auto e moto; impossibile transitare per numerose strade, impossibile tornare a casa, in direzione Ponte Milvio, in quanto dal termine della partita viale Tor di Quinto è a senso unico verso la Tangenziale. Tutto questo perchè per motivi di ordine e sicurezza pubblica sono stati ridisegnati i piani di parcheggio e viabilità nell’area dello Stadio Olimpico in occasione delle manifestazioni sportive introducendo nuove misure.

Misure standard, che vengono applicate sia in presenza di sessantamila spettatori che in presenza di molti, ma molti di meno.

Un intero quartiere con migliaia di abitanti è stato in ostaggio mercoledì 16 dicembre di settemila tifosi di cui cinquemila paganti, giovedì 17 lo è stato addirittura di seicentocinquantaquattro, domenica 20 non si sa ma forse siamo lì, visto lo sciopero delle curve che contestano la Società.

Ripensare alle misure, adottarle e soprattutto declinarle in funzione della particolarità dell’evento, garantire la sicurezza sì, ma anche la vivibilità dei quartieri. E’ questo che chiede il territorio, e non sembra che si chieda tanto.

Claudio Cafasso

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3 COMMENTI

  1. Caro Cafasso, nella capitale del paese che più “brilla” (si fa per dire) per mancanza di assunzioni di responsabilità… chi vuole che si vada a prendere la responsabilità della scelta che lei (giustamente) auspica? Quelle stesse persone che, in simili occasioni precedenti, mi hanno “impedito” di fare lo stracotto al barolo perché il supermercato non poteva vendere alcolici? O quelle persone che bloccano il traffico privato per l’inquinamento lo stesso giorno in cui autorizzano uno sciopero dei mezzi pubblici?
    La nostra classe dirigente è, nella migliore delle ipotesi, miope. Ma temo sia più che altro incapace.

  2. Apprezzo molto questo articolo. e ne condivido appieno le richieste, sono rimasto anch’io intrappolato già 2 volte per la chiusura del Lungotevere. Vorrei aggiungere che è giunto il momento di dire chiaro e forte, come è stato già dichiarato da importanti Autorità, che lo stadio Olimpico non è più adatto ad ospitare le partite di calcio, in quanto sorge in un popoloso quartiere di grande interesse storico e culturale, facente parte della Città Storica, che non può essere deturpato e preso in ostaggio per garantire a un ristretto numero di persone il privilegio di assistere ad una partita. Basti pensare che, se è vero quello che dice l’articolo, erano più le persone intrappolate in auto che quelle che sono entrate allo Stadio, senza contare lo schieramento di un vero e proprio esercito di Forze dell’Ordine, e mi piacerebbe sapere chi le paga.

  3. Il 26 maggio 2015, a commento delle notizie sugli accadimenti post-derby, scrissi su questo stesso blog, e per l’ennesima volta, contro l’anacronistica questione delle partite di calcio disputate nel centro di una città europea, quale ritengo dovrebbe essere Roma, nel 2015 e nella consapevolezza di cosa oggi c’è veramente dietro le cosiddette “partite di calcio”, le cosiddette “tifoserie” viceversa vere e proprie bande di teppisti non so quanto manovrate dalle stesse Società Sportive.

    Società comunque ugualmente colpevoli perchè, a fronte degli affari milionari che ruotano in quel mondo, dovrebbero “fare la loro parte” significativa per garantire che tutto si svolga nel migliore dei modi, prima durante e dopo la partita.

    E lamentavo, come già altre volte, l’insostenibilità e l’inciviltà di un intero quartiere – quello di Piazzale Ponte Milvio – letteralmente messo sotto sequestro, con i cittadini residenti e lavoratori, terrorizzati e sbarrati in casa o nel loro posto di lavoro, nella più totale sospensione dello Stato e delle sue regole, presente solamente con uno spiegamento armato quanto inutile.

    Facendo, in ogni occasione, presente l’urgenza della questione allo stesso Prefetto Gabrielli e chiedendo che, in occasione delle riunioni del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, vengano adottate misure strutturali e non episodiche.

    Oggi la situazione è persino peggiorata, grazie ai provvedimenti che sono stati assunti per Giubileo e terrorismo.
    Una estesa parte della città, ben oltre il già vasto territorio di Ponte Milvio, viene sostanzialmente chiusa e blindata per quasi tutta la giornata, più volte a settimana (perchè i diversi Campionati, Coppe et similia hanno al precedenza assoluta su tutta la restante vita cittadina) e gli ignari e poveri abitanti sono costretti a giri infiniti per raggiungere la propria abitazione o per qualsiasi altra legittima necessità.
    Naturalmente in totale assenza della seppur minima informazione delle limitazioni e delle alternative, tanto quest’ultime non ci sono mai.

    Sistematicamente si deve “cadere in bocca” all’ingorgo dovuto alla chiusura, senza mai trovare un vigile, una pattuglia, un poliziotto, un quel-che-vi-pare, posizionato molto a monte del blocco in modo tale da poter tentare di salvare la pelle prima che sia troppo tardi.

    Nè esiste una sapienza e una razionalità nel misurare gli interventi necessari.
    Per non correre rischi di alcun tipo, ti vieto tutto, blocco tutto, paralizzo un intero settore della città, con le inevitabili conseguenze che questo comporta su tutta la città stessa che, come sarebbe utile ricordare, è un “sistema”.

    In contemporanea, la scelta cade nei giorni degli scioperi dei mezzi pubblici o di qualsiasi altra diavoleria concepita sempre nell’interesse del cittadino.

    Sarebbe troppo chiedere chi stabilisce i calendari delle partite e quanto potere hanno questi signori sui nostri Amministratori?

    Sarebbe troppo chiedere una corretta informazione su tali calendari e, ancor più, sui provvedimenti di chiusura di strade, ponti e lungoteveri in modo di potersi minimamente organizzare con rinvii dei propri appuntamenti o con lo studio preventivo di percorsi alternativi?

    Sarebbe troppo chiedere un uso diverso della città che metta al centro la qualità della vita dei suoi cittadini?

    Le domande sono molte, la questione è centrale, soprattutto considerando che viviamo in una città commissariata ed amministrata da ben due prefetti.
    Evidentemente, la misura è colma e si rende necessario un processo di profondo ripensamento.

    Vignaclarablog.it ha lanciato spunti per una riflessione.
    Non lasciamola cadere come altre volte è accaduto su argomenti di vitale importanza.

    Con questo intervento vorrei, a nome del Comitato Abitare Ponte Milvio e raccogliendo l’implicito invito di VCB a riflettere collettivamente sull’argomento, “rilanciare la palla” e sollecitare un dibattito che si possa svolgere sia su questo stesso blog, sia nella Sala Consiliare con i nostri Amministratori, fino a proporlo alle istanze superiori.

    Vogliamo provare a vincere questo campionato di civiltà?

    Paolo Salonia, Portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio”

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