A valle della decisione del Sindaco Alemanno abbiamo raccolto il parere di Sandro Bari, membro di Italia Nostra
“Cassando il progetto di sventramento del Pincio è stato evitato un crimine contro un ‘Bene dell’Umanità’ che tutto il mondo della cultura nazionale e internazionale aveva condannato, come si evince dai messaggi giunti da ogni parte al ministro Bondi, perfino dalle Università di altri continenti. La schieramento che è riuscito in questa grande vittoria, contrariamente a come lo presentano alcuni strumentalizzatori, è assolutamente trasversale”. Così dichiara a VignaClaraBlog Sandro Bari, membro di Italia Nostra e presidente del Comitato per il Tevere, a valle della decisione del Sindaco Alemanno di bloccare i lavori del parcheggio del Pincio. “Non si tratta di una vittoria della Destra contro la Sinistra: al contrario, quegli esponenti della Sinistra che hanno avallato e sostenuto lo sventramento del Pincio sono stati sconfessati dai loro stessi colleghi”
“Il progetto era soltanto una speculazione economica ‘privata’, perché quasi tutti i 726 posti auto erano destinati a privati, e si sarebbe risolto in un enorme affare per la ditta costruttrice (e anche per qualcuno di quelli che l’hanno sostenuta). C’è chi dice, infatti, che molti (se non tutti) i posti auto erano già prenotati (se non comprati): questo spiegherebbe la furente campagna di quei sostenitori interessati, appoggiata da una stampa partigiana. La vittoria per la salvezza del Pincio, contro un progetto che nonostante i falsi video mostrati avrebbe stravolto uno dei luoghi più belli e visitati del mondo, non è della Destra perché l’ha conclusa Alemanno con la sua Giunta: è della Civiltà contro la barbarie e l’interesse degli speculatori”.
A chi attribuire il merito della vittoria, abbiamo chiesto a Sandro Bari e la sua risposta è stata immediata “artefice massimo dei questa vittoria è Carlo Ripa di Meana alla guida di Italia Nostra, che, con una energia incredibile e impagabile, ha condotto una battaglia impari contro i potenti, con il conforto del Gruppo dei Romanisti, del WWF, della rete dei Comitati, con il sostegno di comuni cittadini, di architetti, di urbanisti, di intellettuali, di storici, di archeologi (certo non quelli assoggettati a dire sì ai padroni). È stata una vittoria santa, perché ottenuta da chi non aveva alcun interesse se non quello della cultura, contro la bieca politica dell’arroganza, della speculazione, dell’arricchimento, della svendita della Città al solo scopo di incassare denaro (con nessun vantaggio per il bilancio comunale che al contrario è precipitato nel baratro). Di questa vittoria vogliamo prenderci una parte di merito, Francesca Di Castro ed io, per essere stati sempre in prima fila, anche in rappresentanza dell’Associazione Roma Tiberina e del Comitato per il Tevere, in ogni manifestazione, in ogni conferenza, addirittura col volantinaggio. Ieri abbiamo tutti brindato da Rosati a piazza del Popolo, quasi increduli, timidamente. Ma ora occorre un grande festeggiamento sul luogo del delitto”.
Cosa sarà ora del Pincio ? “Il Pincio era stato lasciato nel degrado più vergognoso proprio come tattica per giustificarne la riqualificazione con l’operazione parcheggio. Ora va rivalutato e restaurato sul serio, e al più presto – conclude Sandro Bari – i Pincii Manes, i Lemures, gli spiriti dei trapassati – Lucullo, gli Acilii Glabriones, gli Anicii, i Valadier, Guattani, Boni, Lanciani, Stendhal, D’Annunzio, Vessella -, di tutti coloro che hanno vissuto e reso famoso e glorioso il Pincio, di tutti i Grandi d’Italia immortalati nei busti, potranno ora riposare in pace. Ma lasciamoli riposare nei loro “hortuli”, finalmente ripuliti, curati e sorvegliati”
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Vista la veemenza e la forza che sprigiona dalle righe del vostro blog, invito tutti voi e il dottor Carlo Ripa di ;Meana a prendere a cuore la sorte dell’Ospedale San Giacomo.
