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Da inizio anno è stop alle buste di plastica: tutti informati? Indagine a Vigna Clara e dintorni

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Con l’avvento del nuovo anno è arrivata una vera e propria rivoluzione nella vita di tutti i giorni: l’introduzione obbligatoria delle cosiddette “eco-shopper”. E’ infatti vietato, dal 1 Gennaio 2011, l’utilizzo delle vecchie buste di plastica della spesa. La legge doveva già entrare in vigore l’anno scorso ma un emendamento della Finanziaria ha ritardato il tutto. Oggi è grazie ad una direttiva europea che il divieto è diventato immediato ed assoluto e il Consiglio dei Ministri ha confermato lo stop all’utilizzo dei vecchi sacchetti durante la seduta del 22 dicembre 2010.

In Italia sarebbero circa 20 miliardi i vecchi sacchetti di plastica da smaltire durante questo nuovo anno. Lo ha stimato la Coldiretti sottolineando che “gli italiani consumano mediamente all’anno oltre 300 sacchetti a testa che diventano in gran parte rifiuti che vanno ad inquinare l’ambiente in modo pressoché permanente poiché occorrono almeno 200 anni per decomporli.”
Le alternative alla plastica non sarebbero effettivamente poche: buste di carta o borse di stoffa sono tra queste, l’utilizzo di contenitori riutilizzabili e/o biodegradabili sembrerebbe la risposta a questo grande cambiamento.

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Una battaglia, questa, che a Roma era già in parte iniziata dall’8 Marzo 2010, data in cui il sindaco Gianni Alemanno, tramite l’Ama, aveva fatto distribuire più di mezzo milione di sacchetti in carta riciclata in centri commerciali e mercati rionali (leggi qui). Una tattica che, aveva detto il primo cittadino, sarebbe servita ad educare ed abituare commercianti e cittadini a superare la cattiva abitudine dei sacchetti di plastica, in vista del cambiamento che ci sarebbe stato quest’anno.

Ma sono tutti già attrezzati a Roma nord? VignaClaraBlog.it ha condotto una breve indagine tra alcuni dei più noti esercizi commerciali di Vigna Clara, Ponte Milvio e dintorni per monitorare la situazione.

A quanto pare trai Supermercati più importanti, alcuni non si sarebbero ancora del tutto attrezzati. Il discount “Tuodì” di via Cassia Antica non essendo munito né della vecchia né della nuova busta invita i clienti a comprare una sorta di eco-borsa, del valore di 1 euro, che risulta però resistente, capiente e riutilizzabile.
Il “vicino di casa”, il “CTS”, sta invece smaltendo ancora le vecchie buste in attesa dell’esaurimento.

Lo “Sma” di via Riano, a Ponte Milvio, ha già finito le scorte di plastica ed è fornita delle nuove buste biodegradabili di amido di mais che, in natura, vengono smaltite in poche settimane. Proprio queste buste però, sembrano essere al centro di qualche protesta da parte dei consumatori: sono più care di quelle vecchie (10 centesimi al posto di 5) e pare siano molto fragili.
Il supermercato sta però risolvendo la cosa ed ha già ordinato le buste di carta che, anche se hanno il notevole prezzo di 99 centesimi, possono essere riutilizzate e sono molto resistenti.
Nel mercato di Ponte Milvio invece abbiamo visto circolare ancora le vecchie buste malgrado la legge ne preveda la messa al bando anche nei mercati rionali.

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Diversamente vanno le cose nei locali che non sono supermercati. I proprietari sembrano molto contenti della nuova legge e si stanno muovendo tutti per smaltire la plastica e sostituirla con i nuovi shopper. Qualche commesso cade dalle nuvole non sapendo nulla della direttiva, molti l’hanno appresa solo in questi giorni da giornali e notiziari.

Il “Caffè Fleming” aveva intenzione di ordinare le nuove buste già da qualche mese a prescindere dalla direttiva. “Le preferiamo per un discorso ecologico” ci dice il proprietario “anche se sono più costose e meno personalizzabili”.

La libreria “Velitti” sta decidendo se ordinare i nuovi contenitori in carta “o nello stesso materiale biodegradabile che da anni usa Decathlon” ci informano.

Organizzatissimi al negozio di giocattoli “della Giraffa” di Piazza Carli, dove, pur avendone ordinate altre, hanno già una vasta gamma di buste, bustoni e bustine di tutti i tipi e di varie dimensioni “Qui siamo gente seria” scherza sorridendo la direttrice.

