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Ponte Milvio, l’Isis non fa paura alla movida

Galvanica Bruni

pmnotte240.jpgA quasi 10 giorni dagli attentati di Parigi, i giovani di Ponte Milvio non rinunciano al sabato sera e alla movida: le paure dei genitori non coincidono con la voglia che hanno i ragazzi di vivere la normalità. Neanche il messaggio su wathsapp (“non andate a Ponte Milvio!”) li ha scoraggiati più di tanto.

Quasi 10 giorni sono trascorsi dal 13 novembre 2015, la notte che ha insanguinato Parigi. Quasi 10 giorni separano i francesi dal dolore di aver perso 129 vite umane. Quasi 10 giorni dividono i parigini dagli attentati che quella notte, dalle 21.16, hanno lacerato la città.

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Roma è la prossima?

La tensione per quanto accaduto ai cugini francesi è palpabile in ogni angolo della Capitale:”Roma è la prossima” si sente dire “è l’anno Santo, l’anno del Giubileo, tocca a noi!“. I romani hanno paura. Il ministero dell’Interno ha triplicato in una solo settimana le misure di sicurezza.

Le camionette si moltiplicano nelle zone centrali di Roma, anche Ponte Milvio è presidiata. A piazza di Spagna, Trastevere e Ottaviano carabinieri e polizia pattugliano le zone a rischio dalle volanti, mentre alle metro ci sono quattro militari per stazione con AK47 alla mano.

E da lunedì 23 novembre altri 2mila agenti nelle strade della Capitale in virtù del piano sicurezza per il Giubileo.

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Allarmi e falsi allarmi

Ma in questi giorni, nei quali lo spettro degli attentati di Parigi aleggia sulle capitali europee, gli allarmi a Roma si moltiplicano: pacchi sospetti, valigie incustodite, presunte bombe.

A Roma Nord due eventi nella sola giornata di domenica 22 novembre: un allarme bomba nel quartiere Prati e momenti di panico allo Stadio Olimpico per uno zainetto abbandonato.

È molto semplice creare il panico, mantenere lo stato di allerta, generare disagi per la città. È quel che è accaduto per esempio giovedì 19 novembre, quando un messaggio audio di Whatsapp ha provocato centinaia di commenti ed indubbia apprensione.

La registrazione riporta le parole di una mamma visibilmente allarmata che avverte la figlia di non uscire la sera e di stare lontana da qualsiasi posto presumibilmente soggetto ad atti terroristici (locali, piazze, metro ecc).

In breve sui social si comincia a parlare del messaggio che nel frattempo diventa virale: c’è chi avverte l’odore di bufala e chi comincia a preoccuparsi molto seriamente, a tal punto che è lo stesso premier Matteo Renzi a dover intervenire. “In queste ore sta girando il messaggio finto di una mamma – dice il presidente del Consiglio – e ho chiesto di scoprire chi lo ha realizzato perché è procurato allarme. Non uscite di casa è l’obiettivo di chi vuole farci vivere nel terrore“.

Il giorno dopo è la stessa mamma autrice del messaggio a presentarsi in commissariato: voleva solo convincere la figlia a rimanere in casa, per paura che, dopo gli attentati di Parigi, potesse accadere qualcosa anche a Roma. La donna smentisce prontamente la presunta amica al ministero dell’Interno e ritratta l’intero contenuto del messaggio.

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Gli adulti hanno paura, i giovani di Ponte Milvio no

I romani adulti hanno paura, è evidente. Sono sufficienti una registrazione audio, l’aver sentito dire che o l’aver saputo da per instillare il germe dell’angoscia, del timore, dell’ansia.

Eppure trascorrere il sabato sera a Ponte Milvio, a una manciata di giorni dagli attentati di Parigi, restituisce un altro umore.

