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Piano del Commercio, l’OK del XX Municipio

Galvanica Bruni

piano-commercio.jpgCon due sedute e circa sette ore di lavoro in aula, il Consiglio del XX Municipio, con 13 voti a favore del PdL e 5 voti contrari dell’opposizione, ha approvato il “Piano del Commercio per le medie e grandi strutture di vendita” proposto dal Campidoglio. Un Piano non esente da critiche e perplessità anche nel XX, come in altri municipi della Capitale, tant’è che il parlamentino di via Flaminia ha accompagnato l’approvazione con una serie di raccomandazioni che negli intenti dovrebbero lenire l’impatto sul territorio derivanti da un’immediata implementazione del Piano.

Questo Piano è l’argomento all’ordine del giorno in tutti i municipi della capitale chiamati in questo periodo, come da regolamento, ad esprimere il loro parere prima che venga sottoposto all’assemblea capitolina per il varo definitivo.
Ma dalle parti sociali, da alcuni municipi, dalla stessa maggioranza in Campidoglio emergono forti perplessità sulla proposta del Campidoglio che, nonostante si ponga l’obiettivo di disciplinare lo sviluppo della grande distribuzione, pare consentirne un’ulteriore e poderosa crescita.

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“Ci sarebbe oltre il 20% di incremento di medie e grandi strutture di vendita rispetto agli schemi che ci avevano mostrato tempo addietro al tavolo di confronto con le parti sociali”, ci dichiara Giovanna Marchese Bellaroto, presidente di Assocommercio Roma Nord e responsabile Cna, che aggiunge: “così com’è concepito, il piano va a tutto danno del commercio di vicinato”.

Vediamolo in dettaglio.
L’impianto del nuovo Piano viaggia su un doppio binario, quella della tipologia e quello geografico. In merito al primo, il complesso delle attività commerciali viene classificato in piccola, media e grande distribuzione. Le piccole strutture sono quelle sotto i 250 metri quadri di superficie, le medie tra i 250 e i 2.500 e le grandi oltre i 2.500.

Il piano divide poi la città in quattro ambiti e per ognuno di essi stabilisce la “dotazione” in termini di attività commerciale.
Abbiamo così il centro, con buona presenza di attività; l’area est e nord-est, nella quale il commercio è molto superiore al valore medio; il sud-ovest, con una presenza media ed infine il nord-ovest, tra Aurelia e Salaria comprendendo tutto il territorio del XX Municipio: ed è questa l’area che Piano ritiene essere la più “povera” in quanto a presenza di media e grande distribuzione.

Su questa doppia base il Piano proposto dal Campidoglio determina la quota da assegnare alla media e grande distribuzione rispetto al totale di superficie non residenziale, introducendo un limite percentuale per le nuove attività commerciali il cui obiettivo sarebbe quello di imporre un freno all’ulteriore sviluppo della grande distribuzione e dei mega-store.

Ed è così che all’est-nordest la nuova media e grande distribuzione non potrà superare il 20% della superficie non residenziale; a sud-ovest il limite sale al 30% mentre a nord-ovest si arriva addirittura al 40% in quanto, come detto, è il quadrante ritenuto più povero di attività commerciali.

“Peccato – obiettano alcuni  – che in questo quadrante non sia stato inserito il mega centro commerciale di Porte di Roma, altrimenti sai che povertà! Sarebbe stato il più ricco ed invece del 40% ci sarebbe toccato un bel 20%, se non di meno!” Già, come mai Porte di Roma, milioni di metri cubi agli stretti confini con il nord-ovest, non è stato inserito?

Obiezioni e bocciature
Ma a prescindere da ciò, è proprio la filosofia del Piano che non piace, soprattutto alle associazioni di categoria.

Ad esempio il direttore della Cna, Lorenzo Tagliavanti, ha recentemente dichiarato: “Abbiamo chiesto una moratoria finché non ci sarà ripresa economica. Calano i consumi, che senso ha aprire nuove attività?”
Ed anche la Confesercenti, tramite il suo presidente Giammaria, ha chiesto “il blocco di autorizzazioni per grandi strutture di vendita e una programmazione urbanistica commerciale sostenibile per la Piccola e Media Impresa”.

Nel frattempo il Piano sta raccogliendo sul territorio diverse bocciature.
Con un voto bipartisan, è stato infatti respinto in queste ore nel I Municipio e, nei giorni scorsi, nel IX, nel III, nell’XI e nel XVII, tutti a guida centro-sinistra. Ma è stato respinto anche nel XVIII e nel IV, che pure sono a guida centro-destra.

