…Via Flaminia. Clara è in fila con la sua macchina come sempre. Giornata un po’ nuvolosa, la radio è accesa: la solita musica, la solita cronaca e la solita noia. Tutto questo l’accompagna in questo lungo viaggio verso Roma. Allora decide di guardare il paesaggio che la circonda, iniziando a immaginare questi luoghi in un altro tempo…
…Dalla metà del secolo scorso il bacino del Tevere nel tratto che va dal Soratte a Ponte Milvio è stato oggetto di importanti ritrovamenti fossili di mammiferi vissuti nel Pleistocene,periodo dell’era Quaternaria che copre un arco di tempo compreso tra 1.700.000 a 10.000 anni fa.
Il Pleistocene è caratterizzato dall’avvicendamento di quattro grandi glaciazioni denominate rispettivamente Günz, Mindel, Riss e Würm, e da quattro cicli interglaciali che crearono nel corso del tempo, un’alternanza di periodi caldi-umidi e freddi-aridi. Queste oscillazioni climatiche favorirono il mutare della flora e della fauna; da foreste rigogliose e ricchi boschi abitati da cervi, daini, elefanti e bisonti si passava a steppe e tundre popolate soprattutto da specie carnivore come la iena, l’orso, la pantera e grandi erbivori come il mammuth. Queste variazione climatico-ambientali portarono all’estinzione di alcune specie e all’adattamento e alla evoluzione di altre che ritroviamo nei vari periodi del Pleistocene. Seguendo la cronologia delle ere geologiche vi descriviamo i ritrovamenti fossili dei mammiferi che popolavano il nostro territorio.
Prima del Quaternario in tutta l’Europa regna un clima caldo e umido con una vegetazione rigogliosa. Con la prima glaciazione del Pleistocene inferiore si ha una regressione dei livelli marini e le foreste vengono sostituite dalla formazione di steppe e tundre; la fascia Mediterranea essendo lontana dalle glaciazioni del nord Europa subisce un graduale mutamento, facendo convivere le specie adatte a climi temperati con quelle tipiche di climi freddi e secchi. A questo periodo appartengono tre ritrovamenti: i primi due a Capena
CAPENA “Pseudodama” eurygonos (= Axis eurygonos secondo Di Stefano & Petronio, 2003). A sinistra: Scheletro montato nel Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”;a destra, particolare del cranio e della base dei palchi (da Petronio, 1979, modificato). Pleistocene inferiore 1500.000/1000.000 anni fa.
CAPENA . Bison (Eobison) degiulii (Museo di Paleontologia dell’Università di Roma La Sapienza) Pleistoceneinferiore. 1500.000/1000.000 anni fa
e il terzo a S. Oreste.
S. ORESTE. Hippopotamus ex gr. H. antiquus ( Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”) Tardo Pleistocene inferiore 900.000/700.000 anni faInfatti proprio a Capena nel corso dei lavori per la costruzione della galleria lungo la linea Roma Orte verso la fine del 1970, venne alla luce una grande quantità di ossa, molte delle quali articolate in connessione anatomica. Il recupero dei reperti scampati alla distruzione permise di ricostruire lo scheletro di un cervide, Axis eurygonos, simile al daino di cui furono recuperati parte dello scheletro di un maschio dalle lunghe corna e di una femmina. Sempre nella stessa località fu messo in luce uno scheletro quasi completo di un bisonte arcaico Bison degiulii. Piccoli bisonti di questa specie migrarono dall’Asia in Europa. Lo scheletro del bisonte di Capena è, fino ad oggi, il più completo mai ritrovato, appartenente a questa specie. Dall’Africa invece proviene l’Hippopotamus antiquus, trovato a S. Oreste, presso le pendici del monte Soratte.
Tra la glaciazione Günz e l’interglaciazione Günz-Mindel ossia agl’inizi del Pleistocene Medio, il miglioramento climatico che durò decime di migliaia di anni, consentì il ripristino delle foreste e il ripopolamento di specie come quella ritrovata a Riano.
