Alcuni credono si tratti ormai di una leggenda, i pochi fortunati possono dire di aver compiuto un’impresa senza paragoni: mantenersi in forma sotto Natale. Eppure quest’anno gli intrepidi salutisti potranno trovare notevolmente alleggerito il menu delle feste, a causa della notevole riduzione di insaccati e pasta dalle tavole dei cenoni. Ce ne accorgiamo soprattutto durante le indagini nei mercati rionali di Roma Nord, fra i banchi del pesce, dei prodotti caseari e della frutta e verdura alla vigilia dei preparativi del cenone di capodanno.
A risentirne maggiormente è sicuramente il settore ittico: dite addio al pesce spada, al salmone e alle aragoste, troverete solo cibo “povero” per l’immancabile frittura ed insalata di mare, sebbene rimanga ancora sulla cresta dell’onda il baccalà.
“La crisi ha pesato tantissimo sui clienti, nonostante i nostri prezzi siano rimasti sempre gli stessi per non deludere gli affezionati. In media c’è stato un calo dell’80% della spesa rispetto agli anni precedenti”, ci dice un commerciante del mercato del Villaggio Olimpico.
Come già accennato, risentono tantissimo della crisi anche i salumi e gli insaccati; la spesa si aggira intorno ai 5-10 euro a persona per piccole quantità, addirittura solo per mezz’etto di spesa.
“Ormai i salumi rappresentano un lusso per gli italiani. In media, di 8 persone che si avvicinano al banco solo due acquistano”, ci raccontano al mercato di Ponte Milvio a pochi giorni dal capodanno. “Non ho venduto nemmeno il pane oggi. Sa che vuol dire? È il primo bene che si acquista, e se il mio banco ne è ancora pieno, vuol dire che siamo proprio messi male!”.
Eppure i dati Codacons 2012 sono molto positivi sull’andamento dei cenoni romani: il presidente Carlo Rienzi sostiene che nel reparto alimentare si registra un generalizzato aumento dei listini, che ha portato le famiglie a spendere, a parità di acquisti rispetto al 2011, circa il 7% in più per il solo cenone di Natale.
Non stupisce dunque che anche quest’anno, almeno nelle feste natalizie, si voglia mangiar bene. Rienzi sostiene, infatti, che piuttosto che venir meno alle tradizionali abbuffate natalizie, gli italiani tagliano invece sui prodotti più costosi, primo fra tutti il pesce appunto. Ma a risentirne anche il settore frutta e verdura: sopravvivono alla crisi ancora i prodotti di stagione come mandarini e clementine, ma banane e mele sono ormai alimenti di lusso.
“Si preferisce la vendita standardizzata piuttosto che quella di qualità, questo spiega perché risentano maggiormente della crisi i venditori al dettaglio piuttosto che le grandi catene o i supermercati. La qualità costa di più e in questo momento non è la priorità delle famiglie italiane che non riescono nemmeno ad arrivare a fine mese con la spesa”, sostiene un venditore del mercato di Prima Porta.
I dati Adiconsum hanno confrontato i costi per la cene della vigilia, di Natale e Capodanno, a seconda che vengano festeggiati in casa o al ristorante, con un menu semplice ma completo con tipici piatti della tradizione italiana.
Stando ai dati, rispetto al 2011 le rilevazioni hanno mostrato per i tre pasti tradizionali di festa un aumento della spesa pari a 4,4% per la cena del 24 dicembre (+ 2,64 euro in valore assoluto sul totale della spesa), del 4,5% il pranzo del 25 dicembre (+ 2,93 euro in valore assoluto sul totale della spesa), per non parlare del 3,92% la cena del 31 dicembre (+ 3,64% euro in valore assoluto sul totale della spesa).
Insomma ci dispiace deludere chi stava per tirare un sospiro di sollievo ma la cintura, per queste feste, continuerà a crescere ed allargarsi. Almeno lei.
Barbara Polidori
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