Sono giudizi che scottano e che hanno indotto Ugo Cassone, consigliere PdL capitolino nonché presidente della commissione commercio, a dichiarare “i pareri negativi, anche dei municipi di centro-destra, ci devono far riflettere. E’ fondamentale lavorare per bloccare nuove cubature”.

E nel XX Municipio?
IL dibattito è stato aspro e lungo. L’opposizione ce l’ha messa tutta per convincere il PdL a seguire le orme degli altri Municipi dicendo un secco no al Piano, ma non c’è riuscita. La maggioranza ha preferito seguire la via dei distinguo, approvandolo nella seduta di giovedì 26 aprile ma nel contempo fornendo alcuni suggerimenti per migliorarlo.

“Ora mi batterò fino in fondo – ci dichiara Gianni Giacomini, presidente del XX – affinchè il Campidoglio li recepisca. In ogni caso noi non siamo per la politica del NO e basta, noi lavoriamo per il bene del territorio e quindi vogliamo e dobbiamo essere propositivi”.

E la propositività consiste dunque, in grandi linee, nel chiedere il superamento della visione a quattro quadranti della Capitale, nella riduzione dal 27% al 15% della superficie non residenziale di Roma trasformabile in attività commerciale e soprattutto uno sviluppo del Piano su base triennale in modo che i prossimi tre anni fungano da moratoria in attesa della ripresa economica.
Sono queste le raccomandazioni che accompagneranno l’ok del XX Municipio.

Di tutt’altro avviso l’opposizione.
Il capogruppo PD, Daniele Torquati, nel sottolineare che tale Piano “ha destato desta molte perplessità, anche negli ambienti del centrodestra capitolino ed in particolare in tutti i Municipi della zona nord” accusa il PdL del XX Municipio di “volere svariati metri cubi di grandi centri commerciali in più rispetto al PRG approvato nel 2008 e di non avere la minima intenzione di tutelare le piccole attività commerciali del proprio territorio”.

Torquati spiega infatti che il piano prevede un aumento esponenziale delle grandi attività commerciali che porterebbe al raddoppio del rapporto mq per abitante (dallo 0,58 all’1).

“Gran parte di questo raddoppio si verificherebbe con l’aumento del 40% delle attività di grande distribuzione proprio nella nostra zona, a Roma Nord” dichiara alla stampa sostenendo che “il XX Municipio, come sempre, si è reso ridicolo ed ancora una volta ha approvato l’ennesima ignobile proposta che non solo non tutela le piccole attività commerciali, ma che creerà, nel caso il piano fosse approvato in Campidoglio, delle difficoltà enormi ai cittadini. Un’aula inutile e dannosa, una politica miope e spocchiosa, una maggioranza ridicola e saccente: questi sono gli ingredienti della ricetta del centrodestra del XX Municipio”.

Claudio Cafasso

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2 COMMENTI

  1. Il Piano è stato votato con qualche perplessità sottolineata onestamente dall’Assessore al Commercio, Sacerdote.
    Vale la pena osservare però che, come promesso, si è pensato di indicare al Comune un importante tema di riflessione: gli effetti delle vendita promozionali sul territorio e sulla circolazione.
    Il testo della delibera che può essere letto nel link seguente:
    http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/delibera_10_2012.pdf
    indica alcune prescirizioni rilevanti tra cui la 1) cita:
    “la necessità di modificare la disciplina delle vendite promozionali (Legge Regione Lazio 33 del ’99) quanto meno per le medie e grandi strutture di vendita al fine di coinvolgere anche altri Dipartimenti (Mobilità etc.) e i Municipi, al fine di prevenire problematiche ed eventi reiterati sul territorio di Roma Capitale (ad es. vicenda Trony a Ponte Milvio)
    G.Mori
    Cons. Municipio XX (membro commissione commercio)

  2. Vedo che anche presso vcb, in genere sempre molto attenta al rispetto delle posizione di tutti, si sta diffondendo l’abitudine di rappresentare le posizioni dei soli grandi partiti, come se non esistesse un ruolo svolto da altri.
    Di ciò mi dolgo e spero che, prima della prossima battaglia pro-decoro, di ciò si tenga conto.

    Andrea Antonini
    Consigliere gruppo misto
    Municipio Roma XX

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