Quattordici anni di carcere al capobanda, un egiziano. Otto anni e dieci mesi al suo vice. Due anni e otto mesi al vice del vice, egiziano anche lui. Il reato per tutti e tre è traffico e detenzione di sostanze illecite.
Con la stessa accusa, il 9 giugno del 2021 finirono in manette altre 19 persone. Si trattò dell’operazione “Cleopatra”, con la quale le forze dell’ordine sgominarono un traffico di droga svolto davanti al cimitero Flaminio.
A settembre si terrà invece il processo di appello per altre 11 uomini, già sottoposti a processo nell’aprile del 2022 con pene tra i quattro e i quattordici anni di carcere. Fra loro anche un poliziotto e un carabiniere, già condannati a sette anni e due mesi.
L’operazione Cleopatra
Nelle prime ore di martedì 8 giugno 2021, i Carabinieri della Stazione di Prima Porta e della Compagnia Cassia assieme ai Poliziotti del Commissariato Flaminio Nuovo condussero un’operazione congiunta nei confronti di 22 persone delle quali 11 finirono in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 5 sottoposti al divieto di dimora nel comune di Roma con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Tutti furono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine, battezzata “Cleopatra”, era stata avviata nel febbraio 2018 con l’obiettivo di smantellare un’articolata organizzazione criminale costituita prevalentemente da soggetti di origine nord africana (in particolare egiziani) e italiana, al cui vertice vi era un cittadino egiziano. L’organizzazione era dedita allo spaccio di cocaina utilizzando come copertura e base logistica il banco di fiori n.14 posto all’ingresso del cimitero Flaminio, con punte di 400 spacci giornalieri.
Le modalità operative degli spacciatori erano ben collaudate: i “clienti”, infatti, per lo più in auto e senza nemmeno scendere dai mezzi, si avvicinavano a soggetti che apparentemente si occupavano della vendita dei fiori, pagavano il dovuto e ricevevano la quantità di droga richiesta.
I pusher prelevavano la droga dai vasi dei fiori, dall’aiuola adiacente al banco di vendita o dalla boscaglia adiacente la via Flaminia, in corrispondenza del banco dei fiori. Negli orari serali e notturni, i consumatori venivano accompagnati presso la rotatoria della stazione ferroviaria “Montebello” dove, ad attenderli, al di là di una rete metallica e camuffati dalla fitta vegetazione, vi erano altri pusher di turno che consegnavano direttamente lo stupefacente all’acquirente. Per agevolare la vendita, venivano addirittura utilizzate due utilitarie per accompagnare i “clienti” allo spacciatore di turno.
In seguito, questa modalità operativa – anche a causa degli interventi delle Forze di Polizia succedutisi nel tempo – era stato perfezionato utilizzando sempre il banco dei fiori n.14 come base logistica, ma spostando l’attività di spaccio su via Flaminia e sul controviale.
I profitti derivanti dallo spaccio, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, potevano addirittura raggiungere punte di 20 mila euro al giorno, considerando i picchi del weekend. L’organizzazione si avvaleva anche di un poliziotto e di un carabiniere che fornivano informazioni riservate che consentivano alla banda di eludere investigazioni o interventi delle Forze dell’Ordine.
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