Forse avrete seguito in questi giorni la disinformazione che stampa e televisione asservita ai politici e ai faccendieri stanno orchestrando sulla bontà del commissario governativo Marrazzo e delle sue proposte per sostituire l’ospedale san giacomo con degli ambulatori tipo quello messo in piedi un anno fa all’o0spedaleNuove regina Margherita. tutto per permettere ai soliti noti di vendere una struttura sanitaria e ricavarne qualsiasi cosa che serva a fare cassa. Se volete prendervi cura del San Giacomo come avete fatto per il Pincio, con la stessa impostazione politco culturale (cioè senza colore o parte vincente) gli operatori sanitari del San Giacomo ringraziano. Lunedì 15 saremo presenti alle ore 16 in Campidoglio per manifestare il nostro dissenso.
Sandro Alessandrini
Vi allego una mail inviata a Vittorio Sgarbi alcuni giorni fa
Oggetto salviamo il san giacomo
Salviamo il san giacomo è un movimento nato in questi ultimi giorni per cercare di fermare la scellerata idea di chiudere un ospedale a Roma nel centro storico per farne forse un grosso albergo in mano a faccendieri e politici dell’ultimo momento e non solo.
Egregio Prof. Sgarbi (non me la sento di chiamarla Vittorio come fanno altri utenti di myspace) la seguo da numerosi anni per la sua forza di comunicare le ideee sia dell’arte che della vita quotidiana e per la sua fervente eloquenza che va dritta al cuore del problema anche con l’ausilio di un forbito vocabolario che pronunciato da lei non è mai volgare.
Come forse lei avrà sentito in questi giorni di fine estate ancora un pò torrida un gruppo di faccendieri ha messo le mani definitivamente alla pratica di saccheggio che sta per essere attuata nel patrimonio artistico e storico di Roma con la messa a disposizione (di vendita!!) del complesso ospedaliero di San Giacomo in augusta, in barba ad ogni vincolo sia materiale che morale, per far risanare il bilancio regionale deturpato da debiti incolmabili per i saccheggi effettuati negli anni passati da tutti i politici che si sono susseguiti nei banchi della Regione Lazio.
I cosiddetti manager della ASL RmA, che hanno attualmente in gestione le sorti dell’ospedale, dopo aver riconvertito in poliambulatorio e guardia medica l’ospedale Nuovo Regina Margherita, facendo credere ai cittadini di aver intrapreso la strada giusta per la erogazione della sanità pubblica e non essendo riusciti a vendere il complesso del quadriportico del mille e cento hanno realizzato l’acchiappo della vendita del complesso ospedaliero del San Giacomo con la giustificazione del piano di rientro che il Presidente Regionale MARRAZZO ha concordato con il Ministro dell’economia TREMONTI.
Gli operatori sanitari del San Giacomo non ci stanno e sperano che qualche mente illuminata possa consentire il mantenimento della struttura come ente che eroga sanità anche in rispetto del luogo dove San Camillo de Lellis e San Filippo Neri hanno iniziato a percorrere il sentiero dell’assistenza ai più poveri e ai più bisognosi con un nuovo concetto di ospitalità e che gli ha consentito di dedicarsi ai maòlati in cui rivedevano Gesù bisognoso di cure. L’ospedale può essere salveto solo se inserito in un contesto di bene dello stato come memoria storica e ospedale-museo rivalutando e restaurando quella parte che può essere sfruttata dal punto di vista turistico e religioso con una migliore fruibilità della chiesa annessa (Santa Maria in porta paradisi), con il restauro dell’aula di Malta come teatro anatomico e delle strutture del ‘300 e del ‘600 disseminate nel cortile e nelle scalinate interne. Nello stesso tempo la struttura dell’ospedale antico conservata (la cosiddetta aula Genca) potrebbe essere meglio utilizzata invece di essere il deposito di tanta carta vecchia o antica e dormitorio di qualche medico o di nidi di piccioni che entrano dalle finestre costantemente aperte. La invito a leggere il blog http://www.salviamoilsangiacomo.it e scusi per le tante chiacchiere con la speranza che voglia prendere a cuore questo pezzo di storia di Roma religiosa e sanitaria che i politicanti stanno vendendo un pò come Totò cercava di vendere la Fontana di Trevi.