A colpo d’occhio sembrano sempre i soliti gruppi di ragazzi che si riuniscono nel piazzale di Ponte Milvio. È una serata fresca, nel pomeriggio c’è stata qualche goccia di pioggia ma niente che possa compromettere l’uscita serale dei più giovani.
La solita via Flaminia, che a partire dalle 22 si riempie di adolescenti, più o meno teen, che rendono anche il passaggio con la Smart un’impresa.

I ragazzi di Ponte Milvio non sembrano avvertire l’ondata di inquietudine che angoscia chi ha qualche anno di più.

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Posso stare barricato in camera? Per i miei sì, ma io ho 16 anni e voglio uscire!“, ridacchia un ragazzo mentre inghiotte patatine piene di salsa. L’età media di chi frequenta ponte Milvio nel week-end non supera i 25 anni, soprattutto fuori dai locali.

Sarà da attribuire al cinismo che spesso viene riconosciuto alle nuove generazioni, ma i giovani di questa zona del XV Municipio sembrano i più sprezzanti. Non che gli attentati di Parigi non abbiano colpito le loro coscienze, ma le reazioni sono meno preoccupate ed incerte rispetto ai loro genitori.

A me dispiace per i parigini e tutto quello che è successo mi spaventa e mi fa incavolare” osserva una ventenne che, visibilmente infreddolita, non resiste alla tentazione del gelato “ma non voglio dargliela vinta. Mi fanno saltare in aria? Tanto se lo vogliono fare hanno già deciso, che io esca o meno“.

In tanti la pensano come lei e intorno annuiscono: non sono disposti a rinunciare alla propria quotidianità per qualcuno che vorrebbe influenzare la loro vita.

A 17 anni mio padre può ancora vietarmi di stare fuori, ma guarda un po’ dove sono?” dice con aria sorniona una ragazza che ha tutta l’aria di avere meno anni di quanti ne dichiara. Appoggiata ad un’auto sembra incuriosita dalle domande che le vengono rivolte e aggiunge: “sono quattro matti che si fanno scoppiare, mi viene da piangere per tutta quella gente ammazzata, ma dei terroristi non mi frega niente e non ho paura di loro“.

A sentire queste parole è un amico della ragazza ad intervenire, butta la sigaretta e dice, rivolto a lei: “voglio vedere se ti trovi con uno davanti che si vuole far saltare in aria se parli così!“. La 17enne ride, ci pensa un po’ su e dopo aver tirato su la zip del cappotto conclude: “avrei paura, ma sarebbe un attimo della vita, non può essere tutta la vita“.

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A conferma dei discorsi fatti da questi e tanti altri giovanissimi, il gestore di uno dei numerosi locali di Ponte Milvio assicura: “forse subito dopo gli attentati c’è stato un po’ di calo, che mi sembra anche normale. Ma adesso non ti dico che siamo proprio alla normalità ma nemmeno mi sembra così spopolata come dicono, Roma. Noi lavoriamo comunque qui“.

I commenti a volte divertiti, a volte pensati, altre volte buttati fuori di getto da questi e tanti altri ragazzi ci restituiscono una realtà: quel che è successo il 13 novembre scorso a Parigi ha toccato tutti nel profondo. Ma è anche un sabato sera come un altro a Ponte Milvio, il sabato sera in cui si ha voglia di uscire, di vivere la solita piazza, le solite amicizie, la solita normalità.

Il vero insegnamento

Sono ragazzi, qui a Ponte Milvio e altrove, in cui vince la voglia di vivere e continuare, non la paura di restare e sopravvivere.

Antoine Leiris, marito di Hélène Muyal-Leiris, una delle vittime degli attentati di Parigi (al teatro di Bataclan), ha pubblicato sul suo profilo Facebook una lettera indirizzata ai colpevoli delle stragi.

Il vero insegnamento sta nelle sue parole.
Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio…volete che io abbia paura, che guardi i miei concittadini con un occhio diffidente, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Ma avete perso...”.

Martina Meoli

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