RIANO, Dama clactoniana.( Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”) Pleistocene medio inferiore 700.000/300.000 anni fa.Si tratta di un daino detto Dama clactoniana, che deve il suo nome alla località inglese in cui i suoi resti fossili sono stati scoperti per la prima volta. I maschi di questa specie, come la maggior parte dei cervidi, era munita di palchi (corna che vengono sostituite ogni anno) appiattite e ramificate. A differenza dei daini attuali, i maschi di Dama clactoniana presentavano palchi con punte tutte rivolte in avanti. Questa specie era probabilmente una delle prede preferite dai grandi predatori, uomo compreso. Alla fine della glaciazione Mindel appartiene il cranio di un ippopotamo della specie Hippopotamus amphibius ritrovato nella zona di Ponte Milvio, esso si estinse nell’ultima glaciazione.
Roma Ponte Milvio (Hippopotamus amphibius) Pleistocene medio 400.000/300.000 anni fa. (Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza)All’inizio degli anni ’60 a Riano furono recuperati nelle cave di farina fossile due scheletri ancora in connessione. Il primo di un Elephas antiquus
RIANO . Elephas (Palaeoloxodon) antiquus ( Museo di Paleontologia dell’Università di Roma“La Sapienza”). Pleistocele medio superiore 300.000/120.000 anni fa.Ipotesi di ambiente del pleistocene medio superiore a Riano con Hippopotamus amphibius, Elephas antuquus e Cervus elaphus (da Sutcliffe 1986)
Noto come “Elefante con le zanne dritte” si ritiene che possa essere un’ evoluzione delle forme asiatiche, diffusosi poi in tutta Europa. L’animale era alto 4 metri, il cranio era relativamente piccolo in proporzione al resto del corpo; le zanne erano imponenti, leggermente curvate solo all’estremità; le gambe erano lunghe. Di questo elefante si sono rinvenuti pochi scheletri integri, quello di Riano è uno dei più completi. Viveva in foreste o in praterie ricche di macchie di alberi, ma alcuni ritrovamenti indicano anche una penetrazione nelle foreste di conifere della fascia temperata. Si tratta di un animale tipico dei periodi interglaciali europei. Con i ritorni al clima freddo l’Elephas antiquus si ritirò verso sud lasciando la zona centroeuropea al contemporaneo “Mammuth delle steppe”. Il secondo è un il Cervus Elaphus
RIANO. Cervus elaphus “rianensis” ( Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”). Pleistocene medio superiore. 300.000/120.000che proviene dall’Asia. I resti fossili di questo cervo sono particolarmente abbondanti nella provincia di Roma cosicché si è potuto ricostruire negli studi, le sue fasi evolutive. Il cervo nobile (Cervus elaphus) è un elemento importante della fauna italiana. Tra l’interglaciazione Mindel-Riss e la glaciazione Riss ossia alla fine del Pleistocene Medio si ha un’oscillazione climatica che porta all’estinzione di alcune specie come l’orso, il lupo, il daino e il cervo di cui rimangono due testimonianze nei siti di Ponte Milvio e della Cava Nera Molinario. Nel primo caso
PONTE MILVIO. Cervus elaphus acoronatus, cranio incompleto e palchi in norma frontale( Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”) ) Pleistocene medio superiore 300.000/120.000 anni fa.si tratta di un cranio incompleto e palchi di un Cervus elaphus acoronatus ritrovato nelle ghiaie e nei prodotti vulcanici un tempo affioranti nell’area urbana. Nel secondo si tratta dei resti di un corno appartenuto ad una sottospecie del cervo nobile Cervus elaphus l eostephanoceros
CAVA NERA MOLINARIO Cervus elaphus eostephanoceros, (Museo di Paleontologia dell’Università di Roma“La Sapienza”) Pleistocele medio superiore 300.000/120.000 anni fa.ritrovato negli anni ’50 all’interno della cava nera Molinario che sorge lungo la Via Flaminia.Questi resti fossili furono prescelti dai paleontologi per definire i caratteri tipici di questa sottospecie.
