Basta con le buste di plastica. E’ partita oggi una campagna d’informazione promossa dall’Ama e dal Comune di Roma per sensibilizzare i romani sull’uso di buste alternative, di carta o materiali biodegradabili, per fare acquisti. A lanciare la campagna il sindaco Gianni Alemanno dal mercato rionale di Cola di Rienzo, accompagnato da Fabio De Lillo, Assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Marco Daniele Clarke, Presidente Ama, Franco Panzironi, Amministratore Delegato Ama. La campagna si concretizzerà nella distribuzione in via sperimentale di oltre mezzo milione di sacchetti in carta riciclata, distinti dallo slogan “Chi previene, ama”, che saranno distribuiti in 12 centri commerciali e 10 mercati rionali di Roma dall’8 al 14 e dal 22 al 28 marzo.
“L’uso delle buste di plastica non è più sopportabile – ha detto Alemanno – dobbiamo giungere al riutilizzo di buste biodegradabili o di cartone per evitare un danno gravissimo all’ambiente”.
La direttiva comunitaria En 13432, che prescrive il divieto di produzione e commercializzazione delle buste in plastica non biodegradabile, entrerà in vigore in Italia dal primo gennaio 2011.
A tal proposito vale la pena ricordare che un’informazione emessa tempo fa dall’Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti rivela che si consuma approssimativamente ogni anno, in tutto il mondo, tra 500 bilioni e un trilione di sacchetti di plastica e meno dell’1% dei sacchetti viene riciclato. É più costoso infatti riciclare un sacchetto che produrne uno nuovo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Purtroppo sarebbe necessario documentarsi e verificare le proprie fonti prima di pubblicare informazioni sbagliate.
Infatti, la Norma EN 13432 ( recepita in Italia come UNI EN 13432 ) NON E’ UNA DIRETTIVA COMUNITARIA CHE PROIBISCE A PARTIRE DAL 2011 LA COMEMRCIALIZZAZIONE DELLE BUSTE DI PLASTICA ( in verità, non esiste tale direttiva ). La Norma alla quale fate riferimento è lo standard di riferimento Europeo che stabilisce i criteri secondo i quali un prodotto può essere classificato/definito come biodegradabile e compostabile. In sostanza, si tratta del riferimento normativo affinchè, per esempio, un sacchetto possa essere definito come biodegradabile e compostabile e di conseguenza, a fine ciclo vita, in quanto tale può essere smaltito nella frazione umido-organico della raccolta differenziata oppure può essere specificamente utilizzato per la raccolta dello scarto umido organico domestico che a sua volta va nella frazione umido-organico della raccolta differenziata. Oggi la raccolta differenziata dello scarto umido organico domestico rappresenta ben il 35% dell’intera raccolta differenziata in Italia, ed assume particolare importanza sopratutto se si considera che lo scarto umido organico domestico viene successivamente utilizzato, una volta raccolto, per la produzione di compost naturale ( un fertilizzante organico della cui produzione l’Italia è leader nel mondo con più di 100 aziende e 1,5 milioni di tonnellate di produzione annue ). Ovviamente, affinchè lo scarto umido organico domestico sia idoneo ad essere così smaltito, è ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE VENGA RACCOLTO CON SACCHETTI REALIZZATI ESCLUSIVAMENTE CON BIOPLASTICA BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE CONFORME AL RIFERIUMENTO NORMATIVO UNI EN 13432 ( oltre al fatto, ovviamente, di non mettere in tali sacchetti prodotti o scarti domestici differenti da quelli umidi organici perchè se ciò avvenisse lo scartoi raccolto non potrebbe più essere utilizzato pre produrre compost organico poichè inquinato da sostanze non compostabili ).
A questo punto, bisogna chiarire, in nome di una corretta informazione, che la plastica tradizionale ( da fonte petrolifera come il polietilene ) non è IL MALE ASSOLUTO DA COMBATTERE. La questione è diversa, nel senso che per diverse applicazioni e prodotti si dovrà usare il materiale più idoneo. Pertanto, se si dovrà realizzare un prodotto che debba resistere agli agenti atmosferici e che debba avere un ciclo vita lungo ( contenitori , giocattoli, etc. ), ovviamnete la plastica tradizionale è il prodotto da utilizzare. Qualora invece si dovrà realizzare un prodotto che abbia un ciclo vita breve e che possa/debba essere smaltito nella frazione umido organico della raccolta differenziata, allora il prodotto da utilizzare è senza dubbio la bioplastica biocompostabile conforme alla Norma UNI EN 13432. In questo senso si da una mano all’ambiente ed a non abusare del petrolio come unica fonte di energia. Nel caso dei sacchetti di carta riciclata, vorrei sottolineare che l’impatto ambientale generato dalle cartiere non è cosa da poco. Quindi, parlare di ambiente e proporre la carta al posto della plastica è UN TOTALE NON SENSO. In definitva, ad ogni specifica applicazione si deve usare ( non abusare ) il prodotto più idoneo.
Per maggiori informazioni, vi invito a contattare il C.I.C. Consorzio Italiano Compostatori ( http://www.compost.it ) oppure il Gruppo Unionbioplast c/o Federazione Gomma Plastica.
Cordialmente
Giovanni Salcuni
Gentile sig. Salcuni
l’informazione che “La direttiva comunitaria En 13432, che prescrive il divieto di produzione e commercializzazione delle buste in plastica non biodegradabile, entrerà in vigore in Italia dal primo gennaio 2011″ è stata riportata da tutte le agenzie di stampa oltre ad essere in evidenza sul sito AMA (legga qui)
cordialmente
La Redazione
Gent.le Redazione,
mi scuso per la risposta in ritardo.
Tuttavia, la notizia riportata dalla Agenzie di Stampa era ed è sbagliata.
Confermo che la Norma EN 13432:2000 ( recepita in Italia come UNI EN 13432:2002) è la norma che disciplina la compostabilità ed oggi, finalmente, è stata anche presa come riferimento nella bozza denitiva del Decreto Leglislativo sul Decreto Rifiuti approvato dal Consiglio dei Ministri il 16/04/2010 per quanto rigurda lo standard da seguire in merito alla obbligatorietà di raccolta dello scarto umido organico con sacchetti buiodegradabili conformi a tale Norma.
La Direttiva che proibisce l’uso di sacchetti non biodegradabili a partire da Gennaio 2011 è un’altra cosa.
Cordiali saluti