Ora che il restauro di Villa Manzoni, l’antico complesso immobiliare di via Cassia 405 facente parte del XX Municipio, è quasi ultimato per conto dell’Ambasciata del Kazakistan, passando di fronte al cancello aperto ci si può rendere conto dell’occasione perduta (di Alessandra Stoppini)
Il Comune di Roma e ciascun Ministro dei Beni Culturali si erano impegnati ad acquistare la Villa per destinarla a parco pubblico e renderlo fruibile alla cittadinanza. Per anni abbiamo aspettato invano. Non tutti i residenti del XX Municipio hanno la possibilità di andare fino a Villa Borghese o a Villa Glori per respirare aria pulita tra il verde. Nulla di fatto invece.
Villa Manzoni, edificata tra il 1924 ed il 1925 sui resti della villa dell’Imperatore Lucio Vero dall’Architetto Armando Brasini su commissione del Conte Gaetano Manzoni (discendente dell’autore dei “Promessi Sposi”) si trova ai confini del Parco di Vejo su di un poggio che le conferisce una particolare posizione panoramica. Il vasto parco archeologico di più di 9 ettari comprendeva oltre il casino nobile (3000 metri quadrati) il villino del giardiniere e le stalle. Dopo le guerre d’Etiopia la residenza ospitò i ras seguaci del Negus. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la villa venne trasformata in un ristorante e locale notturno per poi divenire di proprietà dell’INPDAI (Istituto di Previdenza dei dirigenti industriali). Iniziò così il declino del prestigioso complesso.
Il parco ricco di pini lecci, olivi e cipressi lasciato in stato di abbandono: erbacce e rovi dappertutto, alberi secchi carbonizzati e morenti. Stessa sorte venne riservata alla Villa: tetti sfondati, pavimenti pericolanti, infissi divelti, rampicanti ovunque. Questo triste spettacolo è rimasto sotto gli occhi dei cittadini romani per lunghi anni. Gli abitanti della zona denunciarono questo stato di degrado con lettere ai quotidiani e segnalazioni alle autorità competenti.
Nel febbraio del 2003 la villa venne comprata dal Gruppo americano Carlyle per la cifra di 3 milioni e 300mila euro. Il Presidente e Amministratore Delegato di questa società privata è l’ex Segretario alla Difesa statunitense Frank Carlucci e fra i tanti partners anche il padre dell’attuale Presidente Bush.
La Villa era oltretutto vincolata dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali (sotto il dicastero dell’allora Ministro Veltroni). Appena il Gruppo Carlyle acquistò il complesso immobiliare scoppiarono una serie di polemiche contro questa cessione. A dimostrazione di ciò comparve una scritta sull’antico muro della residenza: “YANKEES GO HOME”. In questo periodo il Sindaco di Roma Walter Veltroni fece un sopralluogo nella Villa insieme all’assessore al Bilancio Marco Causi e ai suoi tecnici. Al termine rese questa dichiarazione “i romani avranno questa Villa, farò di tutto perché diventi un luogo pubblico: la nostra città merita un gioiello così“(La Repubblica del 15 Marzo 2003 Cronaca di Roma pag, 1).” Il Comune di Roma aveva in progetto di ricavare gli spazi per le strutture del XX Municipio (biblioteca, centro sociale e consiglio circoscrizionale) ed anche il Wwf si era interessato all’acquisizione della Villa per farne la loro Sede e renderla accessibile a tutti.
All’improvviso nel 2004 le speranze della popolazione del XX Municipio andarono deluse. Comparve un cartello accanto al vetusto cancello della Villa con sopra scritto “Proprietà dell’Ambasciata del Kazakistan“. L’immobile diveniva sede dell’Ambasciata e residenza dell’ Ambasciatore del Kazakistan. Costo dell’operazione ? 5 milioni e 550 mila euro.
E’ fondamentale ricordare che né il Campidoglio né il Ministero dei Beni Culturali esercitarono allora il diritto di prelazione previsto dalla legge. Nel 2005 il cantiere venne aperto ed iniziarono i lunghi e laboriosi lavori di restauro.
Un bene di valore incalcolabile come Villa Manzoni passava così di mano: una grande occasione persa per Roma e i suoi abitanti.
Alessandra Stoppini
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