Sulla via Flaminia all’altezza del Monte delle grotte
VIA FLAMINIA km 8.2. Panoramica dell’affioramento al Km 8.2 della Via Flaminia da cui provengono un cranio ed uno scheletro incompleto di Mammuthus. Mammuthus ex “ M.chosaricus M. primigenius” . Cranio , laterale (a) e frontale (b) (Da Palombo, 1972, modificato).(Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”). Tardo medio Pleistocene 200.000/120.000 anni fa.in prossimità dell’area del campeggio che ha come simbolo un Mammut, vennero segnalate nel 1971 la presenza di ossa enormi che i paleontologi dell’Università di Roma “La Sapienza” si affrettarono a recuperare. La scoperta fece clamore e anche i giornali e i notiziari televisivi diedero risonanza all’evento. Apparve subito chiaro che si trattava di un elefante, ma la sorpresa fu maggiore quando, dopo aver liberato un enorme femore e un bacino, vennero alla luce una mandibola e due enormi zanne. Queste erano fortemente ricurve, caratteristica tipica del genere Mammuthus. La presenza di Mammuthus chosaricus è da mettere in relazione ai momenti di grande raffreddamento del clima dovuti ai fenomeni glaciali delle regioni settentrionali dell’Eurasia che hanno spinto questi animali a raggiungere zone più temperate come la penisola italiana. Nel corso dell’ultimo milione di anni diverse specie di mammuth hanno popolato l’Italia e, in particolare, hanno lasciato resti fossili in quello che oggi è il territorio della provincia di Roma. La specie meglio rappresentata è Mammuthus chosaricus, vissuta alla fine del Pleistocene Medio, circa 200mila anni fa.Esso è un proboscidato alto da 3 a 5 metri alla spalla, che in piccoli branchi popolava gli spazi aperti.
Presentava un cranio alto, con caratteristiche zanne ricurve, molari laminati, atti a triturare i coriacei vegetali delle praterie. Infatti, come gli odierni elefanti, anche i mammuth presentano un unico grande molare per ogni lato della mascella e della mandibola che, nel corso del tempo, viene sostituito da un nuovo dente. I molari dei mammuth presentano un numero di lamine più elevato di quello degli elefanti; ciò è da mettere in relazione alla differente dieta, costituita dalle piante di steppa, con maggiore contenuto in silice e quindi più coriacee di quelle di foresta.
L’ultimo ritrovamento elencato è testimoniato dal rinverimento di un palco di cervo della specie Dama dama Tiberina
PONTE MILVIO Dama dama tiberina (= Dama quirinus), cranio incompleto e palchi in norma, frontale (Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”) Pleistocene medio 200.000/125.000 anni fa.proveniente dalle sabbie di Ponte Milvio vissuto alla fine del Pleistocene medio fra la glaciazione Riss e l’inizio della interglaciazione Riss-Wurm. Questo daino è una sottospecie di quello attuale il Dama dama dama che farà la sua comparsa nel Pleistocene superiore, periodo caratterizzato da un notevole miglioramento della temperatura e dallo sviluppo della vegetazione adatta a queste specie.
Nell’ultima fase del Quaternario, l’ulteriore fluttuazione del clima portò alla glaciazione Wurm considerata quella più intensa.In questa fase riuscirono a sopravvivere quegli individui più adatti al freddo come il Mammut, le renne, gli antilopi, il bue muschiato e rinoceronti lanosi che colonizzarono le steppe, mentre i camosci e gli stambecchi popolarono i paesaggi più rocciosi. Alla fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene le specie faunistiche arcaiche ormai si estinsero definitivamente e molte forme presentavano già caratteri evolutivi; è proprio con la fine del Wurm che la fauna assunse la morfologia tipica attuale….
…….uno squillo interrompe improvvisamente i pensieri di Clara ..è l’ufficio…una voce alterata la riporta alla realtà e gli dice…’Clara..ma tutto questo tempo ci vuole per venire al lavoro?…Bè in effetti 1700.000 anni mi sembrano un po’ troppo!!!!!!
Si ringrazia la Redazione di Vigna CLARA blog per aver messo a disposizione il personaggio di Clara!
Consigliamo di visitare la mostra “Al tempo dei Mammut; il Tesoro paleontologico della Russia “ al Museo di Sa Corona Arrubia a Villanovaforru (Cagliari) aperta fino al 10 giugno 2009 www.museosacoronarrubia.it.
Si avvertono i lettori che il Museo Paleontologico dell’Università “La Sapienza” di Roma ha sospeso attualmente le le visite nella ‘Sala Vertebrati’ per lavori di ristrutturazione.