Grazie in ogni caso di ogni suo qualsiasi interessamento o intervento
Siamo tutti d’accordo.
Personalmente ho già firmato l’appello l’altro ieri e con me molti altri.
Sappiamo che c’è un vastissimo movimento d’opinione contro la chiusura di un complesso ospedaliero che, a parte la validità degli operatori – e ne conosco molti personalmente – , a parte l’indispensabilità del servizio che offre nella zona, a parte la necessità per il tipo di utenza, è oltre tutto una struttura antichissima e ricchissima di storia. Proprio per questo i soliti lucratori puntano a ricavarvi un bell’albergo a molte stelle.
Ieri sera, nei locali dell’Accademia in via Ripetta, durante una affollatissima e deliziosa conferenza con Pupi Avati, con Gigi Magni, con Enrico Todi e anche rappresentanti del I Municipio, pur parlando di cinema non è mancata l’occasione per richiamare l’attenzione sul gravissimo problema del San Giacomo, facendo appello a tutti per essere solidali ad evitarne la chiusura.
Un consigliere presente, del quale non faccio il nome per evitare speculazioni politiche, non ha fatto discorsi ma ha detto soltanto: “Non lo faremo chiudere”. Applausi di tutto il pubblico, e speranza di farcela: ce la metteremo tutta.
Fermare gli speculatori, i cementatori, i venditori dei beni della nostra Roma, i dissacratori del nostro patrimonio, i dissipatori delle nostre ricchezze, questo deve essere il compito di tutti.
… avete mai sentito come sbraidano i Verdi se si devono tagliare un paio di alberi ( magari posti in punti pericolosi per la circolazione delle auto ) ma non li avete sentiti quando hanno chiuso gli occhi all’ obbrobio perpetrato per i Mondiali di Calcio a Roma 1988 con la distruzione dell’ originale Stadio Olimpico e la costruzione di un ” capannone ” orribile, inutile e disarmonico rispetto al progetto originale del Foro Mussolini. Anche questa volta i Verdi ” non hanno visto ” il mostruoso progetto del parcheggio al Pincio voluto da Veltroni. Fortuna vuole che ha vinto il Cento-Destra
ed abbiamo finalmente un SINDACO PER ROMA E PER I ROMANI…. BUON LAVORO……MA CON ATTENZIONE, RISPETTO E SALVAGUARDIA DELL’ AMBIENTE NATURALE ED ARCHITETTONICO DI ROMA .
Chi sono e cosa sono, anzitutto, i Verdi italiani?
Questo partito racchiude al proprio interno tutte le contraddizioni, l’arrivismo e l’ipocrisia della politica italiana con l’aggravante del proclamarsi assolutamente contrario a queste dinamiche. Dopo la misteriosa morte di A.Langer la Federazione non ha più trovato portavoce credibili, proponendosi, soprattutto con Pecorario Scanio, come pura espressione mediatica, auto-immolata alla ricerca di visibilità ma assente sul territorio. I risultati elettorali di questa linea parlano da sé: un 2% stiracchiato mentre in tutta Europa gli ambientalisti valgono dal 6 % in su. Se consideriamo le nostre innegabili bellezze storico-paesaggistiche e l’altrettanto innegabile dissesto ambientale i dubbi sulla scarsa efficacia politica dei Verdi paiono evidenti.
Se poi un malcapitato volesse scoperchiare il vaso di Pandora per osservare il partito dall’interno scoprirebbe una realtà tragicomica, assolutamente non-democratica, verticistica, frammentata in una pletora di correntine cui fanno capo svariati capo-bastone ognuno alla ricerca della sua buona fetta di visibilità. Vizi comuni alla faziosità partitara italica, certo, ma che qui assumono sfumature ridicole vista l’esiguità della truppa cammellata e la presunta trasparenza ambientalistica. Visto che ciò che sta in cielo trova la propria rappresentazione terrestre, scendendo dal macro al micro troviamo riproposte le medesime dinamiche.