Da tempo, sulla piazza di Ponte Milvio, ogni mattina e ogni sera dei rintocchi di campana si inseguono. No, non sono quelli della chiesa. Sono molto più soft, provengono da non si sa dove e non si sa per opera di chi (o meglio, noi lo sappiamo ma abbiamo l’obbligo di tacere le fonti).
Quel che è invece noto a tutti è che i due protagonisti di questa storia sono stati battezzati “i campanari di Ponte Milvio”.
La vicenda prende inizio tanti anni fa. Una mattina, il primo campanaro si sveglia, si alza, apre la finestra, saluta il mondo e la piazza e decide di dare il suo buongiorno ai concittadini con tre tocchi di campana comprata il giorno prima e posizionata sul muro della sua casa, ben in alto ma con la corda che scende accanto alla finestra. Poi, lo stesso giorno, dà anche la buonanotte: un solo tocco e via, finestra chiusa e luce spenta. E da quel giorno così, per tutti i giorni a venire.
C’è chi si è abituato a questo saluto e chi, estraneo alla piazza, non ne sa nulla e sentendo i rintocchi si chiede se per caso la chiesa abbia optato per una presenza sonora molto meno invadente del passato (magari per bilanciare l’invadente invasione visiva del mega schermo sulla facciata?).
Intanto passano gli anni e non cambiano le abitudini del primo campanaro… finché non spunta un secondo. E’ un negoziante, che decide di fargli da contraltare. Acquista una campana, la installa in un punto nascosto in modo che il suo competitor non possa vederla e aspetta con calma il giorno dopo.
E infatti, puntualissimo, alle 7 del mattino il primo campanaro saluta il mondo e la piazza con tre tocchi. Sta per chiudere la finestra quando un solo forte tocco risponde ai suoi. Basito, si guarda intorno e si chiede “chi è che mi sfida?” La sera stessa scena.
Bene, da quel giorno e per un anno intero la storia si ripete col primo campanaro sempre più stizzito dalla frustrante ricerca di capire chi è il suo concorrente. Poi finalmente, e forse per un’imbeccata, lo scopre: è il negoziante poco distante da casa sua. Abbracci e sfottò si sprecano. Da quel giorno, i due campanari continuano a suonare: il primo saluta la piazza, il secondo saluta lui.
Precisiamo che nulla è inventato e che ogni riferimento a fatti, persone e campanari è del tutto reale. Provare per credere, vi attendiamo domani alle 7 a Ponte Milvio.
Giuliana Pallotta
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