Andrea Venier e Licia Capannolo
Bibliografia
(1) Immagini dalla collezione del Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”
(2) Fonti e immagini dal II Congresso Geosed Associazione Italiana per la Geologia del Sedimentario Roma 2004 M.R.Palombo
(3) Schede esplicative da Paleo Roma Palentologia della provincia di Roma Ass. Serendip 2005 WWWpaleoroma.it
(4) Fonti immagini dall’articolo ‘ La fauna del Quaternario di M. Zucchelli 2009 WWWpaleontologiaumana.it
(5) Fonti e immagini dall’articolo ‘Quando in italia vivevano gli elefanti ‘di M. R.PalomboDipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, CNR Centro di Studi Per il Quaternario e l’Evoluzione Ambientale, Piazzale Aldo Moro, 5, 00185 Roma.<mariarita.palombo@uniroma1.it>
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Immagino la faccia degli archeologi del futuro quando, increduli e stupiti, ritroveranno intonso ed ancora “sigillato” il parcheggio dell’ex mercato di Ponte Milvio. O la “casetta” di via del Podismo. Od il mare di automobili in doppia e tripla fila nel piazzale di Ponte Milvio – che saranno sicuramente addebitate ad una piena del Tevere che le ha trascinate in quel luogo…
Chissà se si salveranno le tende degli “antiquari”…
Passato lo “sfogo”, complimenti per il post. Molto interessante.
bel lavoro , bravi
COMPLIMENTI! BRAVISSIMI, SONO ASSOLUTAMENTE CON VOI. SAPETE IO ABITO IN PROVINCIA DI PERUGIA A PANICALE. A POCHI CHILOMETRI DA QUI, VI E’ LA CENTRALE ELETTRICA DI PIETRAFITTA, FRAZIONE DEL COMUNE DI PIEGARO, OVE SONO ANDATO A VISITARE UN MUSEO CON LA MIA FAMIGLIA. MERAVIGLIOSO! SONO STATI RITROVATI DURANTE GLI SCAVI PER ESTRARRE LA LIGNITE, CHE PER CHI NON LO SAPESSE E’ UN CARBONE FOSSILE CON CUI IN PASSATO SI NUTRIVA LA CENTRALE, FOSSILI DI MAMMUTH GIGANTI TIGRI CON DENTI A SCIABOLA, MACACHI, CERVI, FOSSILI DI CIPRINIDI E QUANT’ALTRO.- MERAVIGLIOSO! PENSATE, CHE LA SIGNORA CHE CUSTODISCE IL MUSEO, MI RIFERIVA CHE NEL LONTANO PASSATO, QUELLE ZONE ERANO IN PARTE PALUDOSE, E CHE IN QUEL POSTO VI ERA UN LAGO IMMENSO, FORSE PROBABILMENTE IL LAGO TRASIMENO COSI’ COME ERA IN REALTA’. PENSATE CHE MERAVIGLIA!, POTERLO VEDERE ADESSO. GIORNI FA, TRANSITANDO CON LA MIA AUTOVETTURA SULLA E 45, SUPERSTRADA CHE IN PARTE FA DA CINTA AL TRASIMENO, HO POTUTO NOTARE CON STUPORE DELLA ROCCIA STRATIFICATA. SIGNIFICA SECONDO ME UNA COSA SOLA, ERA QUELLO CHE RIMANEVA, IL FONDO DI UN MERAVIGLIOSO E IMMENSO LAGO, CHE PENSATE ARRIVAVA SINO SOPRA IL PALAZZO DOVE ABITO IO A PANICALE (PG), IL CHE VUOL DIRE CHE DOVEVA AVERE COME MINIMO UN FONDALE DI 100 METRI E PIU’.
DIVULGATE QUESTE NOTIZIE, FA NNO PARTE DELLA NOSTRA STORIA ORMAI ESTINTA. SENZA DUBBIO, COME M,OLTI DI NOI HANNO COMPRESO, IL VERO ANIMALE DELLA STORIA E’ E SARA’ SEMPRE L’UOMO, DIVENTATO SAPIENS SAPIENS, SI! MA RIMASTO NON MOLTO INTELLIGENTE.
CHE MERAVIGLIOSI ANIMALI HANNO CALPESTATO LE NOSTRE TERRE.
PER COLORO CHE SI ACCINGONO A SCAVARE PER FARE CASE O PALAZZI, MI RACCOMANDO FATELO CON CAUTELA, POTRESTE ROMPERE QUALCHE PREZIOSO OSSO CHE CI PUO’ RACCONTARE UNA FANTASTICA FAVOLA.-
LAI FILIPPO