La rivolta delle uova non è certo paragonabile a quella dei “blecbloc” ma ci si avvicina molto. L’uovo della gallina della sora Maria, per esempio, dal cantuccio della sua aia ha dichiarato che preferirebbe essere fritto in padella piuttosto che finire fra le pagine d’un giornale nella casa del sindaco di Roma.
Un altro uovo, cappuccio nero in testa, al grido di “bordello! bordello!” ha spiegato che preferirebbe essere scagliato contro la giacca del primo cittadino, così da essere immortalato da paparazzi e smartphone più o meno d’ultima generazione.
Le uova di Pasqua dal canto loro hanno creato il comitato “vogliamo essere avvolte dalla carta argentata”, mentre l’uovo di Colombo, dall’alto delle sue conoscenze americane, ha twittato un laconico “Certa gente dovrebbe parlare solo quando fanno la pipì le galline”.
Il legnoso uovo di nonna Peppina preferisce farsi gli affari suoi e, profilo basso, s’infila ancora oggi in quei pedalini forati da unghie tutt’altro che limate. Certo è che il dibattito proseguirà nei prossimi giorni, fra un uovo al tegamino, uno alla coque e un uovo barzotto, e non mancheranno gli spunti di replica a quel signore in cerca di giornali per incartar uova.
Nel frattempo, sei uova si sono scontrate fra loro per dar vita a una frittata. Certamente più gustosa delle infantili dichiarazioni di chi ogni tanto potrebbe pure dare un’occhiata all’incarto delle sue uova. Magari potrebbe venire a conoscenza del fatto che invece d’esser accoppiate con la carta stampata, le uova vorrebbero essere strapazzate.
Masimiliano Morelli
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