Il verdetto è inappellabile: Roma è la capitale del consumo di suolo. Lo usa e ne abusa da tempo, senza tregua e senza dotarsi di strumenti di tutela del territorio.
Solo nel 2022 ha cementificato 124 ettari che si sono aggiunti agli oltre trentamila “storici” sin qui immolati sull’altare della edificazione. 124 ettari che corrispondono alla superficie di ben 180 campi di calcio.
Un incremento netto mai registrato negli ultimi sedici anni. Che si traduce in 110,56 metri quadri pro capite. Ossia ciascun abitante della capitale, compresi i nonni e i poppanti, ha provveduto a cementificare quasi 111 metri quadrati. Una vera e propria rapina ai danni del suolo e dell’ambiente.
A fare i conti di questa inesausta attività dei nostri concittadini è Legambiente che ha rielaborato e analizzato i dati contenuti nel rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e e la Ricerca Ambientale).
Anche la regione, il Lazio, risulta tra le peggiori per incremento annuo di consumo di suolo. La nostra regione ha cementificato più dell’otto per cento della superficie regionale, pari a 140mila e 430 ettari. Un’enormità che nel 2022 è cresciuta di altri 485 ettari. La media nazionale è di un punto percentuale più bassa.
Anche la provincia che ospita la Capitale ha un comportamento poco rispettoso dell’ambiente e si conferma anche quest’anno la peggiore di tutto il paese. 70,300 gli ettari consumati; nel 2022 altri 235.
Dopo Roma gli incrementi maggiori in Regione si sono realizzati a Viterbo con 40,49 ettari e Montalto di Castro sempre nell’Alto Lazio, con 23,14 ettari.
Dal punto di vista “storico” invece Roma è tallonata da Latina e poi da Frosinone. Ma non sono le grandi città quelle che destano le maggiori preoccupazioni: l‘atteggiamento più predatorio si registra nei comuni più piccoli.
Micigliano ha il primato del consumo pro capite con 3.794 metri sprecati. Ed è seguito da altri borghi tutti caricati da mille ettari e più di ettari impermeabilizzati. Da Marcetelli a Vallepietra, nessuno si salva da cemento selvaggio.
I comuni del Lazio dove è maggiore il consumo rispetto alla superficie complessiva, ossia dove vi sono più asfalto e cemento e meno verde, sono Ciampino con il 42,6 per cento, seguito da Anzio con il 35 e da Frosinone con il 29,7%. Roma è più indietro con il 23, 64 %.
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Sebbene il XV Municipio sia quello con minore consumo di suolo e minore densità abitativa al 2021 aveva consumato 2.784 ha (di cui 2.404 in modo irreversibile); consumi avvenuti anche in aree protette e in vicinanza dei corpi idrici. La cementificazione del suolo è ancora più grave del fenomeno del riscaldamento globale. Via di Grottarossa ad esempio da anni è sottoposta ad un impressionante tentativo di urbanizzazione che andrebbe fermato al più presto mettendo sotto tutela tutto ciò che resta.
@Francesco Via di Grottarossa? Ma di che parla scusi? E’ tutta campagna per il 90%, neanche un parcheggio serio attorno all’ospedale, con le auto buttate qua e là pari al terzo mondo, calcoli che lì è comune di Roma e sembra che si sta andando a fare un picnic, non scherziamo, c’è solo da stendere un velo pietoso su queste considerazioni sul consumo di suolo e su voi che commentate senza una logica, mi sa che non le avete mai viste le metropoli seriamente urbanizzate.
Gentile Sig. Fabio mi rendo conto che percorrendo in auto Via di Grottarossa si ha l’impressione che “è tutta campagna al 90%”…nella realtà non è cosi. Basta andare sulle immagini satellitari di Maps per rendersene conto: dalla grandissima area del S.Andrea al nuovo edificio di Medicina e Psicologia; dal centro residenziale in costruzione a ridosso dell’ospedale all’area Conad; dalle costruzioni in Via di Cava Bianca alla lottizzazione di Via Trotula de Ruggiero dove le villette sono arrivate a poche decine di metri dalla bella Torre Molinario. Lei vuol stendere un velo pietoso sulle considerazioni sul consumo di suolo, considerazioni senza logica a dispetto dei dati incontrovertibili? Faccia pure…….
Per quanto mi riguarda (e riguarda forse ogni famiglia con figli piccoli) il mio desiderio non è certo quello di vivere in una città “seriamente urbanizzata”…….anche se il rischio concreto c’è.
Non sai quello che dici.
Via Trotula de Ruggiero e’ una strada campagnola con qualche casetta qua e la.
Pure dalle immagini satellitare si vede chiaramente che la zona ha una densita’ abitativa da paesino di montagna.
Roma deve colmare i vuoti portando servizi, parchi attrezzati, spazi dedicati al commercio, alla cultura e, dove occorre, al residenziale.
A furia di tenere tutti sti spazi vuoti, abbandonati a loro stessi e denominati “riserve naturali” e “aree agricole”, Roma ha preso una forma assurda dove la citta’ si assottiglia lungo le consolari con tentacoli urbanizzati che si vanno a sgretolare nella campagna. In questo modo e’ diventato impossibile portare i servizi di base e quelli di trasporto su ferro a quartieri che altro non sono se non pezzi e pezzetti di una metropoli frantumata in mille pezzi, ognuno dei quali circondato dal vuoto dei campi incolti.
Quello scandaloso è quello che non si vede, altro che campi di calcio come unità di riferimento. Su Monti della Farnesina (e resto vago) ci sono stati una cementificazione e un disboscamento davanti agli occhi di tutti davvero scandalosi. Poi paradossalmente alcuni edifici sono rimessi in vendita (e da qui si capisce che è una speculazione gentile) a 3/4 milioni di euro, immersi nel verde (e te credo). probabilmente il bagno di natura è reso meno fruibile per il surplus di fauna selvatica (i cinghiali stanno tornando), nel frattempo i fruitori delle vie inclusa la francigena rimangono sempre come i cretini pensando a chi è così stolto da ferire un polmone che una volta era funzionante, ma si sa, pecunia non olet.