Ce n’è uno a Vigna Clara, uno al Fleming e un altro a Corso Francia. Più in su li troviamo anche sulla Cassia, ad esempio a Grottarossa e a La Storta. Sono sempre più numerosi i bazar gestiti da negozianti di origine asiatica a Roma Nord. Molto frequente il fenomeno di ragazzi romani impiegati in questi negozi: la metafora di una generazione che non vuole arrendersi alla disoccupazione e scende a patti con il “mercato mondiale”.
Vigna Clara, via di Vigna Stelluti e le piazze limitrofe sono luoghi molto vivaci dal punto di vista commerciale per tutta Roma Nord dove soprattutto in questi giorni, in tempo di saldi, camminare diventa quasi impraticabile.
Brand famosi e negozi di classe si spalleggiano come una piccola via Veneto, negozi che fatturano cifre significative. Fa sorridere e riflettere quindi, come segno della glocalizzazione che avanza, la presenza di uno bazar di “cinesi” in piena Vigna Clara. Quasi nascosto, discreto, in fondo a una rampa.
Per quei pochi che non lo sapessero, e che non hanno mai fatto una passeggiata in un’ipotetica periferia o a Piazza Vittorio, ormai è entrato nel vocabolario comune l’appellarsi a questi negozietti sottocosto come “i Cinesi”: si tratta di quei negozi con qualsiasi tipo di oggettistica (dalla cucina al vestiario, dai giocattoli all’elettronica) prodotta chissà in quale parte della Cina che viene venduta a costi irrisori.
Fa riflettere ancora di più sapere che tra un negozio di borse firmate e uno di elettrodomestici o di telefonini di ultima generazione, la signora di Vigna Clara per comprare batterie, pentole, attrezzi di giardinaggio, o pensierini di Natale, non disdegni un sottocosto vantaggiosissimo (salvo poi lamentarsi della qualità).
Ma la cosa che ci ha colpito non è tanto come la paccottiglia a tema fatine dei boschi, o piccole riproduzioni a misura di bambola di mobili antichi e cassettiere, alambicchi, fiori di plastica e guanti di pelo, riesca a competere con lo chic che aleggia in tutta la zona: è che, forse, per la prima volta nel nostro territorio, non è difficile trovare italiani impiegati come commessi in questi bazar.
Complici le grandi aziende in crisi che non assumono, se non per brevi periodi, questi ragazzi non vogliono arrendersi alla disoccupazione giovanile ormai in Italia arrivata al 42%.
Loro non ne parlano volentieri, forse si sentono a disagio nelle loro situazioni “al contrario” dove è un italiano ad essere dipendente di un immigrato.
Anche se non ci siamo ancora abituati, questa è ormai una realtà e anche Vigna Clara segue le regole del libero mercato mondiale dove la Cina con i suoi costi bassi e produzioni elevate ha sempre più una posizione dominante.
A via di Grottarossa o a La Storta situazioni di questo tipo già esistono da tempo e sono integrate totalmente nella vita (e anche a misura dei portafogli) della zona. Da un po’ c’è uno store di cineserie sottocosto anche al Fleming oltre a quello di Corso Francia e sicuramente altri ce ne saranno ancora cercando bene nelle zone nei dintorni di Vigna Clara.
La comunità di commercianti e imprenditori locali dovrà cedere il passo ad una nuova China Town anche a Roma Nord?
David Colangeli
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Ma è fantastico !
Facciamogli pure l’applauso !
Bravi , bene , bis , tris , quater , quinquies , sexies eccetera
Salvo accorgersi poi che non fanno uno scontrino regolare , non pagano le dovute tasse , i dipendenti non sono in regola , molti dei prodotti venduti sono contraffatti o non a norma.
Libero mercato ? Costi bassi ? Che diavolo state dicendo ?
In Cina mancano i fondamentali diritti per i lavoratori tutti , vivono in alloggi accanto ai loro posti di lavoro che a confronto i nostri centri di accoglienza sono alberghi a 5 stelle , dire che siano sottopagati è fare un complimento alla loro retribuzione.
Ma stiamo scherzando ? Così sono buoni tutti !
Mandiamogli la Camusso e Landini per sei mesi e vedi che fine fanno !
Ma la tragedia di Prato non ha proprio insegnato nulla ?
Capisco che sperticarsi in peana nei confronti di tutto ciò che non è italiano , fa molto figo , però limitiamoci.
