“Un professore chiamato presidente” (Edizioni Odoya) è il titolo dell’ultimo libro di Roberto Zaccaria, riminese di nascita, giornalista, professore ordinario di Diritto costituzionale prima a Firenze poi a Roma, presidente della Rai dal 1998 al 2002, membro della Camera dei deputati per tre legislature, oggi a capo del CIR, un’associazione che aiuta i rifugiati.
Ma è anche presidente di un’associazione sorta a tutela di piazza Jacini, il salotto di Vigna Clara, dove vive da anni con sua moglie Monica Guerritore, nota fascinosa attrice, scrittrice e sceneggiatrice.
“Un professore chiamato presidente” è un racconto autorevole e nello stesso tempo confidenziale che, con la prefazione di Walter Veltroni, raccoglie ricordi, immagini e aneddoti di chi ha vissuto in prima persona fatti della nostra storia recente e conosciuto alcuni dei suoi protagonisti.
Il percorso universitario, il ’68, la RAI dall’inizio della televisione a colori, le tre legislature in Parlamento tra Berlusconi, Prodi e Monti, sono i momenti essenziali del libro di Roberto Zaccaria.
I lunghi anni passati in RAI scanditi dai grandi intellettuali e dalla nascita delle prime grandi serie TV: Montalbano e Un posto al sole (quest’ultima fiction in questi giorni ha superato le 6400 puntate). E ancora, i grandi ascolti con la Carrà, Fazio, Fiorello, Celentano e Benigni. L’informazione con Biagi, Santoro e Vespa. La satira in prima serata con Guzzanti, Dandini e Luttazzi.
Poi arriva l’ingresso nelle aule della politica. Gli incontri con i leader della sinistra e della destra e, tra loro, una giovanissima Meloni. E poi i leader stranieri: Kissinger, Tony Blair. E infine c’è l’oggi: il CIR-Rifugiati per l’accoglienza e l’integrazione degli ultimi. La vita con Monica Guerritore, l’impegno sul territorio dove vive.
Roberto Zaccaria si confronta con ricordi, immagini e aneddoti tracciando uno spaccato che sa essere personale e al tempo stesso collettivo della nostra società.
Perché ‘memorie disordinate’ nel sottotitolo? gli chiediamo. “Nessuno di noi è così strutturato da avere tutto incasellato ben bene nella propria memoria, e io non sono da meno” ci risponde sorridendo. “Ho costruito questo libro come quando si sfogliano le foto messe in un cassetto in attesa di riempire un album…ne prendi una e saltano fuori le altre”.
Ma com’è nato questo libro? “Nel presentare il libro di un mio amico ho raccontato alcuni aneddoti personali. Al suo editore, che era presente, questa narrazione destrutturata è piaciuta e lì, su due piedi, è nata l’idea delle memorie disordinate”.
Più professore o più presidente? “in gioventù nutrivo una certa ritrosia alle forme associative; poi in realtà nella vita ne ho costituite e presiedute una dozzina, fino ad arrivare all’ultima, un’associazione di quartiere (ndr: associazione “PerJacini. La piazza del quartiere”), a tutela di piazza Jacini, la piazza in cui vivo da anni. Diventando adulti, si restringe il perimetro, si accorcia l’orizzonte e si è portati – almeno io – a occuparsi più attivamente di ciò che ci circonda”.
Nel suo libro c’è anche Monica Guerritore e qualche spicchio di vita privata… “sì, qualche accenno e qualche aneddoto di vita privata c’è. Mi piace ricordare come nacque il rapporto con Monica. Era il 2000 e io ero presidente della Rai. Già ci frequentavamo quando andai a trovarla a Siracusa dove lei faceva l’Odissea. Dopo lo spettacolo andammo nell’albergo dove alloggiavamo entrambi, in camere separate. Eravamo in macchina davanti l’hotel quando lei vide lampeggiare dietro di noi e si rese conto che stava arrivando un’auto blu col ministro Gasparri. Per non farci vedere che entravamo assieme lei mi prese per mano e ci allontanammo quasi furtivamente. Io, che non mi ero accorto di nulla, lo interpretai come un gesto di intimità e diedi il via al mio corteggiamento…”
Claudio Cafasso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ho lavorato con la RAI. Quella oon le lettere maiuscole quando presidente era il professor Zaccaria. Ricordo che i dipendenti erano orgogliosi di farne parte e Il clima era di entusiasmo, professionalità e dedizione.
Tempi andati
Da concittadino, dico che ha sempre fatto onore alla nostra Rimini.