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Per una volta sembra che un piccolo (ma grande) cambiamento come questo non abbia creato gravi disagi ma che, anzi, stia contribuendo a migliorare le nostre condizioni di vita e di ciò i cittadini si dimostrano soddisfatti e consapevoli.

Claudio Colica

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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9 COMMENTI

  1. Salve vorrei dire la mia sulle famigerate buste di plastica. Mio marito è un produttore sareste interessati ha sentire l’opinione di chi è veramente a conoscenza di quali risvolti avra’ sulla nostra vita quotidiana la scomparsa delle buste? faccio solo un’esempio vi chiedo: secondo voi tutta la monnezza che a Napoli troneggia nelle strade chiusa nelle buste di plastica senza di esse come sarebbe tutta in giro per strada ?all’aria aperta?. Pensate che le persone possano sostituire la busta di plastica con la busta biodegradabile materiale che per altro risulta insufficente alla richiesta giornaliera da parte dei consumatori, poco resistente e molto costoso, per maggiori chiarimenti e per una corretta e approfondita indagine sul tema sono a vostra disposizione aspetto vostre nuove grazie buon lavoro.

  2. Era ora! E per fortuna che l’Unione Europea ci obbliga, se no chissà per quanti anni ancora avrebbero prorogato “all’italiana”.
    Ingiustificabile chi (dopo anni e “mille proroghe”) ancora non si è adeguato e chi cade dalle nuvole. Per fortuna, di contro, c’è tanta “gente seria”, come dice la direttrice della Giraffa”. Bravi loro, nonché Colica e tutta la Redazione di VCB per questa piccola ma importante indagine.

  3. Riguardo le buste di Tuodì è vero sono capienti e resistenti solo che costavano molto meno e per loro è piu’ comodo non avere i nuovi tipi di sacchetti visto che non li dovranno far pagare

  4. Io sono favorevole alle buste “ecologiche” però se c’è il marchio del supermercato perchè le devo pagare così tanto? Portanto la pubblicità in giro dovrebbero darla in omaggio!

  5. Gentilissimi utilizzo ancora il vostro spazio per una sana e libera informazione preciso ancora una volta che è solo una forma speculativa che alla fine andrà solo a discapito del consumatore che le pagherà comunque pur non sapendolo( il costo della busta verrà spalmato su altri prodotti), comunque vorrei far notare che ad inquinare sono anche i sacchetti neri, bottiglie di plastica, involucri degli inserti dei giornali, involucri delle confezioni di merendine e via discorrendo, non crediate che le cose vengano fatte per il bene del cittadino ma in genere sono fatte per un tornaconto personale. A buon intenditor

  6. Qualche giorno fa, facendo la spesa alla SMA di Vigna Stelluti, mi sono dotata di una “sporta” verde, carina e capiente con il logo del supermercato. L’ho pagata cent 80.
    L’estate scorsa, in una rinomata località di villeggiatura del Nord Est d’Italia, ne avevo acquistata una in stoffa alla Coop. Ho pagato pure quella.

  7. Io sono d’accordo con la legge in questione.

    Mi domando nel concreto (perchè non lo so!) per la spazzatura come si dovrà operare?
    E a che costi?

  8. Il problema non è solo quello delle buste di plastica che vede, a monte, contestualmente la necessità di ridurre o eliminare gli imballaggi che dalla borsa della spesa arrivano nella spazzatura.
    La sostituzione delle buste tradizionali con quelle ecologiche, dunqu,e non risolve il problema degli imballaggi inutili e inquinanti come flaconi, pacchi, bottiglie di plastica presenti sul mercato.
    Il problema potrebbe essere risolto, diffondendo. in mdo sensibile, nei supermercati e nei discount la possibilità di scegliere di acquistare “alla spina” i vari prodotti, usando contenitori riciclabili che, di volta in volta, si portano a casa e si possono riempire di nuovo.
    Il consumatore otterrebbe un risparmio economico (che va dal 20% al 70% del prezzo) e rispetterebbe veramente l’ambiente.
    Pertanto occorrerebbe portare non solo borse di tela o altri contenitori da casa, ma anche comprare prodotti con imballaggi semplici e riutilizzabili.
    Alcuni supermercati già vendono prodotti sfusi come detersivi, pasta, latte, caffè, dentifricio e altro.
    Naturalmente l’effetto positivo si estenderebbe anche al problema della raccolta differenziata dei rifiuti che beneficerebbe di una notevole riduzione delle quantità da smaltire.

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