Già stiamo facendo la figura dei fessi nei confronti del popoli di incantatori di serpenti , cavalieri di elefanti e stupratori legalizzati , ci mancano pure i cinesi.
A proposito , Marino ma quello striscione per i Marò che fine ha fatto ?
O pensiamo solo ai cinesi , ai romeni ,ed ai connazionali della Kyenge ?
Ci sarebbe da indagare bene su come facciano a sostenere i costi i gestione di un locale a Vigna Clara…
Non posso non condividere l’analisi di aragorn@, mi sembra a dir poco perfetta… Non riceverete mai uno scontrino a meno che non lo chiediate e se valido o no a voi dirlo… …fatto, sta che se sull’intero pianeta un’umano su 5 è cinese, in Italia hanno trovato il terreno più fertile per ogni tipo di commercio. Un consiglio per chi ha figli? A scuola (quando sarà) od in privato, fategli studiare il cinese, il mondo, presto, sarà loro.
Per forza che la roba dei cinesi va alla grande….siamo un popolo con la puzza sotto il naso, che viaggia in SUV e possiede 3-4 telefonini a testa ma poi al ristorante lascia 1 euro di mancia (se poi siamo dei politici quell’euro ce lo facciamo pure rimborsare). Aveva ragione il Gen. Macarthur……..
I cinesi per 3 anni come stranieri non pagano le tasse, noi italiani appena apriamo una partita iva paghiamo subito tante tasse.
Forse si dovrà aspettare che nelle file dei giovani cinesi nati in Italia qualcuno voglia fare l’onesto poliziotto infiltrato o “Serpico” della situazione o che ci siano validi e numersi interpreti per i tanti dialetti che la lingua cinese possiede e non meno di un valdostano paragonao ad un siculo o viceversa. I cinesi sono tanti ed a Roma altrettanti sono “fantasmi”, altrettanto strani e poco osservati credo siano le generose concessioni economiche che il nostro Paese ha concesso pur di mantenerlo come …”socio”… I cinesi sono tanti… A Roma un’anziano che dopo tanti anni dovesse passare per Piazza Vittorio credo riceverebbe uno shock. I cinesi sono tanti, molti d più di quanti si riesca a vederne… Presto il negozietto sotto casa vostra potrebbe, con pagamento immediato ed in contanti, diventare una “legale” sala massaggi; …legge Merlin a parte…
I prezzi praticati dai negozi che vendono roba made in Cina sono molto convenienti ma, le indagini dei NAS hanno evidenziato che, molto spesso, la roba made in Cina nasconde prodotti pericolosissimi , purtroppo molta roba sfugge ai controlli e nessuno garantisce che non sia pericolosa. Personalmente acquisto solo oggetti che, anche se non sono garantiti, per il loro utilizzo non possoni arrecare danni. Non acquterò MAI prodotti che devono venire a contatto con il corpo, tipo creme, balsami vari, saponi e prodotti dei bellezza in genere, od ingeriti.
Inoltre, i vigili urbani non vedono lo scempio che c’è fuori questi negosi e la camera di commercio tollera che questi negozi siano aperti 365 giorni all’anno a tutte le ore?
Invece è bello che chiudiamo le fabbriche italiane, produciamo tutto in Cina, ma poi la merce cinese la vendiamo nei negozi italiani con i prezzi italiani!
La globalizzazione se si fa si fa fino infondo, non solo per dare una fregatura ai salariati italiani ed arricchire il grande commercio.
Concordo! Nel post si domanda “Come fanno a sostenere i costi di gestione?”
La risposta è nel post che segue : Non pagano le tasse per 3 anni. Econ il giochino apri-chiudi girando sui familiari, ti tirano su un bel XX-ennio.
Scontrini? Personalmente verificato mezzo Camera Commercio= Fasullo.
In Municipio = Orecchi di Mercanti. Alla faccia delle regole sul lavoro & Company: confermo 365 giorni, 7su7 24h. Fatemi capire, ma dove sono i vigili???
@Cardellini: il tuo post merita -con tutto rispetto per VignaClaraBlog- di andare sulle pagine nazionali!! E’ come film di Totò: potere locale e centrale si scaricano responsabilità, legiferano con il “piffero” e le conseguenze ricadono SOLO ED UNICAMNETE SUGLI ONESTI.
Ringrazio la Redazione di Vignaclarablog, che anche in giornate non feriali, ci permette di chiedere di essere rispettati!