Home ATTUALITÀ Bottiglie sassi e bastoni contro don Coluccia. “Hai le ore contate”

Bottiglie sassi e bastoni contro don Coluccia. “Hai le ore contate”

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Duca Gioielli

Domenica sera stava parlando in una piazza del quartiere Quarticciolo e parlava di legalità, come fa sempre, quando gli hanno lanciato dalle finestre bottiglie, sassi e bastoni. E gli hanno urlato col megafono “Hai le ore contate, ti ammazziamo”.

Don Antonio Coluccia, ‘prete di strada’ ben noto a Roma Nord dove ha trascorso numerosi anni a combattere la droga e la criminalità organizzata e ora impegnato nella stessa battaglia in altri quartieri di Roma Sud, è stato quindi costretto a interrompere il suo corteo per la legalità e a mettersi al riparo grazie all’immediato intervento degli uomini della scorta che lo seguono da anni.

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Erano quasi le 22 di domenica 1° settembre quando il tutto è avvenuto, quando all’invito di don Coluccia rivolto alle finestre della piazza “accendete le luci, siamo qui per voi” dalle stesse finestre è scattata la reazione dei pusher del quartiere: sassi, bastoni e bottiglie. E poi la minaccia: “hai le ore contate”.

“Non mi arrendo” ha commentato il battagliero sacerdote sostenendo che si è trattato di un episodio certamente grave ma che la sua missione nei quartieri difficili di Roma non si ferma. “Continuerò a dare speranza ai cittadini onesti che vivono in questi contesti difficili”.

Una vita sotto scorta

Una vita sotto scorta quella di don Antonio Coluccia, prete salentino sbarcato tanti anni fa nella capitale, a Roma Nord, deciso a sottrarre le ragazze e i ragazzi alla strada. “Gesù camminava per i villaggi ed io mi devo conformare a Cristo”. E lo ha fatto ovunque sia stato.

Da Specchia, nel Salento, a Pianura in Campania dove ha sollevato un intero paese contro la camorra, a Roma, a Grottarossa, dove ha fondato la casa di accoglienza Opera Don Giustino, e sempre a Roma, a San Basilio, dove ha inaugurato la palestra sociale con l’obiettivo di offrire un’alternativa di vita ai giovani del quartiere.

È un prete di strada, Antonio Coluccia, un sacerdote giunto alla sua missione a 25 anni – oggi ne ha 49 – da giovane operaio di un calzaturificio quando decise di cambiare completamente vita per seguire l’improvvisa e grande vocazione: aiutare gli ultimi, i sofferenti e gli emarginati indossando l’abito talare.

Missione che, giunto a Roma, nel quartiere di Grottarossa, diventa sua ragione di vita, come lo è la battaglia per la legalità e contro la criminalità, lo spaccio, la delinquenza, il fascino del denaro facile traviante i giovani.

Don Coluccia è il prete antispaccio, così conosciuto nel mondo dei pusher. E’ il prete indigesto ai venditori di morte, ai clan che si spartiscono le piazze del mercato della droga.

Don Antonio è stato avvertito più di una volta. Eppure lui non smette di frequentare le strade accidentate della capitale, di portare sostegno a chi è stato messo in ginocchio dalla vita, a chi è finito nella rete del malaffare. Lui nei quartieri della periferia romana è di casa. Rischiando in prima persona.

Non è la prima volta che Antonio Coluccia viene preso di mira dalla criminalità, tant’è che vive sotto scorta da anni.

A settembre del 2014 viene minacciato di morte, un anno dopo gli sparano, fortunatamente senza colpirlo. A maggio 2016 riceve una busta con dentro un proiettile e un foglio con poche parole: “Prete, parli troppo“.

Nel dicembre del 2018 nel comune di Specchia, suo paese natio in provincia di Lecce, la sua auto viene raggiunta da quattro colpi di pistola che mandano in frantumi un finestrino. Due anni fa, nel quartiere romano Laurentino 38, gli hanno lanciato contro petardi e bombe carta. Un anno fa, agosto 2023, mentre nel quartiere di Tor Bella Monaca era in corso una marcia per la legalità, hanno tentato di investirlo.

Ma lui ha continuato e continua dritto per la sua strada, quella della legalità contro le mafie. Ci vuole ben altro per fermarlo.

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