Editoriale di Massimiliano Morelli. Un libro presentato recentemente alla Torretta Valadier di Ponte Milvio mi permette di “giocare” in questo debutto di 2012 col titolo del libro stesso – “Andrà tutto bene” – e con le sensazioni spiacevoli che provengono a destra e a manca da specialisti dell’economia e da “gente più o meno informata dei fatti”. Si parla di crisi, si analizza lo spread, si stilano bilanci e formulano previsioni ed è luogo comune dire “che siamo sull’orlo del baratro”.
Non sono un cervello dell’alta finanza per prevedere più o meno spiragli di luce in un panorama che si presenta cupo e uggioso. Ma sono convinto del fatto che se proviamo a muoverci con un briciolo di ottimismo, riusciremo per lo meno a osservare per una volta il mezzo bicchiere pieno.
E’ vero, la benzina è alle stelle e adesso vengono castigati pure quei disgraziati che si “rollano” le sigarette, perché diventa terreno di conquista dello Stato anche il tabacco trinciato, roba che ci si interroga se esistano davvero in Italia fumatori di serie A e di serie B.
Premesso che il fumo fa male – ma fa male anche lo scarico delle auto, il fritto, le bevande alcoliche e il disagio che procuriamo alla natura, così, tanto per citare qualche esempio – mi viene da pensare che oltre a essere diventati finti perbenisti, riusciamo a trasformarci perfino in uccelli del malaugurio. Che non esistono, ovvio, ma noi abbiamo la capacità di inventare pure gli asini che volano.
Vi faccio un esempio. Di cosa si è parlato alla fine del 2011? Della fine del mondo. Ecco, ne abbiamo parlato e scritto tutti, toccando ferro, e abbiamo fantasticato cosa potremmo fare se davvero ci sarà la fine del mondo. Sì, è un modo per passare il tempo, per realizzare trasmissioni radiofoniche, per gigioneggiare nei salotti televisivi.
Ma poi? Il futuro non si prevede, questo è certo, e mi chiedo: se i Maya erano tanto avanti (i Maya o chi per loro) come mai sono scomparsi come civiltà? Qua non siamo in grado di prevedere terremoti e temporali, e la frase dei nonni d’un tempo, pronti a dire “domani? Beato chi avrà un occhio” è quanto mai realista. Pure se i nonni sono sotto terra e viviamo l’era dell’ipertecnologia.
Ecco, forse sarebbe il caso di comportarci come i nostri nonni quand’era periodo di crisi: ci dobbiamo rimboccare le maniche per lavorare, con pochi mugugni e con il solo pensiero di sdoganarci da rossi di cassa, tasse, sovrattasse e ammennicoli vari. Certo, il lavoro latita, sulla carta i giovani non hanno futuro e le pensioni sono una chimera.
Ma a che serve parlarne? Tempo perso e fiato sprecato, non è che arriva qualcuno a risolvere con la bacchetta magica la decadenza finanziaria, nostra e del Paese.
Meglio – secondo me – pensare a chi creò il boom economico sulle ceneri della seconda guerra mondiale. Ci sono riusciti i nostri nonni, possiamo riuscirci anche noi. Io penso positivo e sono certo che “andrà tutto bene”. Fate la vostra mossa.
Massimiliano Morelli
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Giusto, giustissimo….ma facciamolo senza politici. Scrolliamoci di dosso questa gentaglia che ha portato il nostro paese alla rovina e non ha nessuna intenzione di mollare l’osso. Che siano bianchi, rossi, neri o gialli vanno messi alla porta: solo così potranno migliorare le cose.