In un pomeriggio fresco e dal cielo terso, mentre nella zona dell’Auditorium Parco della Musica gli operai stavano ancora lavorando sodo per ultimare le strutture e gli allestimenti, si sono inaugurate ieri le tre mostre del Festival Internazionale del Film di Roma, preludio appetitoso ed emozionante all’inizio ufficiale delle proiezioni che avverrà questa sera con l’anteprima di Triage . Abbiamo detto “emozionante” perchè questa è stata la sensazione prevalente che ci ha attraversato (e non ci ha mai mollato) mentre visitivamo Sergio Leone: uno sguardo inedito, l’esposizione che il festival ha voluto dedicare al grande maestro del cinema a 80 anni dalla nascita e a 20 dalla morte.
Ma andiamo per ordine e torniamo alle 17.00 di ieri, quando nel Museo Archeologico ha aperto i battenti, tenuta a battesimo dal Presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luigi Rondi e dal Presidente Emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Luci del Cinema su Antonio Ligabue, una esposizione affascinante che raccoglie circa 80 opere dell’artista provenienti dai più importanti musei e dalle collezioni private. La mostra è curata dal Presidente del Centro Studi e Archivio Antonio Ligabue Augusto Agosta Tota, editore, operatore culturale, organizzatore di esposizioni, noto, non solo in Italia, come il più qualificato e competente ambasciatore dell’artista, da lui conosciuto e sostenuto quando era ancora in vita.
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“Piatto forte” della mostra, che comprende quadri, incisioni e sculture, è la superba galleria dedicata agli autoritratti, davanti ai quali abbiamo sentito l’ex presidente Scalfaro sussurrare “in ciascuno gli occhi sono sempre differenti” . Ai visitatori l’ardua (e piacevole) sentenza ossia il compito di vagliare la veridicità di questa affermazione: quello che ci sentiamo di dire con certezza è che, in tutti questi dipinti nei quali Ligabue rappresenta se stesso, vediamo gli occhi di una persona che ha sofferto profondamente tutta la vita. Bellissimi e suggestivi anche i quadri che raffigurano feroci combattimenti tra animali e uomini che lavorano contro le avversità della natura. Colori accesi, ostili e violenti. Uno stile originale, inimitabile. Sia che siate appassionati dell’artista, (l’occasione di ammirare queste opere tutte insieme è rara) sia che siate profani (l’occasione è ghiotta per accostarsi per la prima volta ad un genio straordinario) non perdetevi questa mostra.
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Alle 17.30 ha preso il via, piuttosto in sordina, presso Auditorium Arte – Spazio Hag, Cape Farewell : Art and Climate Change, una esposizione di fotografie, sculture ed installazioni, risultato del lavoro congiunto svolto in Groenlandia da scienziati, ricercatori ed artisti nel corso di diverse spedizioni nell’Artico. Lo scopo della fondazione inglese Cape Farewell , nata nel 2001, è quello di focalizzare l’attenzione sui cambiamenti climatici.
Intorno alle 18 ci spostiamo presso l’entrata dello Spazio Espositivo del parcheggio superiore dell’auditorium per l’inaugurazione della mostra più attesa e più sentita dagli appassionati cinefili: Sergio Leone , Uno Sguardo Inedito. Fotografi, giornalisti e molti curiosi (anche stranieri) si radunano assiepandosi vicino all’entrata. Viene approntato un nastro tricolore da tagliare. Vediamo arrivare Branko, sentiamo Luca Giurato chiedere scherzosamente cosa o chi si stia aspettando ad un fotografo e quest’ultimo, dall’aspetto assai romano e dall’apparenza molto disincantata, di rimando lo invita a tagliare il nastro.
Sono passate da poco le 18 e, reduce da una rapida visita alla mostra su Ligabue, arriva il maestro Ennio Morricone insieme alla consorte. Ci sono la moglie Carla e figli di Sergio Leone. Si attendono le autorità politiche per tagliare il nastro. Dopo qualche minuto si materializzano, seguiti da stuoli di body guards e collaboratori, il sindaco di Roma e il presidente della Regione Lazio. Insieme ad Alemanno e Marrazzo, Carla Leone taglia il nastro e la mostra si può visitare. Attendiamo un poco e poi entriamo anche noi, non prima di aver visto passare Riccardo Rossi, che ha doppiato uno dei protagonisti ragazzi di C’Era una Volta in America, Carlo Verdone, che proprio a Sergio Leone deve l’inizio della sua carriera cinematografica, e Carlo Vanzina (che entrano) e Marrazzo (che va via nemmeno dopo 20 minuti).
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Saliamo le scale di quello che in realtà è un parcheggio mangiandoci con gli occhi un accattivante collage delle locandine dei films che hanno fatto la storia del cinema. Entriamo dentro l’area espositiva e ci accolgono le note di C’era una volta il West. A dispetto dell’entrata, piuttosto angusta, lo spazio interno è grande e si può fruire della mostra senza accalcarsi troppo. Su alcuni schermi campeggia lo sguardo sornione e profondo di Sergio Leone, su altri scorrono le fotografie scattate sul set di C’era una Volta in America, su altri ancora guardiamo con trasporto alcuni splendidi primi piani di Claudia Cardinale, straordinaria protagonista di C’era una Volta il West.
Lo spazio è avvolto dalla semioscurità, si accendono qua e là i riflettori delle tv che intervistano Giuliano Gemma, protagonista degli spaghetti-western di Duccio Tessari, il sindaco Alemanno e Dante Ferretti, scenografo, due volte premio Oscar e curatore dell’allestimento scenografico della mostra insieme alla moglie Francesca Lo Schiavo.Per poco, al buio, non urtiamo il maestro Morricone, che insieme alla consorte si confonde tra la gente senza un briciolo di divismo che nel suo caso sarebbe pure pienamente autorizzato. Carla Leone si commuove e viene abbracciata dalla figlia. Questo succede proprio al centro dell’area espositiva, vicino all’installazione che raccoglie (nel senso proprio e materiale del termine) decine e decine di metri di pellicole srotolate dei films girati dal marito.Se chinate la testa ed aguzzate la vista, potete osservare i fotogrammi dei capolavori della storia del cinema. In fondo, in un angolo, troviamo pargheggiata (siamo in un parcheggio, no?!?) una Ford risalente agli anni Trenta, uguale a quella usata in C’era una volta in America. Scorrono le sequenze de Il buono, il brutto e il cattivo.
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L’emozione, dicevamo all’inizio, ci prende il cuore fin da quando saliamo le scale e ci fa compagnia durante tutta la visita a questa splendida mostra. Negli anni settanta i Rolling Stones cantavano It’s Only Rock & Roll but I Like It e seguendo Springsteen da più di 20 anni sappiamo che NON si tratta solo di rock and roll. Nello stesso modo, amando in modo viscerale il cinema di Sergio Leone, sentiamo chiaramente che NON è solo grande cinema. Da non perdere. Le mostre chiudono il 23 ottobre e sono tutte ad ingresso libero.
Giovanni Berti
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